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Se torturi i numeri abbastanza a lungo confesseranno qualsiasi cosa.

Per quanto abbia sempre scansato gli approcci dietrologici e complottisti, questa volta c’è qualcosa che non mi torna.

L’emergenza è dovuta alla pericolosità del virus o alla pericolosità del virus per il sistema sanitario nazionale?

La risposta a questa domanda, che non pongo in modo retorico, ha un’importanza decisiva, mi sembra evidente.

Se l’ipotesi corretta è la prima allora evidentemente non ci stanno dicendo tutto, poiché al momento la letalità, per quanto più alta della media di una normale influenza, non dovrebbe far preoccupare persone dotate di raziocinio, anche ipotizzando la sua crescita esponenziale.

Pensiamo solo al fatto che in questo momento in Germania ci sono più di mille contagiati e zero morti, per cui gli apologeti della catastrofe (anche quelli di sinistra) si troverebbero tra le mani una statistica inutilizzabile per la loro tesi. E’ evidente che la statistica in un mondo così pieno di palloni gonfiati è inservibile.

Come diceva qualcuno “Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa“. Personalmente, dunque, cercherei di stare alla larga dai numeri. Almeno fino a quando a scriverli non sarà una mano di fiducia.

Se, invece, l’ipotesi corretta è la seconda allora, scusatemi, ma ho l’impressione che stiano cercando ancora una volta di socializzare un problema tutto interno al nostro morente sistema di vita.

Leggo oggi che alcuni primari hanno iniziato a lanciare frasi del tipo: “Tra qualche giorno saremo costretti a scegliere chi salvare?“. Ma è accettabile una simile affermazione dopo che negli ultimi anni sono stati tagliati decine di miliardi di euro alla sanità pubblica, implementato quella privata, tagliati 70.000 posti letto (!!!!) in tutta Italia ecc. ecc.?

E’ accettabile solo se la situazione che stiamo attraversando ci lascerà in eredità un immediato ritorno a risorse INFINITE per la sanità pubblica inclusa la spoliazione di quella privata.

Sono decine gli articoli che già alcuni anni fa denunciavano l’estrema pericolosità sociale di questi tagli.

Anche in questo caso gli apologeti della catastrofe (inclusi quelli di estrema sinistra) dicono: “Non è il momento di fare queste polemiche. Ora dobbiamo collaborare. Seguire le indicazioni. Non muoverci di casa. Poi verrà il momento di protestare!“. L’accusa di disfattismo è dietro l’angolo, neanche fossimo nel 1915 e dovessimo votare l’ingresso dell’Italia in guerra.

Che si debbano avere delle accortezze per evitare il contagio delle categorie più deboli, mi sembra che lo possa capire chiunque, senza bisogno di decreti ministeriali, né delle chiamate all’unità nazionale degli intellettuali di turno.

Ma il punto è: qual è il momento per reclamare la nazionalizzazione della sanità privata se non ora??? Qual è il momento per pretendere l’azzeramento delle spese militari a favore dell’emergenza se non ora???? Qual è il momento di reclamare una patrimoniale che colpisca i ricchi parassiti che si curano nelle cliniche private se non ora??? Qual è il momento di chiedere alla Banca Centrale di iniettare tutte le risorse necessarie per intervenire sulla situazione, se non ora??? Davvero siamo così stupidi da pensare che prima si risolve l’emergenza e poi si discute? Ma abbiamo mai partecipato in vita nostra a una vertenza sindacale?

Il momento per lottare è ORA, non domani. Domani sarà troppo tardi. Domani ci presenteranno ancora una volta il conto. E questo giro, sarà un conto particolarmente salato.

Manolo Morlacchi