Sembrava un tranquillo corteo di lavoratori, quello iniziato attorno alle 9,45 davanti ai cancelli Tenaris Dalmine e diretto verso l’ex Statale 525 e poi verso l’autostrada. Un corteo condiviso da Cgil, Cisl e Uil, con le rispettive federazioni metal meccaniche Fiom, Fim e Uilm, e con i segretari schierati in prima fila.
C’erano Ferdinando Piccinini, della Cisl, Luigi Bresciani, Cgil, Fernando Uliano, della Fim e Mirco Rota (Fiom). Bandiere e cori di protesta, contro il piano industriale Tenaris che prevede esuberi per 836 persone solo negli stabilimenti di Dalmine e Costa Volpino. Trecento persone in tutto, in mezzo al traffico.
Tutto ha rischiato di degenerare attorno alle 10,15, al rondò nei pressi del casello dell’A4. La polizia ha imposto un blocco, per impedire che la manifestazione si spostasse verso il casello. Dieci minuti di blocco, senza lasciarsi scappare alcuni lavoratori che hanno tentato comunque di passare oltre. Sono volate manganellate, un paio di operai sono finiti sulla piccola striscia d’erba tra la carreggiata e la recinzione della proprietà Lombardini, dove qualche manganellata è arrivata ancora.
La tensione è terminata nel giro di dieci minuti, quando il blocco della polizia si è sciolto e il corteo ha potuto proseguire verso il casello. Lo stop è stato poi imposto dalle forze dell’ordine proprio all’ingresso dell’autostrada. Lì le ripetute richieste di poter entrare sulle carreggiate dell’A4 (da parte della Fiom, della Fim e di rappresentanti di Rifondazione Comunista) non sono state accolte. Il corteo si è fermato.
Dalle 10 in poi la circolazione della zona è andata completamente in tilt: chiuso il casello di Dalmine in entrata e in uscita e, al ritorno del corteo, anche il rondò tra la Villa d’Almè-Dalmine e l’ex statale 525 è stato chiuso, con lunghe code sulle strade. Il corteo si è quindi spostato, solo attorno alle 11,30, davanti al Comune di Dalmine.
Sui fatti di Dalmine la questura di Bergamo ha voluto precisare che “non ci sono state nè cariche, nè l’uso di manganelli (ma nelle foto si vede qualcosa di diverso, ndr) o di lacrimogeni per contenere la protesta che, ottenuto l’accesso attraverso il cordone, ha raggiunto il casello autostradale”.
Altre le versioni dei sindacalisti, ad esempio di Luigi Bresciani, segretario generale Cgil Bergamo: “Trovo incomprensibili certi atteggiamenti tenuti oggi dalle forze dell’ordine, in particolare nei momenti in cui hanno tentato di vietare agli operai di avvicinarsi al casello autostradale. Ero presente, ho visto due operai colpiti. Questo clima non aiuta, soprattutto perchè le forse dell’ordine devono rendersi conto che saremo di fronte nei prossimi mesi a sicure tensioni sociali. Le proteste è probabile che aumenteranno e per questo invitiamo tutti alla calma, consci dei disagi che certe forme di lotta possono creare”.
“Non si risponde con le manganellate ai lavoratori della Tenaris Dalmine che manifestano per il loro posto di lavoro. L’atteggiamento tenuto questa mattina dalle forze dell’ordine, in ossequio agli ordini del ministro degli Interni Maroni, è semplicemente scandaloso” è quando dichiarano Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc, e Ezio Locatelli, segretario provinciale del Prc-Se di Bergamo.
C’erano Ferdinando Piccinini, della Cisl, Luigi Bresciani, Cgil, Fernando Uliano, della Fim e Mirco Rota (Fiom). Bandiere e cori di protesta, contro il piano industriale Tenaris che prevede esuberi per 836 persone solo negli stabilimenti di Dalmine e Costa Volpino. Trecento persone in tutto, in mezzo al traffico.
Tutto ha rischiato di degenerare attorno alle 10,15, al rondò nei pressi del casello dell’A4. La polizia ha imposto un blocco, per impedire che la manifestazione si spostasse verso il casello. Dieci minuti di blocco, senza lasciarsi scappare alcuni lavoratori che hanno tentato comunque di passare oltre. Sono volate manganellate, un paio di operai sono finiti sulla piccola striscia d’erba tra la carreggiata e la recinzione della proprietà Lombardini, dove qualche manganellata è arrivata ancora.
La tensione è terminata nel giro di dieci minuti, quando il blocco della polizia si è sciolto e il corteo ha potuto proseguire verso il casello. Lo stop è stato poi imposto dalle forze dell’ordine proprio all’ingresso dell’autostrada. Lì le ripetute richieste di poter entrare sulle carreggiate dell’A4 (da parte della Fiom, della Fim e di rappresentanti di Rifondazione Comunista) non sono state accolte. Il corteo si è fermato.
Dalle 10 in poi la circolazione della zona è andata completamente in tilt: chiuso il casello di Dalmine in entrata e in uscita e, al ritorno del corteo, anche il rondò tra la Villa d’Almè-Dalmine e l’ex statale 525 è stato chiuso, con lunghe code sulle strade. Il corteo si è quindi spostato, solo attorno alle 11,30, davanti al Comune di Dalmine.
Sui fatti di Dalmine la questura di Bergamo ha voluto precisare che “non ci sono state nè cariche, nè l’uso di manganelli (ma nelle foto si vede qualcosa di diverso, ndr) o di lacrimogeni per contenere la protesta che, ottenuto l’accesso attraverso il cordone, ha raggiunto il casello autostradale”.
Altre le versioni dei sindacalisti, ad esempio di Luigi Bresciani, segretario generale Cgil Bergamo: “Trovo incomprensibili certi atteggiamenti tenuti oggi dalle forze dell’ordine, in particolare nei momenti in cui hanno tentato di vietare agli operai di avvicinarsi al casello autostradale. Ero presente, ho visto due operai colpiti. Questo clima non aiuta, soprattutto perchè le forse dell’ordine devono rendersi conto che saremo di fronte nei prossimi mesi a sicure tensioni sociali. Le proteste è probabile che aumenteranno e per questo invitiamo tutti alla calma, consci dei disagi che certe forme di lotta possono creare”.
“Non si risponde con le manganellate ai lavoratori della Tenaris Dalmine che manifestano per il loro posto di lavoro. L’atteggiamento tenuto questa mattina dalle forze dell’ordine, in ossequio agli ordini del ministro degli Interni Maroni, è semplicemente scandaloso” è quando dichiarano Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc, e Ezio Locatelli, segretario provinciale del Prc-Se di Bergamo.
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