Repressione degli studenti: continua il pugno di ferro dello Stato
- maggio 27, 2022
- in lotte sociali
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Il pronunciamento del Tribunale della Libertà di Torino sull’esito del riesame delle misure cautelari a carico degli studenti e delle studentesse arrestati in seguito alla mobilitazione studentesca nazionale del 18 febbraio
La commissione ha riformato l’ordinanza disponendo gli arresti domiciliari con divieti di comunicazione e applicazione per Emiliano e Jacopo, le firme quotidiane per 3 dei 4 studenti ai domiciliari e diminuita la frequenza dell’obbligo di presentazione sempre per 3 studenti su 4. Confermata l’ordinanza per Francesco che rimane in carcere e Sara agli arresti domiciliari per avere parlato al megafono.
Di pochi giorni fa la notizia di uno studente ustionato in fabbrica a Merano durante le ore di alternanza scuola-lavoro.
Radio Onda D’Urto ha chiesto di commentare il pronunciamento del Tribunale a Cecilia del KSA – Kollettivo Studenti Autorganizzati
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Il comunicato del Kollettivo Studenti Autorganizzati Torino – KSA
Abbiamo appena ricevuto l’esito del riesame delle misure cautelari a carico degli studenti e delle studentesse arrestat@ in seguito alla mobilitazione studentesca nazionale del 18 febbraio.
La commissione ha riformato l’ordinanza disponendo gli arresti domiciliari con divieti di comunicazione e applicazione del bracciale elettronico per Emiliano e Jacopo, le firme quotidiane per 3 dei 4 student@ ai domiciliari e diminuita la frequenza dell’obbligo di presentazione per 3 dei 4 studenti sottoposti alle firme.
Confermata l’ordinanza, invece, per Francesco che rimane in carcere e per Sara che rimane agli arresti domiciliari, ricordiamo, per aver parlato al megafono.
Anche se siamo felici che, almeno per qualcun@, vengano alleviate le misure preventive, siamo ancora molto preoccupat@ per quanto riguarda la complessa e pesante situazione che continua a gravare sulle spalle di noi giovani che abbiamo la sola colpa di aver dimostrato il nostro dissenso in piazza ed aver chiarito le responsabilità politiche sulle morti di 2 studenti in alternanza.
Di pochi giorni fa è, inoltre, la notizia di uno studente gravemente ferito a Merano, che durante le ore di PCTO si è ustionato gravemente in fabbrica. A triste riconferma che le istanze portate in piazza da migliaia di studenti e studentesse a febbraio, risultano ancora profondamente urgenti e irrisolte.
In queste settimane, c’è stato un silenziamento tremendo rispetto a questa grave vicenda, nessuna istituzione è stata in grado di esporsi contro questo atteggiamento arbitrario e intimidatorio compiuto dalla Procura e dal Tribunale di Toirno nei confronti di giovanissimi.
Il Ministero dell’Istruzione con a capo l’ormai noto Ministro Bianchi, non solo non ha mai cercato né un dialogo e tanto meno una comprensione rispetto a ciò che ha infiammato le piazze e le scuole nei mesi passati, ma anzi, ha liquidato decine di migliaia di student@ appoggiando la ricostruzione complottistica degli infiltrati, per non dover rispondere al conto che veniva chiesto a lui e i suoi collaboratori.
L’esito di questo riesame ci deve porre l’urgenza di prendere parola, indignarci e porci contro tutta questa operazione orchestrata dalla “pubblica sicurezza” per colpire e depotenziare un intero movimento che, in questi mesi, ha fatto vacillare il modello della scuola sempre più deprimente e insicura che dobbiamo vivere ogni giorno.
Come giovani, studenti e studentesse, professori e professoresse, genitori, lavoratori e lavoratrici precari@, sfruttat@ o semplicemente come persone che riescono ancora ad empatizzare con una generazione che sta perdendo tutto e che vuole ricostruirsi un futuro dignitoso, abbiamo la responsabilità di lottare per tirare fuori quest@ ragazz@ e di far ascoltare ciò che avevano da dire il 18 febbraio.
In una città che tratta i giovani, indistintamente, come un problema di ordine pubblico, senza offrire loro alcuna possibilità o servizio e che si dimostra totalmente incapace di ascoltare ciò di cui necessitiamo, dobbiamo costruire la forza per fermare questo vortice di criminalizzazione ed esclusione perché crea precedenti pericolosi che vanno nella direzione di rafforzare un clima di paura, che nulla di buono avrà da darci.
Vogliamo la libertà per i nostri amici e le nostre amiche ancora in arresto per le loro idee!
TUTTI LIBERI TUTTE LIBERE
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Comunicato del Comitato Mamme in piazza per la libertà di dissenso
28 Gennaio: student@ in piazza contro l’alternanza scuola lavoro.
A Torino vengono caricati dalla polizia e picchiati.
Era già successo a Roma qualche giorno prima.
Ripartiamo da qui, da dove questa brutta storia ha inizio.
La Ministra Lamorgese disse, dinanzi allo sdegno generale, che si sarebbe fatta luce sulle responsabilità di chi, tra le Forze dell’ordine, aveva caricato e pestato ragazzi e ragazze che chiedevano di non morire mentre frequentano la scuola, che si opponevano ad un modello di scuola subalterno alle imprese.
In quell’occasione raccogliemmo più di 300 firme sotto un appello rivolto al Sindaco, al Questore, al Prefetto e alla Procura di Torino. Chiedevamo fossero accertate le responsabilità di chi aveva mandato in ospedale decine di ragazz@ in quella e nelle manifestazioni dei giorni precedenti.
Ma non succede nulla. Non un solo esponente delle forze dell’ordine viene identificato, in questo strano paese in cui non
si riesce ad ottenere che anche le forze dell’ordine siano identificabili come avviene in quasi tutti i paesi europei.
Febbraio, gli student@ tornano in piazza e sono tant@ e determinat@.
Passano 3 mesi, i riflettori sull’alternanza scuola lavoro si spengono, delle responsabilità delle cariche di polizia insensate, ripetute in piazza il primo Maggio, non si sente parola, ma la Procura di Torino all’alba del 12 Maggio, effettua 11 fermi di giovani e giovanissim@ student@.
Tre di loro, Emiliano, Francesco e Jacopo vanno direttamente alle Vallette.
4, tra cui Sara, accusata per aver svolto azioni di speakeraggio, sono posti agli arresti domiciliari.
Gli ultimi 4 ottengono un obbligo di firma quotidiana.
Intanto un altro studente a Merano rimane gravemente ustionato durante l’alternanza scuola lavoro.
Oggi il tribunale cui si è fatto ricorso contro queste misure cautelari inspiegabili per giovani incensurati, ha deciso misure parimenti grottesche. Non bastavano 16 giorni di detenzione!
Francesco, 20 anni, incensurato, resta in carcere!
Emiliano e Jacopo, 22 anni, avranno gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico (!!) e tutte le restrizioni. Cioè non potranno fare e ricevere telefonate o vedere alcuno che non siano i familiari conviventi.
Sara, rea di aver amplificato le sue parole con un megafono, resta ai domiciliari.
Per gli altri firme presso l’autorità di polizia quotidiane o a giorni alterni. Insomma, le misure preventive punitive rimangono.
Purtroppo, nel nostro sbigottimento, non siamo stupite perché non è la prima volta che la Procura di Torino usa misure cautelari con chiare finalità punitive preventive, misure che condizionano e
penalizzano la vita sociale, formativa e lavorativa dei nostri giovani.
Per alcun@ evidentemente il principio “dell’innocenza fino a sentenza passata in giudicato” vale meno che per altr@.
Noi cittadine, noi madri non tolleriamo più queste modalità repressive esercitate da troppo tempo contro ragazze e ragazzi che manifestano il loro dissenso, diritto garantito dalla Costituzione, la
loro indignazione, la loro pretesa di un mondo diverso.
È ora che la Ministra Lamorgese renda pubblico l’esito delle indagini sui responsabili delle cariche e delle percosse agite dalle forze dell’ordine in tutte le piazze italiane.
È ora che la Ministra Cartabia motivi la reiterazione di misure preventive cautelari così pesanti e sproporzionate solo sulla piazza Torinese.
Vogliamo chiarezza. Vogliamo risposte.
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Una ricostruzione sulla vicenda giudiziaria, a cura di Pressenza , che vede coinvolti gli studenti che hanno manifestato il 18 febbraio a Torino
Abbiamo sentito l’Avvocata Valentina Colletta, legale della maggior parte degli studenti colpiti dalle misure.
Per quanto riguarda Francesco, Emiliano e Jacopo, sono stati arrestati e portati in carcere il 12 maggio con provvedimento cautelare concesso dal GIP Pasquariello.
Gli interrogatori di garanzia il 13 maggio per coloro che sono agli arresti domiciliari, Emiliano purtroppo è risultato positivo al tampone e per Francesco e Jacopo il medico del carcere non ha dato il nulla osta all’udienza perché sono stati in contato con Emiliano. L’interrogatorio di garanzia col GIP è quindi stato rimandato. Dopo un paio di giorni Jacopo e Francesco risultano negativi, Emiliano sarà poi negativo al tampone.
L’interrogatorio di garanzia avviene il 20, solo per Francesco e Jacopo.
Emiliano risulta ancora positivo al Covid per cui non viene interrogato. Risulterà negativo al tampone effettuato domenica 22. L’interrogatorio verrà per lui fissato per lui il 25 maggio.
Il 24 maggio c’è stata l’udienza per il riesame. I ragazzi in quella sede si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ciò è tecnicamente comprensibile: il riesame riguarda esclusivamente le misure cautelari, si sono quindi espressi i loro legali. Il Tribunale della Libertà ha dato comunicazione della decisione poche ore fa.
Per Francesco è stata confermata la detenzione al Lorusso, è il più giovane dei tre. Per Emiliano e Jacopo la detenzione è stata commutata in detenzione domiciliare con il braccialetto elettronico e divieto di comunicazioni e visite, sono quindi soggetti a tutte le restrizioni. Inoltre non ci sono braccialetti disponibili. Ma non solo: è stato disposto un provvedimento mai a nostra memoria applicato in tali circostanze: il trasferimento al domicilio verrà effettuato dalla Polizia Penitenziaria.
Per gli altri ragazzi c’è stato qualche lieve alleggerimento per qualcuno sottoposto ad obbligo di firma sulla frequenza delle firme. I domiciliari, tranne uno, riconfermato, sono stati tramutati in obbligo di firma.
Il GIP Pasquariello ha giustificato le misure cautelari prevedendo che le pene dei ragazzi supereranno i tre anni. Durante gli scontri la prognosi più grave che un agente ha avuto è di 10 giorni. Fatti dal punto di vista giudiziario oggettivamente di lieve natura.
Durante quello che è stato chiamato “Maxiprocesso Notav”, per i fatti del 2011, il massimo della pena comminata in secondo grado è stato di 2 anni e mezzo, sentenza nella quale sono state smontate importanti teorie del teorema accusatorio. In quell’occasione furono coinvolti nei fatti, e feriti, 200 agenti di Polizia.
Nel caso del 18 febbraio si tratta inoltre di ragazzi molto giovani, incensurati, per cui la condizionale non è 24 mesi ma 30, ovvero 2 anni e mezzo.