Primo maggio di lotta: scontri a Parigi, proteste a Istanbul, arresti a Teheran
La festa del Primo Maggio è stata segnata da proteste e scontri in diverse capitali del mondo.
In una fase segnata in gran parte da stagnazione economica, “guerre” commerciali e politiche finanziarie restrittive, resiste – in ogni parte del mondo – un corpo sociale vivo. Lavoratori e lavoratrici, precari/e, disoccupati/e, studenti e studentesse che non arretrano di fronte alla restrizione generalizzata di diritti, all’esproprio continuo di ricchezza sociale, al saccheggio dei beni comuni e dell’ambiente. La vita continua a ribellarsi al capitale, e non importa se questo indossi la maschera del neo-liberismo o quella del protezionismo.
Anche quest’anno è stato un “primo maggio” globale, in cui milioni di persone sono scese in piazza in tutto il mondo. La più attesa delle manifestazioni europee era senza dubbio quella parigina, nel solco di un movimento sociale che da un mese rompe gli argini, sui binari, nelle università, davanti agli uffici postali e ai centri della logistica. In Francia questa giornata arriva al culmine di un mese di mobilitazione, il cui bilancio è ancora difficile da redigere. Il dato certo è che, nonostante lo sgonfiamento dei tassi di sciopero nel settore ferroviario e lo sgombero di importanti occupazioni universitarie, la crisi sociale che scuote il governo Macron è tutt’altro che pacificata.
A Parigi ne è una prova la gabbia militare entro cui la Prefettura ha deciso di rinchiudere la manifestazione. Il prefetto Delpuech ha disposto perquisizioni lungo tutti i punti di accesso all’itinerario del corteo, attorno al quale si struttura l’intero dispositivo: il breve percorso che va da Bastille a Place d’Italie è scandito, a partire dal ponte d’Austerlitz, da grandi pareti in ferro per chiudere le vie di fuga, numerosi idranti e centinaia di unità di CRS. Il comunicato della Prefettura ha fatto inoltre riferimento a procedure giudiziarie immediate per gli “estremisti”, per i quali un sistema di videosorveglianza è stato disposto lungo il percorso.
Non è una novità, nella capitale francese, che le misure securitarie abbiano come primo obiettivo la dissuasione dal manifestare, perché scendere in piazza oggi significa entrare in una prigione a cielo aperto. Dagli attentati del novembre 2015, e in seguito con la normalizzazione dello stato di emergenza, la spazio urbano e la vita politica extra-parlamentare sono militarizzate e offerti in giudizio alle Prefetture. Per questo, la risposta di piazza di oggi ha confermato con particolare forza che c’è un movimento disposto a sfidare a testa alta il bonapartismo del Presidente. A cinquant’anni da quel maggio di rivolta del ’68, le forze sociali in campo sembrano voler rilanciare senza ambiguità, e innescare una nuova ondata di mobilitazione dopo un aprile già caldo.
Gli scontri sono iniziati subito dopo la partenza del corteo da Place de la Bastille. Mezzi blindati hanno bloccato il passaggio impedendo al corteo di procedere lungo boulevard de l’Hôpital verso Place d’Italie. All’entrata della gare d’Austerlitz, le forze dell’ordine ricorrono a un fitto lancio di lacrimogeni, con un attacco smisurato e rischiosissimo, soprattutto a causa della compressione dei corpi in cerca di un angolo per respirare. Dopo l’attacco in piena folla, il corteo è indietreggiato dividendosi in due parti, lungo la riva e sul ponte, dove la polizia ha continuato a lanciare lacrimogeni contro sindacati e testa del corteo. Una parte del corteo ha proceduto la marcia lungo il quai.
In seguito, il corteo si è frammentato, diventando mobile. Il corpo sindacale ha risalito boulevard de Bastille per poi riprendere verso Place d’Italie. Nel mentre diversi scontri si sono avvicendati nei pressi di Place de la Bastille e à rue de Bercy, così come a Ledru-Rollin. L’esito preannunciato dall’enorme dispositivo militare è stato confermato dai fatti: dopo pochi minuti di marcia la pioggia di lacrimogeni a tutto campo ha impedito lo svolgimento previsto del corteo.
Secondo la Prefettura sono 200 i manifestanti in stato di fermo in diversi commissariati di Parigi. Mentre scriviamo sono ancora in corso due accerchiamenti nei pressi di Bastille. Una trentina di manifestanti è circondata dalla polizia al Jardin des Plantes. Diversi i feriti. Nel frattempo decine di CRS occupano la Place de la Contrescarpe, nel quartiere latino, dove era previsto un concentramento alle 19. La giornata di mobilitazione continua in serata.
Scontri anche a Istanbul. Qui, nei giorni scorsi le autorità turche hanno vietato piazza Taksim per lo svolgimento della manifestazione, indetta da diverse sigle sindacali. Una manifestazione che, negli anni scorsi, spesso si è trasformata in una dura contestazione al governo Erdogan Ai sindacati è stata concessa una piazza a Maltepe, nella sponda asiatica della città. Nonostante le prescrizioni e il transennamento della piazza, in centinaia si sono riversati nelle strade del quartiere Besiktas e, al grido di «Taksim Namustur» (letteralmente «Taksim è onore»), hanno provato ad avvicinarsi a piazza Taksim. La polizia è intervenuta con violente cariche e arresti. Diverse fonti parlano di oltre 60 persone fermate.
Anche a Teheran migliaia di iraniani non hanno avuto paura di sfidare il divieto di protesta imposto in occasione della giornata internazionale dei lavoratori. Di fronte ai cancelli del Parlamento, dove si è svolto un raduno ‘fuorilegge’, la polizia ha arrestato 6 persone. “Lunga vita ai lavoratori” e “Abbasso gli oppressori” sono alcune delle scritte comparse sui cartelli sorretti dai manifestanti.
Ad Atene migliaia in piazza e scontri con la polizia nel corso del corteo, conclusosi a Piazza Syntagma.
A Berlino – dove la giornata coincide con l’anniversario della capitolazione del nazismo – sono scese in piazza oltre 10 mila persone. Tantissime le bandiere curde e i cartelli di solidarietà alla resistenza di Afrin e del Rojava. La polizia ha bloccato i manifestanti prima dell’arrivo in piazza, spezzando il corteo in due. Ci sono stati diversi momenti di tensione.
Corteo anticapitalista anche a Vienna ed in altre città austriache. Precari e studenti in piazza a Malmö, in Svezia.
Molte le manifestazioni anche negli Stati Uniti, tra le quali un imponente corteo di insegnanti in Arizona, che segue alcune settimane di agitazioni sindacali. Oceanica manifestazione a L’Avana, la prima dopo l’arrivo di Diza-Canel, migliaia di manifestanti in piazza anche a San Josè, in Portorico, e nelle principali città dell’Asia orientale e sud-orientale.
Diverse mobilitazioni anche in Italia. A Milano blitz mattutino dei collettivi studenteschi al Mc Donald’s contro l’alternanza scuola-lavoro, che anche oggi costringe diversi studenti a lavorare gratis Nel pomeriggio oltre 10 mila persone hanno attraversato la città, dalla Stazione Centrale fino a Piazza Leonardo Da Vinci epicentro delle lotte contro il trasferimento di Città Studi. A Torino le femministe di Non una di Meno hanno provato a entrare nella piazza dove si stava tenendo la manifestazione dei sindacati confederali, per portare alla ribalta il lavoro invisibile di cura che grava sulle spalle delle donne. La polizia e il servizio d’ordine dei sindacati ha spintonato e accerchiato le attiviste per diversi minuti. Riders in piazza a Bologna, dopo mesi di mobilitazioni in diverse città italiane, spesso oscurate dai media mainstream.