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Se criminalizzano il diritto a manifestare

E’ di questi giorni la notifica a 3 attivisti del movimento bolognese di una denuncia in merito ai fatti del 21 Marzo 2009, quando il movimento bolognese seppe rispondere al tentativo di imporre il divieto de facto a manifestare nel centro della città.
Una giornata, quella, che ci vide tutt* protagonisti nel riaffermare il nostro diritto a manifestare, messo in discussione dal pacchetto sicurezza e negato da un provvedimento di ordine pubblico avvallato dall’amministrazione Cofferati.
Sull’appello di 100 lavoratori migliaia di persone si ritrovarono in piazza quel giorno, determinate a percorrere le vie del centro. Non solo sindacati di base e centri sociali, ma una presenza che rispecchiava l’intera città laddove inaccettabili proprio per l’intera città erano le prescrizioni ed il tentativo di mettere un bavaglio all’espressione del dissenso.
I tentativi che quel giorno ci furono da parte delle forze dell’ordine di circondare la piazza e di impedire al corteo di partire si infransero sulla sua semplice incontebibilità: laddove un cordone di agenti veniva schierato subito dietro nuovi partecipanti in arrivo davano vita a nuovi presidi, blocchi stradali, pezzi di corteo; laddove la polizia si esibiva in qualche pirotecnica carica di alleggerimento la piazza non si disperdeva.
Il coraggio della piazza si impose fino a determinare il ritiro delle forze dell’ordine e a dare vita ad un corteo che attraversò tutto il centro cittadino, facendo nei fatti carta straccia del pacchetto sicurezza e dei divieti a manifestare.
Oggi, con queste denunce, assistiamo al tentativo di criminalizzare la pluralità di quella piazza. Un segnale che non sono sopite le volontà di imbavagliare e mettere a tacere il dissenso, così temuto dai palazzi del potere in tempo di crisi, come se non fossero stati sufficienti le esternazioni del ministro degli interni che proprio in questi giorni torna ad attaccare, su qualsiasi pretesto possibile, la libertà a manifestare e quella di espressione, paventando altri divieti e censure.
Ma sappiamo per certo che non è affatto sopita la nostra determinazione e la nostra passione di libertà. Al fianco dei 3 attivisti denunciati c’eravamo tutt* così come tutt* ci saremo ogniqualvoltà ci sarà la necessità di tornare ad affermare che le strade e le piazze della nostra città ci appartengono al di là e contro ogni decreto liberticida o spasmo securitario.
Rdb-Cub
Confederazione Cobas
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