Rimini: Violenze fisiche e verbali sulle donne al raduno degli alpini
- maggio 11, 2022
- in malapolizia
- Edit
Durante la 93ª adunata degli alpini che si è svolta a Rimini e San Marino tra il 5 e l’8 maggio ci sono state decine di molestie contro le donne. È la denuncia del movimento femminista Non Una Di Meno (Ndum). Il nodo locale, insieme ai collettivi di Casa Madiba e Pride Off, ha raccolto oltre 150 segnalazioni di violenze fisiche e verbali: fischi per strada, insulti durante i turni di lavoro, fino a schiaffi e palpeggiamenti. Spesso da parte di uomini ubriachi e in gruppo.
di Giansandro Merli
«In dieci minuti di passeggiata con il cane mi hanno fermata quattro volte, toccata due e inseguita due», racconta una donna. «Mentre andavo in bici hanno cercato di farmi entrare in un capannone, sono scappata pedalando più veloce», scrive un’altra.
Una signora camminava con i figli ed è stata ripetutamente invitata a fare sesso. Una 14enne racconta di una pacca sul sedere che l’ha terrorizzata. Una ragazza di essere stata schiaffeggiata e di insulti razzisti all’amico che l’ha difesa. Le testimonianze sono tantissime e trasmettono l’idea di una sorta di assedio verso la popolazione femminile della città.
Sabato la vicesindaca Chiara Bellini ha chiesto di evitare generalizzazioni contro tutti gli alpini, ma anche invitato i rappresentanti dei gruppi a vigilare su episodi inaccettabili. Il presidente dell’Associazione nazionale alpini (Ana) Sebastiano Favero, però, ha sottolineato che presso le forze dell’ordine non sono state presentate denunce. La stessa dinamica dei precedenti raduni, interrotti per due anni dal Covid-19.
Per le attiviste di Nudm è un altro sintomo della violenza strutturale contro le donne. «Quando denunciamo violenze gravi veniamo credute poco, figurarsi per molestie che la società non ritiene importanti. Nell’hotel dove lavoro un alpino mi ha messo il cappello in testa e dato due baci. Come potrei denunciarlo? Rischierei solo di perdere il lavoro», racconta Azzurra, attivista di Nudm.
Ieri sera il movimento femminista ha organizzato una «contro adunata» per esprimere disponibilità ad affiancare le donne che vogliono sporgere denuncia. «Se sono tante possono dare un segnale, anche se non crediamo che il problema della violenza maschile si risolva così. Serve un cambio di paradigma», dice Paola Calcagno, di Nudm. Lei ha preferito lasciare la città il sabato, perché già venerdì aveva collezionato offese sotto casa.
Nelle dichiarazioni ufficiali sull’adunata non c’è traccia del clima subito da moltissime donne. «Rimini e San Marino hanno dunque vinto la sfida di portare nel regno italiano del turismo marittimo il popolo delle penne nere», recita il comunicato conclusivo dell’Ana. «Evviva gli alpini, orgoglio patriottico», ha commentato la leader di FdI Giorgia Meloni.
Il leghista Matteo Salvini ha postato l’immagine di un articolo del Corriere della Sera sulle molestie commentando sprezzante: «Viva gli alpini, più forti di tutto e tutti!». «Un onore e un orgoglio ospitare a Rimini l’adunata nazionale degli alpini» secondo il governatore della regione Stefano Bonaccini (Pd). Mentre il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad (Pd) ha parlato di un «ferragosto anticipato».
Per i politici locali, e per molti abitanti di Rimini, il successo dell’iniziativa sta nell’imponente indotto economico. In 75mila hanno partecipato domenica alla sfilata finale, ma le stime complessive sono di 450mila presenze.
Il triplo degli abitanti della città. «Rimini è stata consegnata agli alpini per ragioni economiche – continua Azzurra – I soldi sono arrivati sicuramente, ma non a noi lavoratrici costrette a turni massacranti e a subire di tutto. Oltre alla violenza patriarcale si sono riproposti i problemi di un modello di turismo che consuma il territorio».
Dopo le segnalazioni di abusi e molestie è bufera sugli alpini
Il coraggio delle decine di donne che hanno raccontato le molestie subite ha ottenuto un primo effetto: infrangere l’unanime celebrazione nazionale, e spesso nazionalista, della 93ª adunata degli alpini che si è svolta a Rimini e San Marino tra il 5 e l’8 maggio. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd) ha parlato di «comportamenti gravissimi». Invitando a non generalizzare ha detto che «molestie e violenze non devono mai e in nessun caso trovare giustificazioni». Il deputato Pd Matteo Orfini e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni hanno definito quanto avvenuto «schifoso». Per Laura Boldrini: «È inaccettabile che incontri di uomini diventino occasione per dare sfogo a violenza e istinti più beceri».
DI ALTRO GENERE le dichiarazioni del centro-sinistra locale. La Conferenza delle donne Pd di Rimini si è voluta dissociare «da toni accusatori, tesi a incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un corpo dal valore riconosciuto e indiscusso». Quattro giorni dopo le prime segnalazioni di abusi e molestie anche il sindaco Jamil Sadegholvaad, sempre Pd, ha condannato questi episodi invitando a non attribuirli a tutti gli alpini. Del resto il mega evento è stato sostenuto dall’amministrazione comunale e ha creato, secondo una stima di Trademark Italia, un indotto di 168 milioni di euro. Un modello di «turismo mordi e fuggi» che Non Una Di Meno ha criticato insieme alla «dinamica da branco» che l’adunata ha portato in città.
EVITANDO GENERALIZZAZIONI, il movimento femminista respinge la retorica delle mele marce. Le segnalazioni di molestie, violenze fisiche e verbali sono salite a 160. La maggior parte per più episodi, spesso compiuti da gruppi di uomini. Ieri il giornalista di Fanpage Saverio Tommasi ha diffuso le immagini girate durante una delle notti del raduno. Lo scenario è quello di un assedio alle donne con testimonianze e scene in diretta di continui palpeggiamenti, insulti e offerte sessuali. Anche a minorenni. «Stasera devi essere tollerante» dice a una ragazza un uomo con in testa il copricapo degli alpini, quasi che le avances facciano parte del rito collettivo maschile.
INTERPRETAZIONE RESPINTA dalle rappresentanze ufficiali. «Nella mia esperienza non ho mai visto gli alpini avvicinare le ragazze tanto da arrivare alla molestia sessuale», ha detto il generale degli alpini Giorgio Battisti del Comitato atlantico italiano. In realtà anche in edizioni passate ci sono state segnalazioni di comportamenti sessisti. Lo ha ricordato lo stesso presidente dell’Associazione nazionale alpini (Ana) Sebastiano Favero per quella di Trento del 2018. Favero, però, ha ribadito anche ieri che a Rimini come a Trento non ci sono state denunce formali. Invece in serata una ragazza, di 26 anni, è andata per prima in questura e almeno un’altra decina sarebbero pronte a seguirla.
LA DIFFICOLTÀ DELLE DONNE a denunciare le violenze è un fatto strutturale. Perfino nei casi più gravi. La Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio presieduta dalla senatrice Pd Valeria Valente ha rilevato che nel biennio 2017-18 solo il 15% delle donne uccise aveva denunciato l’uomo che le avrebbe ammazzate. «In un evento in cui si concentrano migliaia di uomini, militari, che consumano alcol e sostanze è ancora più difficile. Come fa una ragazzina da sola a denunciare un branco di adulti che l’hanno molestata? O una lavoratrice che rischia il posto?», dice Manila, attivista di Nudm. Il movimento femminista ha offerto assistenza legale e sostegno a tutte le donne vittime di abusi.
NELLA DIFESA a spada tratta degli alpini si è cimentata la destra. Per il cofondatore di FdI Guido Crosetto «andrebbe chiesta un’aggravante» per «quegli esseri indegni che hanno portato discredito agli alpini» e infangato un simbolo. Mentre secondo il leghista Matteo Salvini è giusto «condannare episodi di molestie o maleducazione» ma vanno evitate generalizzazioni. Una prospettiva diversa rispetto a quella espressa dopo le violenze sessiste dello scorso Capodanno in piazza Duomo a Milano. In quell’occasione aveva twittato: «In arabo “taharrush gamea” significa “molestia collettiva”. Troppe aggressioni contro ragazze e donne, le ultime a Milano, per mano di stranieri che si sentono impuniti. Altro che integrazione».
da il manifesto