Le Commissioni lavori pubblici e ambiente del Senato hanno approvato un emendamento per installare le telecamere negli asili e nelle case di cura.
Nessuno ricorda che lo Statuto dei Lavoratori nel 1970 aveva previsto il controllo a distanza solo con accordo , poi è arrivato Renzi, e il Jobs act ,che ha riscritto la norma prevedendo controlli anche senza l’assenso sindacale
I soldi spesi per le telecamere andrebbero investiti nella formazione e nell’aggiornamento del personale, per rendere idonei i luoghi adibiti ad asilo nido o a residenza per anziani e diversamente abili, per aumentare il numero degli operatori in rapporto all’utenza (mai termine fu meno appropriato a dimostrare la disumanizzazione operata rispetto ai luoghi di cura della prima infanzia , della disabilità o della terza età), per favorire il turn over, per migliorare la qualità delle prestazioni erogate . Al contrario , ormai da anni, hanno avuto la meglio le logiche del profitto, della riduzione di spesa alzando il rapporto tra utenti e risparmiando sugli appalti visto che molti dei servizi di cura alla persona sono in appalto.
Solo ora l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce il burn out, lo stress correlato all’attività lavorativa che in questi anni ha prodotto tante patologie tra una forza lavoro oberata da carichi di lavoro,con pochi organici e un’età anagrafica che risulta, nel privato ma soprattutto nel pubblico, la piu’ alta della Ue.
Il riconoscimento del Burn out, sindrome che porta allo stress cronico, è il risultato di quanto accade da tempo in alcuni luoghi di lavoro, negli asili e nelle case di cura ma in tanti altri luoghi di lavoro.
Sia ben chiaro che gli episodi di maltrattamento sonodel tutto ingiustificabili. Ma da qui a criminalizzare intere categorie di lavoratori e lavoratrici senza combattere le cause del problema corre grande differenza. Chi voterà questa legge in Parlamento non ha la minima idea di come si lavori, e con quali contratti\salari, nei luoghi di cura, non sa che spendere i soldi in formazione, assunzioni di personale, ammodernare edifici è di gran lunga piu’ efficace delle telecamere.
La risposta non puo’ essere quella di installare telecamere e sottoporre i luoghi di lavoro a sorveglianza e a punizioni. In tanti Enti pubblici o aziende private si parla a sproposito di benessere organizzativo quando le condizioni di lavoro peggiorano ogni giorno, si investe ormai poco nella formazione e nella educazione, non si interviene nella organizzazione del lavoro.
Le telecamere non sono la risposta giusta a un problema che ancora una volta non viene affrontato, se cosi’ fosse dovremmo capire quali sono le ragioni di episodi nei quali la prevaricazione fisica e psicologica hanno la meglio sulla educazione e sulla cura della persona.
Le telecamere rispondono invece alla esigenza mediatica di fornire risposte ad una cittadinanza che vuole sicurezza nelle scuole e negli asili, nelle residenze per gli anziani quando poi la nostra esistenza è sempre piu’ precaria e insicura. E poi la sicurezza primaria nasce da ben altri presupposti, da locali dignitosi, spazi adeguati, investimenti in organici, percorsi formativi e rivedendo il rapporto tra lavoratori e utenti che da anni viene innalzato senza alcun controllo reale. E poi dovremmo aprire un ragionamento sulle forme di reclutamento del personale, questione non secondaria.
La tutela dell’infanzia, del diversamente abile e degli anziani dovrebbe essere un valore aggiunto e non soggetta alle regole del contenimento di spesa e del risparmio, questi ambienti hanno bisogni di ben altro e le telecamere non rappresentano certo la soluzione del problema.oltre a ridurre la cura alla persona e i percorsi educativi a logiche sbagliate che con i diritti alla salute e all’istruzione non hanno nulla a che vedere
SINDACATO GENERALE DI BASE PISA