Oltre 200 poliziotti hanno blindato sabato 14 novembre il centro di Pisa per permettere a quaranta leghisti provenienti da fuori di manifestare in città. Non sono bastati tutti questi agenti a contenere lo sdegno di una città che non ha accettato la militarizzazione delle proprie piazze e strade in difesa dell’esplicita provocazione di una realtà inesistente sul territorio. Un concentramento di diverse centinaia di manifestanti determinati a respingere la Lega si è ritrovato alle 13 in piazza Garibaldi, a poche centinaia di metri da piazza Cairoli, luogo del ritrovo del Movimento Giovani Padani, sigla promotrice su scala nazionale dell’odierna calata su Pisa. Forte delle lotte degli ultimi mesi nelle scuole, nelle università e nei quartieri un pezzo significativo di città, espressione di una reale opposizione alle politiche di governo a guida Partito Democratico, è sceso in piazza per respingere la Lega e garantire a chi vive la città l’unica possibile agibilità democratica in quadro di corruzione dilagante: quella delle lotte.
Nella giornata di venerdi infatti diverse decine di famiglie sotto sfratto e di abitanti del quartiere di Sant’Ermete avevano deciso di occupare il comune per chiedere conto delle esclusioni dalle nuove graduotrie ERP e per rivendicare in favore dei pezzi di città più svantaggiati il credito di 5 milioni di euro di tasse evasi dal costruttore Bulgarella. Nessun dialogo, nessuno spiraglio. Il sindaco ha ordinato lo sgombero del comune e così, dopo una resistenza durata per ore, anche la lotta per la casa si è riversata quest’oggi in piazza contro la Lega, non accettando che le tensioni sociali prodotte a colpi di corruzione da chi comanda in città – Partito Democratico e imprenditori del mattone – vengano scaricate verso il basso in una guerra tra poveri fatta di razzismo ed esclusione sociale.
La manifestazione, ricca di uno spaccato sociale complesso, popolata da giovani e abitanti dei quartieri popolari, si è mossa in corteo circondando la zona rossa allestita dalla questura in difesa dei leghisti. Obiettivo riprendersi la città e respingere la Lega come è stato fatto ogni qualvolta il partito di Salvini ha provato ad affacciarsi a Pisa negli ultimi mesi. Per sponsorizzare l’appuntamento l’esponente locale del partito aveva nei giorni precedenti anche annunciato la presenza di Salvini a Pisa; promessa per la terza volta di fila disattesa dal leader del Carroccio. Il primo varco verso piazza Cairoli, da piazza Garibaldi, è superato dai manifestanti che si sono portati sul lato opposto del lungarno Mediceo passando per il centro città. Qui, tornando sull’arno per via Santa Marta, tra il lungarno e il ponte della Fortezza, la polizia schierata ha impedito al corteo di avanzare. I manifestanti hanno preteso a spinta di potersi muovere in città. Una prima carica da parte della polizia non ha allontanato il corteo che, pretendendo di tornare sul lungarno, si è riavvicinato al blocco di polizia. Lanci di ortaggi e uova all’indirizzo dei leghisti hanno colpito gli agenti. Una nuova carica è partita spezzando momentaneamente il corteo che si è immediatamente ricompattato. Diversi i contusi tra i manifestanti che però sono ripartiti in corteo attraversando il ponte e portandosi sul lungarno opposto a quello dei leghisti. Il corteo è proseguito ingrossandosi e tornando in piazza Garibaldi per riunirsi in assemblea sotto il comune. Qui un’importante assemblea ha saputo riportare al centro i temi delle lotte che, proprio perché in autonomia si organizzano contro il governo della città e la sua corruzione, oggi hanno deciso di non accettare la provocazione della Lega, le sue distruzione e la militarizzazione di Pisa.
Il dispositivo di polizia in difesa dei leghisti ha confermato come la formazione di Salvini sia un corpo estraneo a Pisa, di come la Lega sia costretta a ricorrere a una chiamata nazionale per presentarsi in questo territorio opponendosi alle lotte e di come questa ostilità e la paura del conflitto rivolto verso l’altro sia l’elemento di continuità tra Lega e Partito Democratico.