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Quando il carcere chiude anche a se stesso

Una nota di protesta dei detenuti del carcere di Spoleto, esclusi da un evento che avevano contribuito a preparare: il Forum per il diritto alla salute che incontrava i detenuti, gli operatori e le associazione esterne.
Le istituzioni dal cuore nero
Eichmann, gerarca nazista, non provava il minimo rimorso di coscienza a fare del male perché sotto il nazionalismo il male era la legge e lui non avrebbe mai pensato un solo istante che si potesse infrangere una legge”. (Federico Stella “La giustizia e le ingiustizie”).

Lunedì 28 maggio 2012 nel carcere di Spoleto c’è stato l’incontro del Forum per il diritto alla salute in carcere, condotto dalla psicologa Dott.ssa Paola Giannelli, referente di quello dell’Umbria.
Noi uomini ombra, tutti ergastolani ostativi, c’eravamo preparati per l’evento, anche con contributi scritti, perché ci avevano detto che tale incontro sarebbe stato con noi.
Solo la mattina stessa ci hanno avvisato che all’evento non ci era permesso partecipare.
A questo incontro erano presenti, tra gli altri, il Prof. Stefano Anastasia, dell’Associazione Antigone, e il Senatore Roberto di Giovan Paolo, presidente del Forum Nazionale per la tutela della salute in carcere.
Ora vogliamo gridare fuori dalle sbarre che un essere umano in carcere non perde il diritto di avere diritti e che un carcerato resta un membro della famiglia umana.
Pensiamo che lo Stato si debba difendere, ma non dovrebbe farlo dimostrando di essere peggiore del male che combatte, aggiungendo male ad altro male.
Pensiamo che il male si dovrebbe combattere con il bene e non con altro male, perché la legalità prima di pretenderla va data. Dostoevskij scriveva: “Se io stesso fossi un giusto forse non ci sarebbe neppure il delinquente davanti a me.” E aggiungeva: “Fatemi capire perché e come ho sbagliato e poi mi giudicherò e condannerò da solo e sarò più severo di qualsiasi altro giudice.”
Pensiamo che il carcere sia diventato un luogo che non ha più nulla di umano, un posto d’ingiustizia, di esclusione e di annullamento della persona umana, dove si vive una vita non degna di essere vissuta.

Pensiamo che lo Stato faccia le leggi per non rispettare nessuna legge, pensiamo che vedendo che il sistema è peggiore di noi non si possa provare nessun rimorso per il male commesso.

Se nessuno ci dà fiducia perché dovremmo cambiare o dovremmo smettere di essere cattivi?

Quello che manca di più in carcere, a parte la speranza di un fine pena per gli ergastolani ostativi, è la fiducia, perché trattando una persona da mostro questa, per non smentire, poi diventerà veramente un mostro.
Pensiamo che il modo con il quale lo Stato si comporta con i delinquenti dimostri chi sia più fuori dalla legge.
Pensiamo che la riabilitazione dovrebbe essere sempre, e per tutti, e che sia sbagliato ripagare il male con altro male.
Pensiamo che oggi “L’Assassino dei Sogni”, il carcere come lo chiamiamo noi, escludendoci dal Forum per il diritto alla salute in carcere, che noi abbiamo contribuito a creare, ci abbia dimostrato che è più irrecuperabile e forse anche più infelice di noi.
Salvatore Ercolano, Domenico Ferraioli, Ciro Mariano, Domenico Papalia, Giovanni Manfrica, Girolamo Rannesi, Santo Barreca e Carmelo Musumeci.

Carcere Spoleto, 28 maggio 2012