Telecamere negli asili nido. La parola a chi dice no!
In questa storia delle telecamere e della legge che vuole imporle, crediamo sia data voce quasi solo a chi vuole istituirle. Siamo un Paese dove invece di INVESTIRE NELL’EDUCAZIONE SI INVESTE L’EDUCAZIONE. Come genitori pensiamo che non serva una telecamera per essere tranquillizzati sulla sicurezza dei nostri figli , crediamo nelle persone a cui affidiamo i nostri figli , nella loro professionalità. In qualsiasi ambiente lavorativo possono esserci “mele marce”, questo non significa demonizzare una intera categoria, quella delle educatrici, stesso discorso vale per le assistenti agli anziani e dei diversamente abili
Il problema più grande sta in un Sistema che a livello centrale e locale, da troppo tempo non investe più in questi servizi: parliamo di formazione, di concorsi, di rapporti numerici educatore-bambino sempre più risicati … questa dovrebbe essere la strada da intraprendere. Perchè si trovano i soldi per installare le telecamere e per pagare chi dovrà visionare i filmati ma gli stessi soldi non si sono trovati per investire nella educazione? L’approvazione della legge alla Camera, TG e social hanno dato troppa voce ai sostenitori della videosorveglianza ma ben poca voce invece è stata data a chi queste telecamere non le vuole.
Concordiamo con quanto scritto da Daniele Novara che parla di “follia”. “ Inquietante la logica che sta sotto questa incredibile iniziativa politica, dove le forze di polizia si sostituiscono all’educazione e dove la paura si sostituisce alla formazione professionale degli insegnanti”. Abusi e maltrattamenti, afferma Novara, “capitano in tutto il mondo, ma noi siamo il primo paese a pensare di risolverlo con le telecamere: o siamo più furbi o siamo più cretini. Per altro non ho mai visto fare una legge su un settore specifico senza consultare nessun operatore del settore”.
Sarebbe importante organizzare un’iniziativa Pubblica, magari nella data del 6 Dicembre, a 45 anni di distanza dalla legge 1044 che istituì gli asili nido, legge con la quale si investiva in un servizio per la famiglia e che ha fatto sì che i nidi diventassero negli anni veri e propri servizi educativi di qualità. I principi di questa legge si sono evoluti dando vita e senso al lavoro che quotidianamente milioni di bravi educatori fanno con i bambini e le bambine, facendo leva sulle competenze che questi/e hanno per aiutarli a diventare costruttori autonomi del loro futuro. Ci ricorda sempre Novara che l’educazione è basata su un rapporto di fiducia, che venuto meno, non può certo essere ricostruito con l’istallazione delle telecamere, si deve invece ripartire dalla formazione e dall’aggiornamento, dalla selezione di personale qualificato e dal fatto che dopo 40 anni le educatrici debbano andare in pensione e non trattenute in servizio dalla Legge Fornero che costringe a rimanere in servizio fino a quasi 70 anni di età
Manuela Torresi e Federico Giusti – delegati rsu comune di Pisa