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Toppe della XMas nella calza della Befana

L’Epifania di Capistrello, piccolo comune abruzzese in provincia de L’Aquila, si tinge di nero. Le calze erano state distribuite ai bambini durante un evento pubblico di piazza. Il sindaco annuncia che chiederà i danni

di Marialaura Scatena da il manifesto

Ci sono dei casi in cui, come saggezza popolare insegna, la toppa è peggio del buco. È quello che succede quando la toppa è quella della XMas. A Capistrello, un paese di ormai non più di 5.000 persone, in provincia dell’Aquila, alcuni bambini nella calza dell’epifania hanno trovato delle patch del corpo militare fascista e dell’esercito americano.

Nella giornata del 5 gennaio, il Comune di Capistrello ha previsto un momento di condivisione con la popolazione per concludere il periodo festivo. L’Evento “Che bella la Befana!” è stato organizzato con PubbliConcerti e Magicabula Eventi animazione, agenzie attive sul territorio marsicano e non solo. In piazza Risorgimento, ai piedi del monumento ai Caduti in tutte le Guerre (1915/18 1940/45 e guerra di Spagna), sono state distribuite più di 300 calze della Befana ai bambini presenti. La sorpresa il mattino seguente viene denunciata sui social da alcuni genitori.

Una patch della Xª Flottiglia MAS, da non confondere con “la Decima” unità speciale della regia Marina Italiana nata nel 39 e tramontata nel 1943. La Xª Flottiglia MAS è stata operativa dal 14 settembre 1943 al 26 aprile 1945 sotto la Repubblica Sociale italiana. Nata dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, formata da chi ha scelto di non congedarsi dai precedenti incarichi, il corpo militare fascista ha intrapreso una lotta contro gli alleati in funzione antipartigiana, catturando e uccidendo numerosi civili.

Borgo poco distante dalla linea Gustav e da Roma, la storia di Capistrello durante la seconda guerra mondiale è una storia di resistenza. Basta fare due passi dalla piazza della festa dell’Epifania per trovarsi di fronte la casa di Cesare Orsini (1912-1955) “combattente per la libertà pluridecorato al valore militare”. Sulla targa apposta dall’amministrazione il 25 aprile 2015 si legge “Il Comune di Capistrello nel 70° anniversario della Liberazione a ricordo di quanti lottarono contro la dittatura e l’occupazione nazifascista per l’Italia libera e democratica”.

Nel 2005 il paese è stato insignito della medaglia d’oro al merito civile in quanto, testualmente, “oggetto della cieca ed efferata rappresaglia delle truppe tedesche in ritirata”. Solo nel 1994, nella procura militare nel Palazzo Cesi-Gaddi, a Roma, sono stati ritrovati in un armadio rivolto con le ante verso il muro documenti relativi all’eccidio della Stazione di Capistrello e di altri crimini di guerra. Soprannominato “Armadio della vergogna”, ha svelato quello che veniva tramandato oralmente in paese. Una strage impunita quella dei 33 Martiri del 4 giugno 1944, neanche tre mesi dopo l’esecuzione del giovane Piero Masci, diciannovenne torturato e ucciso dai tedeschi con l’ufficiale motivo di furto di sigarette.

Il Sindaco di Capistrello, Francesco Ciciotti, tramite i suoi profili social ha dichiarato “che questo tipo di contenuto non ha mai avuto e mai avrà il consenso delle autorità comunali e che saranno intraprese le misure necessarie per rimediare a questa situazione delicata”. Il comune, dopo poche ore, si è dissociato dal contenuto delle calze e ha annunciato che chiederà i danni. Le calze sono state infatti acquistate dall’associazione Magicabula a cui l’amministrazione comunale ha affidato la gestione della festa in piazza.

“Noi ci occupiamo di eventi natalizi in tutta la Marsica, abbiamo acquistato circa 1200-1300 calze dallo stesso fornitore da cui acquistiamo a tre anni senza nessun problema del genere. In alcune sono capitate queste toppe’’ dice l’associazione che nel frattempo si è scusata su uno dei post su Facebook da cui è partito il racconto dell’accaduto. “Sono state consegnate anche in altri paesi da cui nessuno ci ha chiamato – continua uno dei responsabili raggiunti telefonicamente – Penso che il numero delle toppe trovate sia un po’ basso, una decina, delle 330 calze che abbiamo consegnato ieri noi a Capistrello”.

Palumbo invece, della PubbliConcerti, precisa che la sua agenzia non ha avuto nessun ruolo nello specifico nell’acquisto delle calze, ma ribadisce che “Nessuno voleva fare male a qualcuno o offendere qualcuno”. Il contenuto delle calze era sconosciuto alle due agenzie organizzatrici dell’evento e al comune. Come confermato non è stato effettuato alcun tipo di controllo sulle calze che sono state ricevute in stock, sigillate una per una, e distribuite. “Io non conoscevo i simboli, anche se li avessi visti non li avrei esclusi perché appunto nella mia personale ignoranza non li conosco” conclude il rappresentate di Magicabula.

Il Comune ha comunicato l’intenzione di far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune a tutela dei fatti legati alla storia di Capistrello.

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