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Roma: Storie di soprusi firmati Cinema America

Riceviamo e pubblichiamo

Ci ritroviamo a dover scrivere questo comunicato in maniera collettiva in quanto si è arrivati a un punto in cui, per forza di cose, è diventato necessario rendere pubblici alcuni avvenimenti che crediamo essere veramente gravi. Inoltre l’incombenza processuale ci costringe a farlo in questo momento.

Nell’ultimo mese, infatti, si è tenuto il primo atto del processo contro il famoso “stalker” di Valerio Carocci e l’1 dicembre ci sarà il processo.

Negli ultimi mesi Carocci ha provato, tramite varie personalità del “movimento” romano, a cercare un contatto dicendo che non voleva andare avanti sul processo, chiedendo in cambio di non sollevare mai più polemiche sulla sua persona. Per chi ci legge è bene chiarire: un contatto con chi? Chi siamo noi?
Siamo semplicemente una parte di questa città che non appoggia apertamente l’esperienza del cinema America, non la supporta e crede al contrario che non sia un’esperienza virtuosa. Alcuni di noi erano nel collettivo del Cinema America, altri ci hanno avuto a che fare negli anni, altri ancora lavorano nel mondo del cinema, dell’organizzazione di eventi e nell’ambito culturale e tutti noi ci siamo scontrati, quindi, in maniera diversa con questa realtà.
Tornado a quanto si accennava: dopo il tentativo di contatto da parte di Carocci alla ricerca di qualcuno che potesse “mediare” con la persona accusata da lui stesso, non trovando risposta, Carocci non ha ritirato la denuncia e alla prima convocazione il suo avvocato non ha voluto certamente mediare, al contrario ha aumentato il numero di accuse dando del mafioso a questo pericoloso “stalker”. Ci sembra quindi necessario ricostruire i fatti dal principio visto che fino ad oggi l’unico a parlare è stato solo ed unicamente Carocci, per mezzo stampa e con una grandissima copertura mediatica. Nessuno ha mai pensato di sentire l’altra campana, così adesso risponderemo a ogni singola accusa:

“Non lo conosco, mi insulta senza motivo da anni”

L. (il famoso stalker) insieme a molti di quelli che oggi scrivono questo comunicato, ha fondato il Cinema America, ovvero la prima occupazione del Cinema America, nata da una campagna chiamata “Transtinvaders” che coinvolgeva varie realtà tra cui, tra le principali, l’assemblea “Giovani al centro”, di cui L. e Carocci erano componenti.
Il cinema America fu occupato ben due volte e in queste occasioni sono stati denunciati molte persone, di cui alcuni di quelli che oggi si ritrovano a scrivere qui. Nel cinema poi fu molto presente la realtà di Ri-pubblica che coinvolgeva il CRAP (comitato romano acqua pubblica) e vari comitati che ragionavano di come rendere il cinema uno spazio comune.
I primi problemi con Carocci nacquero qui, quando lui aveva la necessità di stabilire la sua leadership e quindi far fuori qualunque forma collettiva che tentasse di portare avanti quell’esperienza.
Se non fosse per i problemi con i fascisti che frequentavano il quartiere che lo costrinsero a tenersi buone molte di quelle realtà a cui chiedeva di farsi difendere durante le serate, finché qualcuno non si è fatto male e Carocci è corso ai ripari dissociandosi totalmente dai fatti, andando inoltre a segnalare alla DIGOS di Roma chi fosse partecipe a questi fatti. Ma questa è acqua passata e tutto sommato può essere similare a molte storie avvenute dentro Roma, ma serve, secondo noi, solo a costruire il primo tassello di una realtà costruita sulla totale menzogna. Negli anni, infatti, il vizio di Carocci di cacciare chiunque partecipasse al suo collettivo (che poi è diventata un’associazione) non è scomparso, infatti sono decine le persone che abbiamo incontrato cacciate da Carocci per aver sollevato il benchè minimo dubbio sul suo operato o, per esempio, sul fatto che si parlasse sempre e solo di lui e poco di chi magari faceva turni di lavoro molto lunghi in maniera volontaria o scarsamente retribuita.
Questo per dire che Carocci L. lo conosce, e anche bene.

“Sono stato preso al collo, strattonato e buttato a terra”

Questa la dichiarazione di Carocci in merito alla famosa aggressione da cui parte il processo per stalking ai danni di L.
Peccato che…
C’è un video, fatto dalla telecamera di una banca, che riprende tutta la scena.
Questo video è agli atti e si vede benissimo che L. si avvicina, dice qualcosa a Carocci che è in motorino dopodichè si allontana e se ne va.
Nessuna traccia di questa presunta aggressione.
Nel processo però Carocci ha una testimone che giura di aver assistito all’aggressione così come Carocci la descrive. A questo punto ci pare evidente che tutta la narrazione di Carocci, che parte dall’aggressione, si fondi su una totale falsità.

Ma nonostante L. lo abbia sempre detto, le parole di Carocci sono bastate a far posizionare buona parte della sinistra di questa città. Quale sia il motivo di questi posizionamenti di ufficio ci sfugge, o forse non ci sfugge affatto ma non è l’oggetto di questo scritto.

Come si è arrivati alla scorta?

Agli atti di questo processo è presente un fascicolo che abbiamo avuto modo di leggere e studiare.
In questo fascicolo sono raccolti screenshot di qualunque tipo di post sui social sia stato fatto contro la realtà del cinema America. Qualunque tipo si intende dal post di critica articolata fino alla battuta o l’insulto.
Il fascicolo è diviso in capitoli che corrispondono a persone e (in questo fascicolo) c’è buona parte del movimento romano, dalle madri per Roma città aperta fino a compagni impegnati in battaglie sindacali, territoriali e solidali, insomma ci siamo tutti.
Doveroso è specificare (visto che non siamo come Carocci) che da questo fascicolo non sono partite denunce. Si tratta di una grande mole di screenshot raccolti dal suo gruppo di amici (negli screen infatti sono visibili i nomi di chi li ha fatti dal proprio account, tutti facenti parte del Cinema America) e consegnati alla DIGOS, sulla base dei quali si richiede quindi la protezione e la scorta.
Sarebbe divertente un giorno proiettare questi screenshot per mostrare l’inconsistenza su cui si fonda questa misura. Infatti in tutti questi insulti e critiche non si vede una sola minaccia. Si capisce perciò che anche quella della scorta è stata una vera e propria ricerca a cui il suo avvocato, anche sta volta, si è prestato. Tutta voluta dalla mitomania egocentrica di Valerio Carocci, un personaggio ormai pubblico che deve il suo essere “famoso” a vicende di cronaca perlopiù pompate in cui per anni, sempre a ridosso del “cinema in piazza” ha fatto la vittima, e tutti lì, ogni anno, a portare solidarietà.

Un uso privatistico delle forze di polizia e degli strumenti normativi:

Denunciamo, inoltre, l’utilizzo strumentale e privatistico degli strumenti normativi e “legali” da parte di Valerio Carocci, che ha negli anni querelato chiunque avesse detto una sola parola sul suo conto, cercando di creare un clima di intoccabilità e ricatto e creando la situazione per cui oggi, chiunque, ha paura a esprimersi criticamente verso la sua esperienza per paura di ritorsioni essendo ormai lui collegato a giornalisti, a istituzioni e alla DIGOS e potendosi rifare in più modi, avendo già mostrato il suo lato vendicativo.
Su questo dovrebbe riflettere il suo avvocato, a cui si pone una questione etica visto che è andato in tribunale a accusare di “metodo mafioso” chi si è permesso di criticare Carocci, chiediamo a lui se questo clima non gli ricorda qualcosa, che magari più che con la mafia ricorda la Democrazia Cristiana, ma insomma, siamo lì.

Ma aldilà della persona di Carocci, il modello Cinema America è un modello a cui guardare?

Il cinema America è ormai qualcosa che abbiamo visto negli anni accrescersi sempre di più. Se nei primi anni aveva qualche sponsor oggi ne ha decine, se i primi anni prendeva qualche fondo pubblico oggi prende centinaia di migliaia di euro, se prima aveva una piazza ora ne ha varie e inoltre ha un cinema tutto suo.
Sarebbe una bella storia se uno arrivasse da Marte penserebbe: beh a Roma c’è una grande attenzione alle politiche culturali! Pubblico e privato finanziano insieme i progetti e aiutano piccole realtà a crescere!
E invece no, perché mentre il Cinema America cresce sempre di più il resto di Roma muore o rischia di farlo.
Non vi è infatti un solo esempio di una realtà che a Roma abbia goduto di un simile trattamento, ma nemmeno qualcosa che si avvicina.
La regione Lazio, ad esempio, negli ultimi anni ha fatto moltissimi bandi e sono centinaia quelle realtà che nell’ultimo anno sono in attesa di risposta e chi ha avuto la sfortuna di lavorare con i bandi pubblici sa anche cosa voglia dire a livello burocratico e lavorativo. Nel caso del Cinema America però non c’è alcun bando eppure la regione riesce senza problemi, ogni anno, a finanziarli.
Discorso simile si può fare per il ministero delle politiche culturali dove Franceschini, che ha anche un legame di parentela con una ragazza frequentante l’associazione Piccolo America, è riuscito a garantire ogni anno il suo appoggio.
Dopodichè vengono gli sponsor di banche, di privati, della chiesa Valdese e di altre decine di realtà.
Non ultimo un “bando” fatto su misura per il cinema America dove gli si assegna per un numero di anni mai visto il cinema Troisi e sopra ci si mette qualche milioncino da investire per ristrutturarlo.
Questa politica, semplicemente, non ha precedenti e non sarebbe male se fosse replicabile ma il punto è che non lo è.
Crediamo sia da rigettare l’idea che per lavorare nell’ambito culturale in Italia il modello sia questo, ovvero un modello piegato a logiche di partito, a interessi, mitomanie e personalismi dove scompare totalmente il senso vero del lavoro culturale, che dovrebbe invece essere del tutto slegato da queste logiche.

Quale è il prezzo per tutto questo?

Il prezzo è sacrificare tutto il resto, rafforzare il partito che tutto questo può continuare a garantirlo e affossare gli altri. Attenzione perché qui non si parla solo del Partito Democratico ma di un partito più ampio, quello degli interessi su questa città che come abbiamo sentito dire da qualcuno in occasione dell’apertura alla campagna elettorale “aldilà di chi vincerà le elezioni deve garantire una serie di progetti su Roma”.
Il prezzo, da punto di vista culturale, è altissimo. Di fatti il cinema America ha da anni rinunciato a ogni tipo di contenuto radicale, è diventato vetrina del grande cinema e il conflitto lo ha reindirizzato solo contro le realtà culturali più piccole o verso l’universo dei compagni e dei movimenti già in crisi da molti anni.

Perché questo comunicato?

Come abbiamo detto il 1 dicembre ci sarà il processo per stalking a L., un ragazzo che negli anni si è speso nelle battaglie antifasciste, è stato nei percorso e nei progetti solidali con i paesi Baschi e contribuito, come molti, alle lotte territoriali di questa città. Uno che però ha fatto l’errore di insultare Carocci, dicendogli in faccia che quello che stava facendo gli faceva schifo e che aveva cacciato un sacco di persone da quel posto per la sua megalomania. L. oggi si ritrova sotto processo e crediamo che tutti, debbano rigettare questa roba.
Oggi L. ha bisogno di avere solidarietà intorno a lui e che una versione diversa dei fatti esca il più possibile, per questo chiediamo di diffondere questo comunicato in tutti i canali indipendenti e sperando che venga ripreso per mezzo stampa.
Chiediamo inoltre a personalità politiche e pubbliche di aderire e trovare il modo di uscire da questa situazione vergognosa che potrebbe darsi in termini di pene da scontare da parte di L. che a differenza di Carocci non può permetterselo.
A seguire lanceremo un appuntamento benefit per supportare le spese di questo processo e un appuntamento pubblico dove chiediamo la partecipazione di tutti.
Perché qui non si tratta solo di L. ma di tutte le realtà finite sotto il suo mirino e che chiunque abbia frequentato il movimento, anche dopo le tantissime divisioni e scazzi, non può certo venir meno a dei principi basilari. Qui si sta parlando di un’idea di città, dove è bene che esistano differenze ma crediamo sia inaccettabile che scompaia tutto per veder rafforzare una sola persona. Una persona pericolosa.

Comments ( 3 )

  • Teanina

    Carissimi amici, ce lo ritroveremo ministro tra qualche anno, è nella sua indole. Nella speranza che la repressione di stato cessi prima del suo arrivo. Con amore vi chiedo di non aver paura di questo corrotto, andate avanti a testa alta alla difesa della verità. Per la difesa di Tutta la Verità ovunque. Viviamo tempi bui anche con la magistratura, nel silenzio totale siamo arrivati a pagare il pizzo per lavorare, perché la libertà di scelta è in vacanza in questo paese ~ mondo.
    Cerchiamo di vivere tutti con dignità e di non abbassarci al livello di certi esseri molto ben descritti nell’inferno dantesco.

  • Alheia

    L. Tutta la mia solidarietà!
    Nel comunicato mi risuona molto questa frase “I primi problemi con Carocci nacquero qui, quando lui aveva la necessità di stabilire la sua leadership e quindi far fuori qualunque forma collettiva “…a parte l’epilogo della vicenda che è finita nei tribunali veri, le modalità di Carocci, senza Digos e senza politici e senza giornali, sono ben presenti in molte realtà. Questo comunicato dovrebbe risuonare da monito perché si ricominci a vivere realmente un collettivo, si ricominci a dialogare e non puntare a “volare in alto”, perdendo di fatto la vera forza, quella della collettività, del condividere i progetti, del camminare insieme per ricostruire utopie condivise e inclusive che realmente ci faranno fare dei passi avanti. Daje L. !!!

  • Alessio

    Sosterrei volentieri economicamente L. oltre a portargli la mia solidarietà, solo nel momento in cui si mostri e mi dia modo di conoscerlo. Da anni volevo sentire “l’altra campana” ma non vedo come potrei fidarmi di un comunicato scritto qui, L. agli occhi di chi legge potrebbe essere una qualsiasi persona, di conseguenza anche non “bella e buona” come descritta. Nessuna supposizione, vorrei solo vederci chiaro da ogni punto di vista prima di procedere con la donazione.

  • Sara

    Come esprime già il commento precedente, prendere una posizione senza firmarsi non è soltanto politicamente scorretto , ma anche una mancanza di rispetto per chi la faccia ce la mette e non si vergogna di firmarsi.

    Sara