Il pestaggio mortale di Stefano Cucchi, raccontato dal “di dentro”
- giugno 13, 2018
- in malapolizia
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La testimonianza di ex coniuge può essere ruvida, ma quanto ha riferito nell’aula del processo per la morte di Stefano Cucchi la ex moglie di uno dei carabinieri accusato dell’omicidio, illumina “da dentro” un mondo: quello degli uomini delle forze dell’ordine. “Lui con la divisa si sentiva come Rambo. Diventava aggressivo” ha detto la signora Anna Carino, la ex moglie del carabiniere Raffaele D’Alessandro, davanti ai giudici del tribunale di Roma nell’ambito del processo bis per la morte di Stefano Cucchi in cui sono imputati oltre al militare anche i suoi colleghi Alessio Di Bernardo, Francesco Tedesco, Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini.
La signora Carino, chiamata a testimoniare, ha ricordato in aula tutto il rapporto il suo ex marito, ma non è questo il dato che ci preme sottolineare, piuttosto è il suo racconto sul contesto dei fatti che portarono alla morte violenta di Stefano Cucchi mentre era nelle “mani degli apparati dello Stato”.
In occasione di un servizio tv su Cucchi D’Alessandro avrebbe confessato alla moglie ‘Quante gliene ne abbiamo date’. “Me lo disse in dialetto. Dopo alcuni mesi ricevette una convocazione e mi aggiunge che anche altri erano stati pestati da lui ed altri, specie extracomunitari”. Comunque Cucchi veniva ritenuto “ un drogato di merda” – ha continuato la Carino usando le parole dell’ex consorte – “mi raccontò di un calcio e della caduta che venne provocata”.
La storia della morte del giovane romano arrestato per spaccio di droga provocava divertimento in D’Alessandro. “Non era certo preoccupato sino a quando non ricevette la lettera”. Poi sempre rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò ha detto: “Quando venni convocata dai magistrati avevo paura. Lui, in seguito alla separazione, aveva avuto reazioni violente. Faceva continue telefonate, minacce, atteggiamenti intimidatori. Litigavamo tantissimo”. Sembra quasi di veder scorrere le pagine della storia narrata nel libro “Un giorno perfetto” di Melania G. Mazzucco.
Il processo vede imputati cinque carabinieri in relazione alla morte di Stefano Cucchi avvenuta a Roma il 22 ottobre del 2009 mentre era stato prima fermato e poi arrestato dai carabinieri.
I militari dell’Arma coinvolti sono Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, accusati di omicidio preterintenzionale e di abuso di autorità. Tedesco è accusato anche di falso e calunnia Roberto Mandolini, mentre della sola calunnia risponde Vincenzo Nicolardi.
Federico Rucco
da contropiano