Parigi: Cosa sta accadendo dopo lo stupro di un ragazzo da parte della polizia
Pubblichiamo questa testimonianza sulla situazione francese, in questi giorni di proteste dopo la violenza ai danni di un giovane da parte della polizia: la classica goccia che fa traboccare il vaso in un contesto nel quale, lo ricordiamo, lo Stato d’emergenza viene nuovamente prorogato, dopo gli attentati rivendicati da Isis.
Giovedì scorso, nella città periferica di Aulnay-sous-bois, a nord-est di Parigi, un ragazzo di 22 anni, Théo, è stato violentato dalla polizia con un manganello. Ferite fino 10 centimetri di profondità, 60 giorni di prognosi. La risposta da parte del quartiere in cui vive Théo, la cité dei 3000 (o anche Rose-des-Vents) non ha tardato a farsi sentire: fin dalla prima sera degli abitanti si sono ritrovati, scontrandosi con la polizia e bruciando macchine, cassonetti e ristoranti. E’ durata tutto il weekend, lunedì sera compreso; c’è stata anche una marcia diurna e pacifica, con tante famiglie del posto. Intanto, giornalisti e politici si precipitano in massa all’ospedale dove è ricoverato Théo per rendere un simbolico omaggio al ragazzo e raccattare qualche dichiarazione come “gli appelli alla pace” da un poveraccio che se ne dovrà stare due mesi a letto col sedere tumefatto. E intanto però la polizia è sempre lì, a confermare l’ipocrisia di tutto il sedicente pacifismo di chi comanda. E’ lì, e si prepara alla guerra: dei giornalisti indipendenti hanno raccolto testimonianze e foto di spari, cecchini puntati e pallottole. Qualche bossolo è stato ritrovato per terra, gli spari intimidatori verso l’alto sono stati confermati dalla prefettura, giustificati come misura estrema in un momento di difficoltà, quando CRS e gendarmi si sono ritrovati accerchiati da un gruppo di abitanti della cité in rivolta. Nonostante queste dichiarazioni, qualche testimone ha anche sostenuto di aver notato degli spari in direzione della gente.
Il contraccolpo non poteva non arrivare fino a Parigi
Un evento su Facebook martedì mattina, sms che girano, e 500 persone si sono trovate alle 6 a Ménilmontant. Tanta polizia e gendarmi, accerchiano di continuo e bloccano le vie di fuga. Due manif sauvages (manifestazioni “selvagge” Ndr) partono in direzione di Stalingrad e di Gambetta, gli altri si disperdono nel quartiere: corse e rincorse, alla fine ci ritroviamo a giocare a nascondino per più di due ore, continuando a disperderci. L’afflusso di gente davanti alla stazione della metro però è incessante, si sentono le grida “Justice pour Théo!” e “Police, violeurs, assassins!” anche dal parco in cui ci siamo rifugiati con un gruppo di compagni. La piazza ha tenuto tutto la sera nonostante un dispositivo di polizia sempre più massiccio, una delle due manifestazioni spontanee è riuscita ad arrivare fino alla Bastiglia, percorrendo tutto l’undicesimo arrondissement (est di Parigi), coinvolgendo gli abitanti della zona e a bloccando l’accerchiamento della polizia con barricate di cassonetti in fiamme lasciate sul percorso. C’è stato qualche arresto, ma in generale non possiamo certo dire di essercela cavata male.
Mercoledì (oggi), l’appuntamento è stato riproposto: alle 6 a Ménilmontant. Non sono potuto andare, riunione all’università. Ci arrivano notizie da gente che conosciamo, lo scenario è simile a ieri sera: qualche centinaio di persone che urlano, si tengono strette e tengono duro. Nonostante il silenzio imposto dalla polizia, che già qualche giorno fa non si era fatta scrupoli a levare la corrente elettrica e a bloccare tutti gli accessi alla cité di Aulnay durante gli scontri notturni, cominciano ad arrivare altre notizie da giornali indipendenti: la rivolta si è estesa la notte scorsa, di città in città, nella Seine St-Denis (93), cioè il settore nord-est della banlieue parigina. Tanti giovani si sono ritrovati in tanti quartieri, hanno attaccato la polizia con armi artigianali (molotov e mortai), qualche decina di arresti. Impossibile sapere numeri precisi, il coprifuoco ha avuto poche falle a parte qualche testimonianza che vale la pena di trasmettere (la pagina più completa: https://lundi.am/JusticePourTheo-Manifestation-a-Paris-affrontements-dans-les-villes-limitrophes ).
Drammi come quello di Théo sono all’ordine del giorno: non è certo la prima volta che la rabbia esplode a causa della violenza sistematica della polizia, in banlieue come a Parigi; c’è però da dire che quest’ennesima umiliazione ha fatto più rumore delle altre, forse a causa del gesto particolarmente tremendo; per onor della cronaca, ricordiamo che negli ultimi due anni ci sono stati almeno altri due casi di molestie sessuali da parte della polizia su dei ragazzi, a Argenteuil e Drancy. E tutte le uccisioni, da Zyed e Bouna, la cui morte nel 2005 scatenò le rivolte più lunghe e incisive del decennio, durate tre settimane e estese a tutto il territorio francese, a Adama, ucciso durante un controllo sei mesi fa dai gendarmi.
Mentre i media alzano il tiro e ci bombardano di notizie sulle elezioni imminenti di fine aprile, costellate di scandali da parte dei candidati di destra (Fillon e Le Pen) e con una sinistra moderata frazionata che spera di riprendere ossigeno col finto radicalismo del candidato socialista Hamon, stiamo costruendo altri orizzonti: le azioni di boicottaggio alle presidenziali si moltiplicano (saccheggio di locali dei partiti e sabotaggi di conferenze e dibatti), stanno circolando appelli al blocco di licei e università; si respira di nuovo un’aria frizzante, e l’Affaire Théo ha tutte le caratteristiche di essere una buona miccia di innesco.