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Stefano Cucchi, per la commissione d’inchiesta non è stata una morte accidentale

«Siamo arrivati a conclusioni molto chiare: a Stefano Cucchi, probabilmente, sono state inferte lesioni traumatiche che non sono la causa diretta della morte che e’ avvenuta per disidratazione legata alla volonta’ di Cucchi di richiamare su di se’ l’attenzione dei suoi legali e del mondo esterno». Così il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta in merito alla morte di Stefano Cucchi, Ignazio Marino, ai giornalisti al termine della riunione che ha approvato all’unanimita’ la relazione finale. Marino ricorda anche che la morte di Cucchi e’ dipesa, oltre che dalla disidratazione, anche “all’eccessiva perdita di peso, 10 chili in 6 giorni”. Quindi, “a detta dei nostri consulenti sarebbe servito un piu’ attento monitoraggio delle condizioni cliniche”.

La sorella di Stefano, Ilaria, a caldo ha così commentato la relazione della commissione: «Siamo molto soddisfatti per l’esito della commissione di inchiesta parlamentare sulle cause della morte di Stefano. Siamo soddisfatti perché la relazione afferma quanto noi abbiamo sostenuto sin dall’inizio: le fratture ci sono, sono recenti e compatibili con il pestaggio. Ora mi auguro che la Procura tenga conto della relazione e che sia riconosciuta la preterintenzionalita’ delle guardie carcerarie nell’aver causato la morte di Stefano e che si smettano tutte le altre insinuazioni. Spero non comincino a parlare d’altro, come ad esempio di una caduta accidentale. Mi auguro la smettano con l’atteggiamento difensivo nei confronti di chi ha picchiato Stefano, che e’ stato vittima di un pieno pestaggio. Questo ormai – conclude – e’ chiaro a tutti”.

Nella relazione finale della commissione d’inchiesta sull’efficienza del Servizio sanitario nazionale in
merito alle cure prestate a Stefano Cucchi, vengono indicate 7 criticita’ legate alla vicenda della morte del giovane.
La prima spiega che “nell’opinione dei consulenti tecnici della commissione, le ecchimosi palpebrali sono state
probabilmente prodotte da una succussione diretta delle due orbite. Analogamente, le lesioni alla colonna vertebrale sembrano potersi associare ad un trauma recente; sempre ad una lesione e’ collegabile la frattura al livello del sacro-coccige”.
2 – “Il medico del carcere invia d’urgenza il detenuto al Pronto soccorso dell’ospedale ‘Fatebenefratelli’ sull’isola
Tiberina. Tuttavia, l’accesso all’ospedale avviene dopo quattro ore, alle 21″.
3 – “L’ortopedico dell’ospedale ‘Fatebenefratelli’ e’ consultato telefonicamente, non essendo di guardia attiva: cio’
non sembra consono per un nosocomio sede di Dea di primo livello”.

4 – “La trasmissione della cartella clinica del detenuto appare problematica sia nel trasferimento tra le diverse
strutture ospedaliere, sia nel passaggio di consegna tra un medico e l’altro nell’ospedale ‘Sandro Pertini’. Nel primo
ricovero all’ospedale ‘Fatebenefratelli’ manca la cartella clinica di accompagnamento dal carcere e mai viene
successivamente citata come letta da alcun testimone. La cartella clinica non e’ ordinata nel diario.

5) La quinta criticita’ dice: “Alla luce dell’anomala procedura di ricovero presso la struttura protetta
dell’ospedale ‘Sandro Pertini’, e’ lecito domandarsi se tale percorso sia stato indotto da motivi sanitari o da esigenze
organizzative dell’amministrazione penitenziaria. Le motivazioni di tale particolare procedura sono apparse comunque alla commissione lacunose”.
6 – “Il primario responsabile della struttura protetta dell’ospedale ‘Sandro Pertini’ non ha mai visitato il paziente.
In considerazione dell’aggravarsi del quadro clinico del paziente il 21 ottobre 2009, e’ stato riferito alla commissione essere stata preparata da un medico una lettera di segnalazione all’autorita’ giudiziaria, mai inviata in realta’, a causa della morte del paziente. Ciononostante non viene predisposto un monitoraggio continuo delle condizioni del paziente”.
7 – “E’ da notare la mancanza di qualsiasi supporto in loco descritto per la rianimazione. L’equipe di rianimatori non viene chiamata. Si riferisce che sarebbe potuta giungere in 5 o 6 minuti”.


Dichiarazione di Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra.
CASO CUCCHI, QUALUNQUE SIANO LE CONCLUSIONI DELL’INCHIESTA, FU TORTURA. E DA QUI BISOGNA PARTIRE.

Secondo i risultati della Commissione parlamentare d’inchiesta, Stefano Cucchi, ucciso in carcere dopo una settimana di agonia, sarebbe morto per una disidratazione “non monitorata” che lo portò alla perdita di 10 chili. Secondo la commissione, dunque, la responsabilità dei medici, ma la sorella di Stefano giustamente dice:
“Anche i risultati della commissione confermano che fu picchiato”. Di certo, se Stefano è morto per disidratazione non c’è stata la dovuta attenzione da parte della polizia penitenziaria come delle strutture
mediche del carcere, che non hanno fornito neanche un minimo di assistenza sanitaria, neppure quella coatta. Di certo, non si può sminuire il caso: o per percosse o per disidratazione si tratta comunque di un atto di tortura a danno di un ragazzo inerme e dunque di un atto illegale di violazione del corpo di un ragazzo in stato di fermo. Insomma, non vorremmo che venisse sminuito quanto effettivamente avvenuto. Come se, per la morte di Gesù Cristo, ci raccontassero che è morto per un colpo di sole.