Sono ore convulse, dove poco è il tempo per scrivere, ma molto è il tempo che serve per raccontare. Per raccontare in primo luogo la verità sui fatti accaduti la mattina di ieri, la verità sulla violenza subita, la verità sociale e politica che continua a tenere lontani neofascisti e squadristi dall’università la Sapienza. Proviamo a procedere con ordine. La presidenza di Lettere e filosofia, lo storico moderno, compilativo e mediocre, di nome Guido Pescosolido, autorizza un convegno di Forza nuova all’interno della facoltà. Inutile dire che il preside, il mediocre, ha fatto finta di non sapere, di non aver capito, peggio si è protetto dietro lo scudo del pluralismo culturale: che ognuno parli, tanto parlare e far parlare non costa nulla, anzi frutta molti soldi e poco importa quali sono i gesti e le pratiche politiche che accompagnano il parlante. Mediocre nel mestiere, mediocre nella vita, questo preside piccolo piccolo che semmai merita un posto nella segreteria tecnica, fotocopie e fotocopie da fare. In modo tempestivo, lunedì mattina, occupiamo la presidenza, dopo sette ore il pro-rettore Frati revoca l’autorizzazione e il preside piccolo piccolo se ne torna a casa con la sua borsetta da uomo mediocre. Usciamo dalla facoltà e ci ritroviamo telefonicamente qualche ora dopo, voci fidate ci raccontano di un’attacchinaggio di Forza nuova lungo le mura della città universitaria. 5 macchine, armati, of course (fa parte del galateo politico del tempo presente). La notte trascorre, tutto si fa più chiaro. Sono le 13, è martedì, e noi usciamo dalla città universitaria per attacchinare e promuovere un’iniziativa sulle trasformazioni della formazione nella crisi della globalizzazione: radicalizzazione dell’autonomia, differenziazione, vuoti del mercato delle competenze, tanti temi e molti problemi per capire dove muove l’università che cambia. Passano pochi minuti e due macchine (forse noleggiate) ci raggiungono, scendono in tanti, scendono con tante armi: spranghe, mazze ferrate, catene, qualche coltello. Sono attimi durissimi. Alcuni di noi sono feriti (punti in testa e spalle rotte), ma loro, adulti (alcuni ultra quarantenni) e armati vanno via, vanno via. In tre in ospedale, molti di noi interrogati, la giornata procede dentro la facoltà di Lettere e in un corteo forte, pieno di studenti (almeno duemila), pieno di indignazione. Una giornata in cui in molti hanno deciso di rompere il silenzio, tra professori e ricercatori, molte le parole in nostra di difesa, potente la ricerca di verità. Eppure, puntuale la controffensiva mediatica: “è stata una rissa, uno scontro tra opposte fazioni”. Ma di quale opposte fazioni si parla! Da una parte, la nostra, c’è l’università, gli studenti, dall’altra un manipolo di militanti e di squadristi che con l’università non centrano nulla, aggressori violenti e razzisti, funzionari politici di un partito che dovrebbe essere fuori legge. Inutile dire che alla finzione mediatica si è accompagnato l’arresto di Emiliano e Giuseppe, due studenti della Rete, aggrediti alle spalle e feriti. D’altronde all’arresto deve seguire la bugia e alla bugia l’arresto, il circolo è vizioso. Ma un passo importante si sta compiendo in questi giorni all’università di Roma la Sapienza: il partito di Forza nuova, sulla base della sollecitazione dei movimenti, viene considerato illegale da un’istituzione pubblica. Se esistesse un’opposizione in Italia, in seguito ai fatti di questa mattina si potrebbe pensare una campagna politica vincente per ottenere lo scioglimento delle forze politiche neo-squdriste e razziste. L’opposizione non c’è, ma ci sono i movimenti, ci sono le persone in carne ed ossa, c’è la voglia di verità, il desiderio di giustizia, e non saranno le finzioni e le menzogne a cancellarli. La partita, però, va vinta fino in fondo ed è per questo che è decisivo avere i nostri fratelli Emiliano e Giuseppe liberi subito, altrettanto dare vita quest’oggi ad una grande assemblea pubblica. Alle ore 9:00 presidio a P. Clodio, in attesa del processo per direttissima, alle ore 14:30 assemblea pubblica nella facoltà di Lettere. Giovedì, invece, fondamentale essere in tante e tanti presso l’entrata della facoltà (a partire dalle 8:30), per impedire che gli squadristi possano tornare e che mettano piede dentro l’università.
La verità non si arresta, la Sapienza sarà libera,
Emiliano e Giuseppe liberi subito!
Rete per l’autoformazione – Sapienza, Roma
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