Il sovraffolamento carcerario reale è del 129%: un’emergenza riconosciuta da tutti
La capienza regolamentare effettiva è di 46.824 posti. Per il ministro Bonafede il sovraffollamento va affrontato «puntando all’incremento dei posti detentivi, combinato con un’accorta politica di espulsione degli stranieri»
Il sovraffollamento carcerario non accenna a diminuire. Secondo i dati del Dap pubblicati sul sito del ministero della Giustizia, al 31 maggio di quest’anno risultano presenti 60.472 detenuti su una capienza regolamentare di 50.528 posti. Quindi risulterebbe una presenza di 9.944 reclusi in più. Ma, grazie all’operazione trasparenza del ministero e quindi l’aggiornamento telematico delle schede di ogni singolo detenuto, Rita Bernardini del Partito Radicale ha potuto analizzare i dati delle celle inagibili e quindi non utilizzate, estrapolando quindi un dato importante: dalla capienza regolamentare ha sottratto i 3704 posti non disponibili.
Cosa vuol dire? La capienza regolamentare effettiva è di 46.824 posti, quindi abbiamo, di fatto, un sovraffollamento del 129 percento. Un dato che ci riporta alla vera dimensione del problema e quindi dell’effettiva emergenza sovraffollamento, criticità non nascosta dal ministro Bonafede in risposta all’interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Pd Alfredo Bazoli.
Il sovraffollamento carcerario, ha risposto il guardasigilli, va affrontato «puntando all’incremento dei posti detentivi, combinato con un’accorta politica di espulsione a favore dei paesi di origine dei detenuti stranieri anziché con i provvedimenti svuotacarcere. In questo binario si incanala il progetto di edilizia penitenziaria del governo attraverso il decreto semplificazione che ha conferito al Dipartimento amministrazione penitenziaria la possibilità di individuare immobili nella disponibilità dello Stato per riconvertirli in strutture carcerarie. È stata avviata una collaborazione con il ministero della Difesa e il Demanio per reperire caserme da convertire in penitenziari. Ci sono poi molti interventi in atto come il completamento di tre padiglioni da 200 posti ciascuno a Parma, Lecce e Trani, la realizzazione in corso di due padiglioni detentivi da 200 posti presso le carceri di Sulmona e Taranto e interventi di ammodernamento in molte strutture tra cui Poggioreale, Secondigliano, Aversa, Palmi, Augusta, Trapani, Ragusa, Catania Piazza Lanza».
Quindi più carceri, ampliamento di quelle esistenti e rimpatri. Una linea che però si scontra con altre scuole di pensiero, le quali puntano alle pene alternative e garantirle anche per coloro che ne avrebbero diritto, ma non hanno gli strumenti per accedervi. D’altronde, lo stesso consiglio d’Europa ha più volte prodotto dossier e direttive per la promozione delle misure alternative, utili anche per abbassare la recidiva.
Damiano Aliprandi
da il dubbio