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RICORDANDO RENATO E I SUOI SOGNI

Lo confesso: fino a ieri Focene non sapevo nemmeno dove si trovasse di preciso. Però sapevo già che era un posto come via Mancinelli o via Brioschi a Milano, via Ippodromo a Ferrara, piazza Alimonda a Genova; stazioni di una via crucis particolare e laica. Quando le raggiungo per la prima volta è sempre lo stesso: “E’ qui che è successo, sai?”. E’ qui che ci sono stati portati via Fausto, Iaio, Federico, Dax, Carlo, Renato. Ogni volta sforzo un sorriso un po’ imbarazzato mentre m’avvicino a Patrizia, Haidi, ora a Stefania. “Ciao, sono qui… Tu come stai?”, le dico; difficile immaginare una domanda più cretina.
Focene, sembrerà strano, a me appare “bella”, bella nel suo non essere turistica. Difficile immaginarla ordinata nelle cartoline “Saluti da…” di una tabaccheria; più facile pensarla meta di accaldati romani che trovano refrigerio nei fine settimana; meglio ancora invasa da coppiette che si scambiano tenerezze o da ragazzi in una festa dal tramonto a tarda notte. Quasi impossibile immaginarla teatro di un mortale agguato fascista. Eppure è così. “E’ qui che è successo, sai?”. Come in piazza Alimonda o in via Ippodromo.
E’ come visitare i luoghi di una guerra, che in molti nemmeno sanno essere in corso. Se visiti quei luoghi sembra che stai cercando di piegare quella guerra fino a farle avere un senso. Ma non c’è un senso, se non quello di riconoscere che quella guerra esiste: subdola e a bassa intensità, le sue vittime le reclama ogni volta. E ogni volta, proprio come in un conflitto “tradizionale”, alle vittime fisiche si aggiunge quella impalpabile ma importantissima della verità; abbattuta in diversi modi, magari derubricando un’aggressione politica a semplice rissa. E’ già successo, e succederà ancora se non sapremo alzare il livello di attenzione e fare un salto di qualità nella nostra militanza antifascista. E’ anche questo che ci dice – con parole più toccanti e di grande impatto – un reading a due voci in questa sera di fine estate. Mentre il tramonto si spegne, sulla spiaggia di Focene ma non sui sogni di Renato.

Francesco “baro” Barilli