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Spagna, «il caso Bódalo è un attacco politico»

Andrés Bódalo a una manifestazione del Sindicato Andaluz de Trabajadores

Intervista a Nestor Salvador, dirigente del Sindacato andaluso dei lavoratori. Dalle occupazioni rurali alla costruzione «del cambio», «siamo «un’organizzazione di sinistra, andalusista e femminista»

Dirigente del Sindacato andaluso dei lavoratori (Sat) e candidato di Podemos alle ultime elezioni generali, Nestor Salvador è reduce da uno sciopero della fame durato quasi trenta giorni. Un’azione intrapresa con altri militanti e dirigenti del Sat per protestare contro l’arresto di Andrés Bódalo, membro dell’organizzazione e consigliere del comune andaluso di Jaen. Bodalo è accusato per una presunta aggressione a un rappresentante del Partito socialista durante un’occupazione per denunciare il dilagare della disoccupazione nel 2012.

Terminato lo sciopero della fame, su consiglio dell’equipe medico che accompagnava il gruppo, Nestor è tornato con i suoi compagni e compagne nella tenuta di Somonte, nei pressi di Cordoba, dove da più di due anni il Sat gestisce e lavora una parte dei quattrocento ettari abbandonati dal governo andaluso. L’occupazione della terra e la difesa di un modello sociale di economia agricola sono strumenti fondamentali nell’operato del sindacato andaluso dei lavoratori, che a livello europeo rimane una delle forze sindacali più attive in ambito rurale.

Attualmente Nestor si trova in Brasile per partecipare alla scuola di formazione politica Florestan Fernández del Movimento dei Sem Terra. Riunito con diversi attivisti e attiviste provenienti dalle lotte contadine di tutto il mondo, Nestor ci parla del Sindacato andaluso e del ruolo che svolge nel complesso scenario iberico. ‹‹Il Sat è un sindacato di sinistra, andalusista e femminista››, spiega. ‹‹Nasce nel 2007 sull’onda del Sindicato de obreros del campo, un’organizzazione storica creata nel 1976 da contadini e senza terra, che ha partecipato attivamente alla fondazione della Via campesina. Nel Sat confluiscono anche sindacati attivi in altri settori, ma riveste una grande importanza la lotta rurale… l’occupazione delle terre, la creazione di cooperative agricole e la tutela dell’economia contadina andalusa. Nello spazio urbano, invece, siamo ben radicati in settori caratterizzati da una forte precarietà, come la ristorazione, o i servizi pubblici, per esempio››.

Intanto, solamente poche settimane fa, siete usciti da un lungo sciopero della fame per l’arresto di Andrés Bódalo…

Sì, abbiamo scelto di reagire con forza contro la detenzione di Andrés Bódalo. Che va letta come un attacco politico assolutamente ingiustificato. Basti pensare che al processo persino un membro della Guardia Civil ha testimoniato a suo favore. Privo di un fondamento giuridico reale, l’arresto per noi rappresenta un colpo basso al nostro attivismo sindacale combattivo e radicale. Oltre che un’intimidazione alle candidature municipali “del cambio”, di cui Andrés era consigliere.

Parlando di crisi del bipartitismo, alle ultime elezioni il Sat ha appoggiato il progetto di Unidos Podemos. Qual è secondo voi la sfida che deve affrontare questo blocco politico dopo il risultato elettorale?

Puntualizzo che il nostro è un sindacato indipendente dai partiti politici; come organizzazione non abbiamo appoggiato nessuna candidatura. Tuttavia alcuni di noi, oltre a essere membri del sindacato, fanno parte delle Candidatura Unitaria de Trabajadores. In questo progetto ci sono dirigenti storici del Sat, come Diego Cañamero, che sarà deputato e che sì ha appoggiato Unidos Podemos. Partendo da questa precisazione, per noi la sfida principale è la costruzione di un nuovo e inedito soggetto politico popolare, per l’Andalusia e per lo Stato spagnolo. Un progetto che si proietti sul presente a partire una base solida e concreta. Una proposta di sviluppo sociale ed economico opposto alle politiche dell’Unione europea, perché orientato alle necessità della classe lavoratrice.

La débâcle di Unidos Podemos ha riacceso con forza gli argomenti delle sinistre indipendentiste. Una democratizzazione del paese deve passare necessariamente per il processo costituente in Catalogna?

Come sovranisti andalusi di sinistra, consideriamo che la democratizzazione dello Stato è possibile solamente partendo dal riconoscimento – per l’appunto profondamente democratico- del diritto a decidere delle diverse nazioni sul proprio futuro. Diritto a decidere sul modello sociale, economico e politico per il proprio territorio. Per questo lavoriamo affinché anche in Andalusia si creino le condizioni per un processo costituente. Con al centro un soggetto politico che sappia consolidare una sovranità politica, alimentare, energetica, economica per il nostro popolo.

Davide Angelilli da il manifesto