Rom e sinti “invasori” in Italia? Quelli senza casa sono solo lo 0,04%
Secondo l’ultimo rapporto dell’associazione “21 luglio” nel nostro paese sono in tutto 180mila
Vengono associati a criminalità e degrado, vittime di una stigma sociale anche quando compiono atti che non sono di per sé reato, come ad esempio lavarsi alla fontana, o che sono addirittura neutri, come passare in un luogo. Vengono poi considerati tra i primi sospettati per i reati che vengono commessi in una zona, per il solo fatto di abitarci anche loro. Parliamo di rom e sinti, o più comunemente “zingari”.
Grazie a un recente rapporto dell’Associazione “21 Luglio” veniamo a sapere che in Italia sono circa 180.000, di questi circa 26mila – appena lo 0,04 per cento della popolazione italiana – vivono in emergenza abitativa, ovvero specifico in insediamenti formali e informali, in micro insediamenti e in centri di raccolta rom.
Negli ultimi 12 mesi la difficoltà di vita all’interno di tali spazi ha spinto alcune famiglie, soprattutto di nazionalità rumena, a spostarsi in altri paesi o a fare ritorno nelle città di origine con conseguente leggero decremento delle presenze totali. «Una tendenza – si legge nel rapporto annuale dell’associazione “21 Luglio” – da leggere con attenzione e che allontana ancora una volta il fantasma della “invasione” incontrollata che, soprattutto nel periodo elettorale, rivive puntuale nelle parole di alcuni politici e nell’amplificazione operata dai media».
Il 43 per cento dei nomadi negli insediamenti riconosciuti è di nazionalità italiana, il 55 per cento è minorenne. Oltre un terzo del totale proviene dalla ex Jugoslavia e tremila persone sono apolidi, senza cittadinanza. Negli assembramenti abusivi, invece, l’ 86 per cento degli abitanti è rumeno. Il 9 per cento di origine bulgara. In Italia esistono 148 baraccopoli formali e sono presenti in 87 comuni di 16 regioni. Ospitano 16.400 nomadi in maniera stanziale. Altri 9.600 sono stimati all’interno di insediamenti cosiddetti informali. Un quarto delle baracche destinate a rom e sinti sono concentrate a Roma. Nella capitale, oltre alle 17 aree gestite dal Comune ( sei ‘ formali’ e undici ‘ tollerate’), ci sono trecento campi abusivi.
Il rapporto sottolinea che a vivere sulla propria pelle le tragiche conseguenze della segregazione abitativa sono molti minori, il 55% secondo le stime dell’ associazione “21 Luglio”, con gravi ripercussioni sulla salute psico- fisica e sul loro percorso educativo e scolastico. A incidere sui livelli di scolarizzazione contribuiscono infatti in modo significativo sia le condizioni abitative sia la forte catena di vulnerabilità perpetrata dalle operazioni di sgombero forzato attuate in assenza delle garanzie procedurali previste dai diversi Comitati delle Nazioni Unite.
Nella sua costante attività di monitoraggio, l’associazione “21 luglio” ha registrato in tutto il 2017 un totale di 230 operazioni: 96 nel Nord Italia, 91 al Centro ( di cui 33 nella città di Roma) e 43 nel Sud. A proposito dell’odio, l’antigitanismo rimane uno degli elementi che continua a caratterizzare la nostra società. Nel 2017 l’Osservatorio “21 Luglio” ha registrato un totale di 182 episodi di discorsi d’odio nei confronti di rom e sinti, di cui 51 ( il 28,1% del totale) sono stati classificati di una certa gravità. È da segnalare quindi un incremento del 4% rispetto al 2016, anno in cui l’Osservatorio aveva rilevato un totale di 172 episodi.
Maglia nera è Roma. La capitale, infatti, detiene il triste primato del maggior numero di insediamenti presenti, 17 in totale di cui 6 formali e 11 cosiddetti “tollerati”. Nonostante le aspettative create a fine 2016 con la memoria di giunta e il “Progetto di Inclusione Rom” presentato il 31 maggio dalla sindaca Raggi che aveva come obiettivo il graduale superamento dei “campi” presenti all’interno della città – piano di cui l’associazione “21 luglio” aveva fin da subito evidenziato le fragilità – nel 2017 non è stato di fatto avviato alcun processo di inclusione. Caso esemplare quello dell’insediamento di Camping River, per il cui superamento la giunta ha promosso una serie di azioni che si sono dimostrate fallimentari e non hanno fatto altro che “declassare” l’insediamento da formale a informale.
A proposito degli sgomberi forzati, il primato spetta sia nel comune di Roma che a quello di Milano. Nelle due città, anche per il 2017 si conferma un alto numero di sgomberi forzati. Nella capitale, il rapporto ha documentato 33 sgomberi forzati di baraccopoli informali e di micro insediamenti, mentre nella città metropolitana di Milano, in riferimento al medesimo anno, si sono registrati 25 sgomberi forzati di micro insediamenti rom.
Da rilevare inoltre come il fenomeno degli allontanamenti di camper, furgoni ed autocaravan di famiglie rom da parte delle autorità pubbliche non inclusi nel computo numerico degli sgomberi forzati – risulti essere in crescita non solo a Milano ma anche nell’intera area del Centro-Nord, attraverso un utilizzo maggiore e reiterato di ordinanze sindacali – come nel caso del comune di Vicenza – volte a impedire lo stazionamento e la sosta ai veicoli e alle autovetture in determinate zone delle città.
L’associazione “21 Luglio”, nella sua costante attività di monitoraggio, ha registrato per tutto il 2017 le seguenti operazioni di sgombero di famiglie rom: 96 nel Nord Italia, 91 nel Centro e 43 nel Sud per un totale di 230 sgomberi forzati.
Damiano Aliprandi
da il dubbio