La situazione sociale ed economica di quest’inverno sarà molto dura. Le conseguenze delle sanzioni alla Russia colpiranno tutti i lavoratori europei, non solo perché le varie forme di energia costeranno di più, ma anche perché non ci sarà abbastanza energia per tutti, non solo per le necessità private della popolazione, ma soprattutto per il sistema produttivo. Significa distruzione di capacità produttiva, di ricchezza e di posti di lavoro.
Quello che è avvenuto qualche giorno fa in Francia mostra quali sono gli strumenti che saranno utilizzati nei prossimi mesi. E’ naturale pensare che i lavoratori europei utilizzeranno tutti gli strumenti possibili per non pagare il conto di una guerra in cui nessuno di loro voleva entrare, in primis ci saranno scioperi e manifestazioni, ma di portata molto superiore a quelle che abbiamo visto negli ultimi decenni. Come fermare tutto questo e proteggere la quota profitti? Anche in Francia sembra che si voglia seguire la linea dettata dalla ministra tedesca dei Verdi, disposta a utilizzare il manganello contro chiunque non sostenga le folli sanzioni contro la Russia.
Di seguito il comunicato della Cgt su uno degli episodi più preoccupanti di repressione sindacale.
Esprimiamo tutta la solidarietà ai compagni vittime di questa repressione.
Sindacalisti della CGT, né teppisti né terroristi: non lo permetteremo!
Nelle prime ore del 4 ottobre, gli addetti alla manutenzione del Réseau de Transport d’Électricité (RTE) sono stati perquisiti dalla polizia nelle loro abitazioni. Ammanettati davanti alle loro famiglie ed etichettati come “criminali informatici in banda organizzata”, sono stati inviati alla Direzione Generale della Sicurezza Interna (i servizi segreti interni NdT) per la custodia di polizia. Si tratta della direzione specializzata in terrorismo che ha condotto le indagini sugli attentati del 13 novembre e su quelli di Nizza.
Questo è il destino riservato a questi agenti del Nord della Francia, membri del sindacato CGT. Cosa hanno fatto per essere trattati così?
Questi lavoratori della manutenzione hanno partecipato attivamente a una lunga mobilitazione sociale all’interno della RTE. Di fronte all’inflazione galoppante, in un’azienda di servizio pubblico con enormi profitti – con un risultato netto per il 2021 in crescita del 27% – per più di 4 mesi, gli agenti hanno chiesto sostanziali aumenti di stipendio.
Con uno stipendio iniziale appena superiore al salario minimo, per lavori qualificati, è comprensibile l’urgenza di ottenere aumenti salariali generali all’interno di RTE.
Per più di quattro mesi, la direzione di RTE è stata inflessibile e sprezzante. Gli agenti hanno quindi partecipato a un’azione simbolica per riprendere il controllo dello strumento di produzione, che ovviamente non minacciava la continuità dell’alimentazione elettrica o la sicurezza di persone e cose.
La decisione di RTE di presentare una denuncia alla DGSI e il fatto che quest’ultima abbia deciso di intervenire in un conflitto sociale rappresentano un nuovo apice della repressione sindacale all’interno dell’azienda pubblica. La DGSI non ha altri casi di cui occuparsi? Da quando chiedere di poter vivere dignitosamente del proprio lavoro è diventato un reato terroristico? La polizia come braccio armato del governo e dei datori di lavoro è un ricordo di periodi tristi della nostra storia sociale.
La CGT chiede quindi l’immediato rilascio degli agenti e l’abbandono di ogni procedimento, sia disciplinare che giudiziario!
da marx21