Perchè in Italia una persona assolta per lotta armata non viene risarcito per ingiusta detenzione?

E’ mai possibile che in Italia nessuna persona accusata e poi assolta di aver fatto parte delle Brigate Rosse o di Prima Linea sia stata risarcita per ingiusta detenzione?

E’ mai possibile che la norma per il risarcimento da ingiusta detenzione non sia mai stata applicata per persone accusate di reati di questo genere?

In un periodo nel quale si parla di errori giudiziari passa pero’ sotto silenzio una ingiustizia profonda e una cultura della repressione che va avanti.

Per le persone accusate ingiustamente di “banda armata”, scatta immediatamente il “dolo e colpa grave”, praticamente  aver favorito il proprio arresto con frequentazioni sbagliate.

Le corti d’appello preposte a stabilire l’eventuale risarcimento per ingiusta detenzione, bocciano tutte le domande che provengono da persone assolte per i reati sopracitati.

Che pensare?

Forse la cultura dell’emergenza non e’ mai finita.
Forse la cultura del sospetto e’ la piu’ forte di tutte.

In questo modo si legalizza e si apre il fronte a tutte le peggiori culture repressive che non hanno nulla a che vedere con la cultura del diritto.

Da trenta anni denuncio questa cosa ma con poco ascolto.

Vietare il risarcimento da ingiusta detenzione per gli accusati e poi assolti di determinati reati e’ prendere a modello per lo stato italiano il giudice americano Webster Thayer che condanno’ a morte Sacco e Vanzetti dichiarando ” questi, benche’ potrebbero non aver effettivamente commesso il reato contestatogli, sono tuttavia moralmente colpevoli, perche’, come anarchici, nemici giurati delle nostre vigenti istituzioni”.

Giulio Petrilli