Menu

A Piacenza la caserma degli orrori

E’ nell’occhio del ciclone la vicenda della caserma dei Carabinieri Levante di Piacenza ma di tanto in tanto appaiono delle notizie sentinella su condotte illecite quando non criminali delle forze di polizia, in genere PS o Carabinieri. Di solito compaiono titoloni sui giornali per un paio di giorni, di massima una interpretazione automatica in due versioni standard o si tratta di una enfatizzazione poco consistente oppure si tratta di una questione di male marce.

Ma cosa accadeva nella caserma di Piacenza? E’ qualcosa dai contorni ancora non ben definiti, ma per quello che si è saputo c’è uno scenario pesantissimo. “Non c’è stato quasi nulla in quella caserma di lecito”, ha detto il procuratore capo di Piacenza, Grazia Pradella. I reati contestati, a vario titolo, sono: “traffico e spaccio di sostanze stupefacenti ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali aggravate, peculato, abuso di ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici connessa ad arresti completamente falsati, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata e truffa ai danni dello Stato”. “Sono una serie di reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’Arma dei carabinieri”, ha dichiarato il magistrato.

Il Procuratore Pradella ha fornito in sede di conferenza stampa dei particolari agghiaccianti “Abbiamo poi il rilascio di false attestazioni da parte del pubblico ufficiale finalizzata al trasporto dello stupefacente in periodo covid. Non se lo merita l’Arma ma non se lo merita neanche la città di PIACENZA, la città stava contando i suoi morti e questo signore firma e controfirma una autocertificazione per permettere allo spacciatore di muoversi verso la Lombardia per procacciarsi lo stupefacente dicendo se ti fermano fai vedere che sei stato già controllato dai carabinieri della caserma e ci mette il timbro”.

Tra i reati contestati ai sette carabinieri della caserma Levante di Piacenza ci sono le lesioni personali e la tortura. Vittime di brutali pestaggi erano, secondo gli inquirenti, soprattutto gli spacciatori che non volevano collaborare ed entrare nella rete clandestina di gestione della droga nel quartiere che, secondo le accuse, i militari avevano creato. Per supportare questa accusa è stata mostrata la fotografia di una persona, a terra ammanettata e piena di sangue. Gli inquirenti affermano che era stato pestato brutalmente dentro alla caserma per non aver voluto rivelare dove si trovava un ingente quantitativo di droga sul quale i carabinieri avrebbero voluto mettere le mani. Dalle intercettazioni ambientali i militari, dopo il pestaggio, si evince che cercano della carta per pulirlo dal sangue che aveva addosso.

Da ultimo, nel corso dell’operazione sono stati sequestrati una villa con piscina, degli automezzi e numerosi conti correnti. “Le indagini patrimoniali hanno evidenziato un tenore di vita che mai avrebbe potuto essere appartenente all’Arma dei carabinieri” ha infine detto la pm Grazia Pradella. Ad un appuntato è stata sequestrata una villa con piscina e svariati conti correnti, nonostante non pagasse gli alimenti alla ex moglie.

Insomma, nel Piacentino si trovava una sorta di feudo autonomo a metà tra una dittatura latinoamericana e una enclave dei narcos.

All’inizio dell’articolo abbiamo parlato di notizie sentinella, ma sentinella di cosa se non di un disagio/malessere che cova da anni. A parte le tesi negazioniste francamente di stampo fascistoide, il melamarcismo oltre a essere falso è anche un alibi fuorviante, per una serie di motivi che proviamo ad individuare. Il reclutamento negli ultimi anni di persone che sovente sono state impegnate nei ruoli di guerra nelle missioni internazionali ha consegnato alle forze di polizie una serie di persone che sono state addestrate ad altro, non certo per esempio ai compiti investigativi o al contenimento soft dell’ordine pubblico. D’altra parte la agibilità concessa, o comunque tollerata, ad alcuni colleghi, talvolta con coperture parasindacali o di corpo, di propagandare le loro concioni contro “negri e zecche” alla lunga ha portato conseguenze devastanti. Anche la presenza di non pochi agenti delle forze di polizia che arrotondano lo stipendio con servizi di guardiania o di autista contribuisce non poco alla emulazione di comportamenti illeciti. Pure l’esistenza non poco diffusa di tenori di vita strani di colleghi, con auto e immobili improbabili, rinfocola scivolamenti verso l’illegalità. Sembra un po’ grottesca sui media tutti i giorni l’attenzione alle spese per non cadere in contraddizione con gli spesometri e con l’UIF e poi vedere sfrecciare carabinieri o poliziotti anche giovani con Audi TT e simili, sembra che quasi come nelle satrapie orientali per loro non ci siano controlli da parte di nessuno, Agenzia delle Entrate, Gdf, servizi ispettivi interni dell’Arma….

Nella attesa di una presa d’atto nazionale per una impostazione risolutiva, pena il cancro della nostra democrazia, del malessere e delle contraddizioni torbide nelle forze di polizia, tornando al caso specifico di Piacenza si pongono però delle questioni impellenti.

1) Le indagini che hanno portato agli arresti dei CC hanno avuto nuova linfa dal neonominato procuratore Grazia Pradella, ma nel passato non era emerso proprio nulla sulla caserma degli orrori e sul comandante di compagnia?

2) il comandante provinciale dei CC di Piacenza nulla rilevava, andava tutto proprio bene madame la marquise?

3) ancora a molte ore di distanza non sono usciti i nomi degli arrestati, solo qualche iniziale di nome e cognome. Cosa veramente inusuale in Italia: negli arresti di un qualche peso i nomi escono subito sulle agenzie. Cosa è, una nuova tutela a partire da oggi della privacy? O si tratta di persone che devono essere coperte per un qualche strano motivo?

4) last but not least, ma nella città di Piacenza nessuno nella società civile, nei movimenti, nessuno sui media o sui social aveva mai notato nulla sulla caserma degli orrori? Se così fosse la situazione sarebbe ancora più tetra.

Mephisto

Comments ( 1 )

  • matteo

    Lungi da essere solo un episodio, un’eccezione, questi fatti ancora una volta sono a testimoniare il vero lato della gestione della “giustizia”. Le Forze dell’Ordine da sempre omaggiate e riverite su tutti i media e da tutti gli schieramenti politici, con una retorica disgustosa e nauseante, mostrano il loro lato oscuro.Quello che è successo a Piacenza non è, ripeto, un’escrescenza mostruosa su un corpo sano ma è una possibilità molto concreta di un’apparato autoritario, destinata a ripetersi. Non da ultimo c’è da domandarsi quanti abusi e violenze vengono ripetutamente coperte se i soli fatti che escono alla luce del sole sono di questa entità e portata. D’altronde si sa “nei secoli fedeli”…alle barbarie e alle viltà.