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Perchè la Francia non deve procedere all’estradizione degli esuli politici italiani

Appello di intelletuali pubblicato sul quotidiano francese Le Monde

Quelle ombre rosse perseguitate da una vendetta di Stato…

Mercoledì 28 aprile, una grande operazione di polizia ha arrestato nove esuli italiani nel quadro di una procedura di estradizione per rinviare 10 uomini e donne in Italia, dove rischiano l’ergastolo. Le 10 persone coinvolte dalla procedura di estradizione, iniziata quel giorno, vivono in Francia dove sono state accolte decenni fa.

Le vite sono state ricostruite, le famiglie fondate, protette dal rifiuto di principio della Francia di rispondere alle richieste di estradizione degli attivisti politici. In Corte d’appello, la giustizia francese ha deciso diversi gradi di libertà vigilata in attesa delle udienze previste a giugno per ciascuno di loro davanti alla Camera istruttoria per esaminare la richiesta di estradizione in Italia.

Arrestare persone in esilio quarant’anni dopo è una vergogna per l’immagine internazionale della Francia, in totale contraddizione con i valori universali che dice di difendere. Queste persone in esilio in Francia vi avevano trovato una fragile protezione contro la repressione e la giustizia d’eccezione che allora imperversava nel loro paese.

A partire dalla fine degli anni ‘70, diverse centinaia di italiani ricercati dalla giustizia del loro paese sono fuggiti in Francia, dove alcuni si sono stabiliti. L’Italia era alla fine di un decennio di scontri politici e sociali su vasta scala, a volte con grande violenza.

Dall’attentato neofascista di Piazza Fontana a Milano nel dicembre 1969 a quello alla stazione di Bologna nell’agosto 1980, due terzi dei 362 omicidi attribuiti ai militanti di estrema sinistra dal ministro della giustizia francese Eric Dupond-Moretti, sono stati commessi dall’estrema destra, abile in attacchi indiscriminati che hanno ucciso decine di persone in luoghi pubblici.

Questa estrema destra, le cui ramificazioni nell’apparato statale sono ormai provate, è stata perseguita solo marginalmente.

I presunti reati risalgono a più di 40 anni fa. Le persone interessate sono state processate e condannate in Italia in condizioni di repressione feroce e di massa (60.000 processi, 6.000 prigionieri politici), segnate da numerose incarcerazioni senza condanna, basate su indagini aleatorie.

Marina Petrella [tra gli arrestati del 28 aprile], per esempio, ha passato otto anni in detenzione preventiva in Italia. Le procedure utilizzate per imporre le condanne sono state considerate all’epoca incompatibili con i principi dello stato di diritto francese. In quel periodo, infatti, fu messo in atto in Italia un arsenale di legislazione eccezionale, diretto soprattutto contro l’estrema sinistra.

La Legge Reale del 1975 e i decreti legge del 1978, 1979 e 1980 hanno rafforzato i poteri della polizia, aumentato le pene e militarizzato la lotta al terrorismo. Il sistema del pentimento permetteva la remissione della pena agli imputati che denunciavano altre persone. È nel quadro di queste leggi e sulla base di tali dichiarazioni che sono state pronunciate molte condanne.

Questa legislazione eccezionale, denunciata da Amnesty International e da altre organizzazioni per i diritti umani, è stata alla base della decisione della Francia di non estradare le persone che si erano rifugiate sul suo territorio, a condizione che abbandonassero ogni attività illegale.

Non solo nessuno di loro è stato coinvolto in alcun atto legalmente riprovevole dal loro arrivo in Francia, ma hanno dovuto ricostruire le loro vite nella precarietà permanente dell’esilio, senza lo status legale di rifugiati politici. Eppure, hanno trovato i mezzi per investire se stessi nella loro vita professionale ma anche nella vita sociale e culturale…

Inoltre, stiamo parlando di persone ormai anziane, tutte vicine ai 70 anni, delle quali non si può far credere che rappresentino un pericolo per qualcuno. D’altra parte, nulla è cambiato nel diritto italiano negli ultimi quarant’anni. Al contrario, lo Stato italiano ha ulteriormente degradato i diritti della difesa.

Invertendo questa decisione, il governo francese sta attuando un accordo fatto su una lista nominativa con Matteo Salvini, il leader di estrema destra, quando era ministro dell’interno. È stato quest’ultimo ad ottenere nel 2019 l’estradizione di Cesare Battisti, rifugiato in Bolivia.

Il rifiuto di qualsiasi amnistia, a volte mezzo secolo dopo il fatto, è scioccante, quando è stata concessa a fascisti e collaboratori subito dopo la guerra (legge del 1944 e amnistia di Togliatti del 1946).

Ma concedere l’amnistia significherebbe riconoscere la natura politica del conflitto che ha scosso l’Italia in quegli anni, e smettere di trattare gli attivisti politici come delinquenti, o addirittura mafiosi.

Per cancellare dalla memoria e dalla storia dieci anni di lotte sociali e operaie, ribattezzati gli anni di piombo, lo Stato italiano, senza alcun riguardo per l’umanità, vuole far morire uomini e donne in carcere mezzo secolo dopo il fatto.

Questa operazione di estradizione, negoziata tra i due stati, è stata chiamata Ombre rosse. L’ostinato desiderio di vendetta di Stato che il governo italiano sta riattivando si incontra ora con la strategia ultra-securitaria del governo francese, che sta mettendo in atto una legislazione liberticida.

Accogliendo questa richiesta di estradizione per la prima volta collettivamente, lo Stato francese non solo sarebbe complice di questa operazione di riscrittura della Storia, ma farebbe un altro passo sul suo territorio verso la criminalizzazione di coloro che si oppongono al potere in nome della lotta al terrorismo.

Dopo la richiesta dell’Italia, saranno soddisfatte anche le richieste dei regimi antidemocratici di estrema destra in America Latina, Africa, Asia o Medio Oriente, e ora anche in Europa? E come possiamo assicurare agli esuli politici che il governo francese non li estraderà per motivi geopolitici di buon vicinato?

Per noi, gli esuli italiani non sono ombre, ma donne e uomini inseguiti da una vendetta di Stato senza limiti, che hanno pagato caro il diritto di vivere dove hanno ricostruito la loro vita per quarant’anni. Per questo chiediamo la loro totale libertà, la sospensione dell’estradizione e la fine delle persecuzioni giudiziarie.

 da  Le Monde

la lista completa dei firmatari è disponibile qui.