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Riaperte le indagini sull’uccisione di Mara Cagol. Ma per individuare il militante delle Br che si salvò dall’irruzione dei carabinieri

Vengono riaperte, quasi mezzo secolo dopo, le indagini sul conflitto a fuoco che nel 1975 portò all’uccisione di Margherita ‘Mara’ Cagol, militante delle Brigate Rosse, e dell’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso, a Melazzo d’Alessandria, dove era tenuto l’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato il giorno prima.

A seguito di alcuni accertamenti tecnici, non meglio specificati, realizzati dai Ris di Parma, sarebbero stati interrogati alcuni ex appartenenti alla formazione armata rivoluzionaria. L’obiettivo delle indagini, partite da un esposto del figlio di D’Alfonso, è quello di capire chi fosse l’altro esponente Br che riuscì a salvarsi dall’assalto dei carabinieri al casolare di Melazzo che portò all’uccisione della fondatrice delle BR, per accusarlo evidentemente di qualche reato connesso alla morte dell’appuntato.

Nessuna inchiesta seria, invece, c’è mai stata in merito all’uccisione di Mara Cagol. Secondo la versione ufficiale, l’esponente BR sarebbe morta nello scontro a fuoco. Dall’autopsia risultano però tre ferite. Due non mortali, inferte, secondo il perito dell’epoca, poco prima della terza, mortale, al torace all’altezza dell’ascella, riconducibile ad un colpo sparato quando lei si era già arresa con le mani alzate.

Il nemico – recita un comunicato BR di poche ore dopo – non si è accontentato di averla prigioniera. Dopo almeno cinque minuti dalla cattura, una mano assassina l’ha abbattuta a freddo in esecuzione di un ordine preciso».

Commenta la notizia ai nostri microfoni l’avvocato Davide Steccanella, autore di diversi volumi sulla lotta armata, a partire da “Le indomabili. Storie di donne rivoluzionarie” (ed. Pagina Uno), che dedica un capitolo alla storia di Mara Cagol. Ascolta o scarica

da Radio Onda d’Urto

No Comments

  • Tecko Makko

    Lo Stato è da sempre un nemico del popolo,un quacosa a sè che agisce per suo esclusivo interesse e l’unico modo per discutere con lui è attraverso l’azione di forza e non con le parole ne stando alle sue leggi. Mara Cagol come tanti altri compagni sia anarchici che comunisti,hanno pagato il più pesante dei tributi alla lotta contro la macchia-stato,ma la lotta quand’è che riprenderà in maniera davvero significativa se ci si limita solo alla denuncia delle malefatte del suddetto e non ad evitarle creando una forza di risposta alla sua violenta repressione?