Arrivano i primi effetti del decreto del governo. Nella periferia a sud della capitale scatta la caccia al rumeno con passamontagna e bastoni. E la comunità è spaventata.
È cominciata con le ruspe del comune di Roma ed è finita con una spedizione punitiva. Da Tor di Quinto a Tor Bella Monaca. Dalla zona nord a quella sud della capitale. In mattinata l’evacuazione degli ultimi cittadini rumeni nella baraccopoli (che sarà demolita a giorni) distante pochi metri dal ritrovamento del corpo di Giovanna Reggiani. In serata la prima rivendicazione per quel delitto. Una decina di persone nascoste da passamontagna e con in mano bastoni e coltelli, circondano quattro rumeni nel parcheggio di un centro commerciale di via Tor Bella Monaca, periferia sud di Roma. Gli gridano frasi razziste e li massacrano di botte. Tre finiscono in ospedale.Ora la comunità rumena è spaventata. «Per colpa di un bastardo, non può pagare un intero popolo», ripetono. Dopo che un loro connazionale, Nicolae Mailat, si è macchiato di un crimine così efferato si sentono perseguitati, braccati. Hanno lasciato le loro baracche di Tor di Quinto senza avere una destinazione precisa, e in molti pensano di ritornare in Romania. «Qui gli italiani ci odiano», dicono. Paura di ritorsioni, ma anche della legge italiana che da ieri è diventata più dura. E’ entrato infatti in vigore il decreto legge sulle espulsioni, approvato «a caldo» lo scorso mercoledì da un Consiglio dei ministri straordinario. Il testo, contenente «disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza» è nero su bianco sulla Gazzetta ufficiale e può essere dunque applicato. Il primo ad impugnarlo è stato il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi che ha già firmato quattro decreti di allontanamento nei confronti di altrettanti cittadini romeni. Ma le espulsioni, giura, saranno molte di più. «Un centinaio e verranno tutti espulsi per motivi di pubblica sicurezza – fa sapere il vice sindaco milanese e assessore alla sicurezza Riccardo de Corato – grazie all’identificazione della polizia municipale, supportata dalla polizia, potrebbero diventare molti di più, se si aggiungono quelli non in grado di autosostenersi».Anche a Roma non si è perso tempo. E mentre in Campidoglio destra e sinistra chiedono al sindaco Veltroni un consiglio comunale straordinario sul tema della sicurezza, il prefetto Carlo Mosca gioca d’anticipo firmando i primi provvedimenti di espulsione. Si augura tempi brevissimi, annunciando che il numero sarà «consistente, tale da poter alleggerire il peso di una quantità di delinquenti che effettivamente rendono insopportabile la vita della nostra città».La corsa all’espulsione e allo sgombero è dunque ufficialmente partita, un po’ in tutta Italia. A Firenze la polizia è entrata nel campo nomade del Poderaccio che ospita la più numerosa comunità rom della Toscana. Sempre a Roma sono stati identificati 150 immigrati e 12 cittadini romeni sono finiti in manette per reati che vanno dal furto in abitazione al borseggio. Altri insediamenti abusivi sono stati controllati dai carabinieri che hanno anche battuto le zone di Roma più frequentate da cittadini rumeni, su tutte Nomentana, Trionfale ed Eur. Sgomberato in mattinata anche il campo di Porta Portese: in tutto 25 baracche abbattute, quelle adagiate a pochi metri dal Ponte Sublicio, sul margine destro del Tevere.Ieri, intanto, è stato interrogato Nicolae Mailat che dal carcere di Regina Coeli continua a difendersi dall’accusa di omicidio, ripetendo di aver aggredito la Reggiani solo per rapinarle la borsa. Nega di averla uccisa, ne tantomeno violentata. Il Gip ha convalidato comunque l’arresto del giovane per omicidio volontario, violenza sessuale e rapina. «Il mio assistito – ha detto il suo avvocato Piero Piccinini – ha fatto delle parziali ammissioni e dato una versione diversa da quella che si è letta sui giornali. Ma questa non è stata ritenuta credibile dal Gip». Mailat è apparso «attonito» e ha avuto un atteggiamento «assolutamente composto». Contro di lui, e più in generale contro «il pericolo rumeno» ieri una quindicina di esponenti della Destra di Storace hanno manifestato davanti all’ambasciata della Romania presso la Santa Sede. «Ora basta! L’Italia non è la vostra fogna dove scaricare assassini, spacciatori e prostitute», si leggeva su un volantino.
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