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Perché per la Germania sostenere Israele è così importante

Un rapporto completo recentemente pubblicato da Forensis fornisce ulteriori approfondimenti significativi sulle esportazioni di armi passate, attuali e potenziali future dalla Germania a Israele.

Lunedì 8 aprile è iniziato alla Corte internazionale di giustizia, il più importante tribunale dell’ONU, un procedimento intentato dal Nicaragua contro la Germania, che è stata accusata di stare aiutando Israele a compiere un genocidio contro i palestinesi della Striscia di Gaza tramite la vendita di armi ed equipaggiamento militare.

Martedì 9 aprile la Germania ha presentato gli argomenti della sua difesa, che da un lato hanno cercato di smontare le accuse nel merito, ma dall’altro hanno anche presentato il sostegno tedesco a Israele come una “missione” che va oltre la politica: «La nostra storia è la ragione per cui la sicurezza di Israele è stata al centro della politica estera della Germania», ha detto Tania von Uslar-Gleichen, una delle avvocate che difende il paese davanti alla Corte.

La Germania è il secondo maggior fornitore di armi a Israele, dopo gli Stati Uniti. Secondo i dati del SIPRI, l’Istituto per le ricerche sulla pace di Stoccolma, nell’ultimo decennio (2013–2023) la Germania ha fornito il 29,7 per cento delle armi comprate da Israele. Il primo fornitore (65,6 per cento) sono gli Stati Uniti; il terzo è l’Italia, con il 4,7 per cento delle vendite.

Secondo l’accusa, la Germania starebbe «facilitando un genocidio» attraverso l’invio di attrezzature militari e la sospensione dei finanziamenti all’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (la Germania, in realtà, dopo una sospensione totale ha ripreso gli aiuti all’UNRWA, ma soltanto per le aree che non riguardano la Striscia di Gaza, dopo che un piccolo numero di dipendenti dell’UNRWA era stato accusato di far parte di Hamas).

Il Nicaragua – che sostiene da sempre la causa palestinese per via di legami storici tra i gruppi sandinisti attualmente al governo nel paese e i gruppi di lotta armata palestinese – ha accusato la Germania di violare sia la cosiddetta Convenzione sul genocidio, un trattato internazionale approvato dall’Assemblea generale dell’ONU nel 1948, sia le convenzioni di Ginevra, cioè i trattati internazionali su cui si basa il diritto internazionale umanitario. L’accusa ha chiesto alla Corte di imporre delle misure d’emergenza nei confronti della Germania per impedirle di continuare a fornire armi a Israele. Una decisione sulle misure d’emergenza (che sono diverse da una sentenza definitiva) dovrebbe arrivare nel giro di qualche settimana.

La difesa della Germania si basa su due elementi principali. Il primo è stato quello di cercare di smontare in maniera puntuale le accuse del Nicaragua, sostenendo che, dall’inizio della guerra, le vendite di armi a Israele hanno riguardato quasi esclusivamente equipaggiamento militare e armi difensive, non letali. Christian Tams, un altro degli avvocati della Germania, ha detto che il 98% delle esportazioni di armi verso Israele avvenute dopo il 7 ottobre 2023 riguardava equipaggiamenti generici come giubbotti, elmetti e binocoli. Solo in quattro casi sarebbero state esportate armi, ma in tre di questi si sarebbe trattato di armi non utilizzabili in combattimento e destinate alle esercitazioni.

Inoltre, sempre secondo la difesa, nel 2024 la Germania è stata uno dei principali donatori di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza, pur avendo parzialmente interrotto i finanziamenti all’UNRWA.

Il secondo elemento della difesa tedesca riguarda il fatto che la Germania percepisce come un dovere storico, dopo la Shoah, sostenere lo stato di Israele, pur rimanendo nel rispetto del diritto internazionale. Per la Germania, dopo la Seconda guerra mondiale, il sostegno a Israele è diventato una Staatsräson, parola che può essere tradotta come “ragione di stato” o “interesse nazionale”.

Questo sostegno è uno degli elementi centrali della politica estera e per certi versi anche dell’identità tedesca moderna. Mentre in Occidente la questione israelo-palestinese assume spesso connotazioni politiche, in cui la sinistra tende a identificarsi di più con le posizioni della causa palestinese, in Germania il sostegno a Israele è trasversale: la rielaborazione collettiva delle colpe tedesche nello sterminio degli ebrei ha fatto sì che oggi, a livello istituzionale e politico ma non solo, la sinistra tedesca sia più nettamente schierata in difesa di Israele rispetto agli altri paesi europei.

Soltanto negli ultimi mesi, man mano che il numero delle persone uccise dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza (sono più di 33 mila, secondo il ministero della Salute della Striscia) e il livello di sofferenza inflitto sui palestinesi aumentava, l’opinione pubblica ha cominciato ad adottare punti di vista più severi nei confronti di Israele: in un sondaggio di marzo quasi il 70 per cento della popolazione ha detto che le azioni militari di Israele nella Striscia non sono giustificate.

La causa del Nicaragua contro la Germania è il terzo procedimento che riguarda Israele e che viene portato davanti alla Corte internazionale di giustizia dall’inizio dell’anno. Da gennaio la Corte sta valutando una denuncia del Sudafrica secondo cui Israele sta compiendo genocidio contro il popolo palestinese, e a febbraio ha iniziato a discutere un altro caso riguardante le conseguenze legali dell’occupazione da parte di Israele della Cisgiordania e di Gerusalemme est. Le sentenze sono comunque attese tra mesi, se non anni. (da il post)

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