La lettera dell’Avvocato dell’Ufficio del Popolo, Aytaç Ünsal, è arrivata dalla prigione di Balıkesir.
«Non ho mai lasciato indietro le persone più vulnerabili. Ho vissuto i momenti più felici della vita mentre difendevo i più deboli nei tribunali. Grazie al mio lavoro di avvocato ho conosciuto il valore della vita e delle singole persone».
Una petizione è stata lanciata per supportare la sua richiesta e quella di Ebru Timtik di essere sottoposti a un processo equo.
Per firmarla, scrivere una mail con il proprio nome, lavoro e località a
«Volevo parlarvi di me perché penso che vi interessi il motivo che porta un avvocato a fare lo sciopero della fame. Nella mia storia personale sono racchiuse le ragioni per cui un legale ha scelto di incamminarsi verso la morte. Purtroppo è una storia che riguarda in realtà tutti noi.
[…] Ho avuto la fortuna di avere come madre una magistrato. Essere consapevoli del meccanismo giudiziario sin dall’infanzia è un buon modo per imparare l’importanza dei diritti e della giustizia. Ma ho conosciuto anche l’ingiustizia da bambino: c’erano differenze in classe, c’erano differenze con le persone più povere delle città in cui ho vissuto.
[…] Quando mi sono trasferito ad Ankara per studiare all’università, la maggior parte degli studenti della facoltà di giurisprudenza erano figli di famiglie benestanti. Erano lontanissimi dalla realtà dei milioni di poveri che avevo conosciuto trasferendomi in molte città della Turchia per motivi di lavoro dei miei.
Sapete quando nei film turchi si usa l’espressione “persone di un altro mondo?” Erano proprio quelle lì. Le loro giornate e i loro problemi erano troppo diversi da ciò che avevo visto. Non mi sentivo a mio agio e non ero felice.
Ero abituato al rapporto con la gente umile: aperto, sincero, caloroso. Da bambino ho imparato a considerare solo ciò che fosse giusto, senza pregiudizi, sapendo ridere e soffrendo con chiunque. All’università cercavo nelle persone i valori dei miei amici di infanzia, ma mi sentivo come se fossero improvvisamente scomparsi.
Poi sono entrato in contatto con l’Ufficio legale popolare, e li ho realizzato che quelle persone oneste in realtà erano ovunque. Milioni e milioni: li ho trovati di nuovo, li ho trovati nella resistenza di Cansel Malatyalı a cui ho partecipato. Li ho conosciuti con i lavoratori di Kazova. Li ho visti nella miniera di Kınıklı. Li ho trovati in Didem, mia cara moglie, anche lei avvocata dell’Ufficio legale popolare. Dopo averli trovati di nuovo, non li ho mai lasciati soli.
Non ho mai lasciato indietro le persone più vulnerabili. Ho vissuto i momenti più felici della vita mentre difendevo i più deboli nei tribunali. Grazie al mio lavoro di avvocato ho conosciuto il valore della vita e delle singole persone. L’ufficio legale popolare mi ha insegnato la vita in termini reali.
[…] Ora mi stanno costringendo a rinunciare a tutto questo. Dicono che non puoi difendere gli operai, gli abitanti del villaggio, la gente dell’Anatolia. Dicono che non puoi essere un avvocato presso l’Ufficio legale popolare. Dicono che non puoi vedere Didem per i prossimi dieci anni e mezzo. Stanno cercando di mettere al bando le persone, il paese, il mio amore, la mia professione.
Ma queste non sono cose senza valore a cui puoi semplicemente rinunciare. Non è abbastanza semplice dire “Beh, non c’è niente da fare.” Io non rinuncerò mai alla mia gente, all’Anatolia, che mi ha insegnato la vita, che mi ha reso umano con il suo sforzo. Morirò ma non mi arrenderò.
Questa è la storia del mio viaggio. Resisterò alla morte come Mustafa Koçak e come İbrahim Gökçek che è morto pesando 30 chili. Fanno parte della mia famiglia già da quando eravamo bambini. Io sono stato loro avvocato fin dall’infanzia. Morirò, ma non smetterò mai di difenderli!
Aytaç Ünsal »
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