Menu

Trento: Aggredito attivista del centro sociale Bruno da una decina di militanti di Casapound

Sabato 21 giugno, a tarda sera, un attivista del centro sociale Bruno è stato aggredito da una decina di fascisti appartenenti a Casapound Trento. L’attivista è stato prima minacciato di morte e poi ferito ad un labbro, riuscendo fortunatamente a scampare in fretta all’aggressione evitando conseguenze peggiori.  Tra gli aggressori si è particolarmente distinto Filippo Castaldini, leader di CPI Trento, che è passato velocemente alle mani colpendo prima con un calcio all’addome e successivamente, protetto dagli altri militanti, con un pugno al volto l’attivista.
Questa è l’ennesima aggressione, l’ennesimo atto di violenza per mano dell’estrema destra trentina che va ad aggiungersi ad una  lista che nell’ultimo periodo si è allungata a dismisura con episodi sempre più frequenti e inquietanti. In questa lista anche il tentato omicidio di Andrea, il ragazzo pugnalato nei pressi di Arco ed il lancio di svariate bottiglie molotov ai danni di un campo Sinti nel quartiere di Piedicastello a Trento.

L’apertura della sede di Casapound, avvenuta nel novembre scorso, ha dato il via in città a tutta una serie di aggressioni squadriste, situazione già nota in tutte le città dove l’organizzazione neofascista ha una sede. Le modalità sono ormai note: aggressioni in dieci contro uno, azioni notturne, minacce e campagne contro migranti, gay, ma anche persone lontanamente identificate come “alternative”.
Queste aggressioni sono perfettamente in linea con le iniziative politiche portate avanti da Casapound a Trento “contro il degrado urbano”. L’ultima di queste, di alcuni giorni fa, incitava a “riprendersi fisicamente la città”. E’ insito nel DNA del fascismo prendersi strade e vie della città attraverso pratiche violente e squadriste.
L’ultimo episodio è avvenuto in una giornata in cui da Trento tante persone hanno partecipato all’iniziativa del No Borders Train, all’interno della quale è stato forzato, insieme a decine di rifugiati e richiedenti asilo, il confine italiano con la Svizzera per dare la possibilità ai migranti di poter presentare la domanda d’asilo senza essere respinti, come normalmente fanno le autoriità elvetiche. Perché lottare oggi contro il fascismo significa innanzitutto lottare per un’Europa aperta e solidale, per città libere da ogni forma di razzismo, discriminazione e segregazione.
da globalproject.info