Ucraina: blogger arrestato perchè critica Zelensky, rischia 15 anni di carcere
Gleb Lyashenko, blogger ucraino è stato arrestato il 31 marzo scorso ed accusato di “alto tradimento” e “sabotaggio”. Rischia 15 anni di carcere semplicemente per aver diffuso alcuni contenuti giudicati anti-patriottici dalle autorità ucraine.
di Andrea Giustini
Gran parte della stampa non dimentica di riportare con dovizia di particolari le restrizioni alla libertà d’informazione approvate in Russia, mentre si distrae facilmente quando gli attacchi ai media indepindenti che avvengono “dalla parte giusta” della barricata. È successo in occasione della decisione da parte di Kiev di riunire tutti le emittenti televisive in un unico canale controllato dal governo, è successo nuovamente in questi giorni con il caso di Gleb Lyashenko, blogger ucraino arrestato il 31 marzo scorso ed accusato di “alto tradimento” e “sabotaggio”. Luashenko rischia 15 anni di carcere semplicemente per aver diffuso alcuni contenuti giudicati anti-patriottici dalle autorità ucraine.
Il 31 marzo il tribunale distrettuale di Leopoli ha ordinato la custodia cautelare per Gleb Lyashenko, sospettato di alto tradimento a causa di presunte affermazioni a sostegno degli attacchi russi all’Ucraina. Presa ai sensi dell’articolo 111 del codice penale ucraino, che delinea il caso di assistenza ad uno stato straniero in azioni sovversive usando l’informazione, questa decisione è concepita come extrema ratio per “fermare l’attività dello scandaloso giornalista”.
In una nota, l’SBU, il Dipartimento di Sicurezza ucraino, dice infatti che Lyashenko ha agito contro gli interessi nazionali dell’Ucraina e la sua sicurezza d’informazione: «Gli investigatori della SBU hanno raccolto una vasta gamma di informazioni sulle attività illecite dell’intruso. Utilizzando i media, il traditore ha sostenuto le azioni criminali del paese aggressore. Le analisi linguistiche hanno rilevato che alcune sue dichiarazioni e appelli pseudo-giornalistici hanno deliberatamente invaso la sovranità del nostro Stato, così come sono stati impegnati per screditarne la politica. Hanno inoltre distorto gli eventi nell’est dell’Ucraina». Le critiche, le dichiarazioni sprezzanti e le narrazioni fatte da Lyashenko, non solo in questi mesi ma dal 2018, costituirebbero una forma di propaganda informativa illegale, che sarebbe stata poi usata da media e istituzioni russe ai danni dell’Ucraina, in particolare per legittimare le azioni militari.
A partire dallo scorso 3 marzo, essendo stata attivata la legge marziale, l’ordinamento ucraino prevede la massima punizione in caso di alto tradimento e sabotaggio. Se dunque Lyashenko venisse condannato per simili reati, andrebbe incontro a una pena di 15 anni di carcere, se non all’ergastolo. In più subirebbe la confisca di tutti i beni di proprietà da parte dello Stato.
Ma chi è Gleb Lyashenko? Qual è la “propaganda informativa” per cui è stato arrestato?
Definito in modo dispregiativo come “blogger filorusso”, “pseudo-esperto” o “finto politologo” dai giornalisti in patria, ha trentatré anni ed è originario della Crimea. Si è laureato in giornalismo alla Tavrida National V.I. Vernadsky University di Kiev e, a quanto si legge su fonti ucraine, lavorava principalmente come copywriter. Poi, verso autunno 2018, circa sei mesi prima delle elezioni presidenziali che hanno visto vincitore Zelensky, ha cominciato a proporsi come “esperto di politica”. Da quel momento è comparso su canali di informazione vari, sia ucraini che russi. Una delle più note collaborazioni era quella con KlymenkoTime, da molti etichettata come “risorsa della propaganda FSB”. Lì mandava avanti un video-blog personale dal nome “Gleb e Zrelisch”.
Il suo profilo è quello di un anti-occidentale ed euroscettico, critico delle politiche del governo soprattutto perché interpretate come servili nei confronti degli USA. Nel descriverlo come un traditore, testate ucraine indugiano soprattutto su due cose: il suoi interventi a sostegno di Vadim Rabinovich e Viktor Medvedchuk, rispettivamente leader e deputato di “Piattaforma di Opposizione – For Life”, partito contrario all’entrata dell’Ucraina nella Nato e sensibile alle richieste delle minoranze di lingua russa nel paese; il suo argomentare che anche l’Ucraina abbia responsabilità se la Russia ha deciso di attaccarla.
Medvedchuk ha la fama di “oligarca” amico di Putin. È fondatore dell’ONG “Ukrainian Choice” che, sempre a quanto dicono fonti ucraine, sarebbe filorussa se non addirittura eterodiretta dai russi. Già dichiarato dalle autorità “sospettato di alto tradimento” a maggio 2021, il 18 marzo scorso è stato inserito nella lista dei ricercati internazionali dalle autorità ucraine.
Basta aprire la pagina facebook del blogger per trovare i messaggi incriminati. La sua adesione alla Piattaforma di Opposizione è rivendicata, un atto che in una democrazia non dovrebbe certo comportare l’incriminazione e l’arresto: «La Piattaforma di Opposizione è l’unica forza in Ucraina che è pronta ad attuare incondizionatamente gli accordi di Minsk senza riguardo per gli ululati patriottici e le intimidazioni dell’Occidente. […] Voglio che la guerra finisca in Ucraina e che nessuno opprima gli ucraini di lingua russa. […] Voglio che smettiamo di imprecare contro la Russia, che è stata e continuerà ad essere il nostro principale partner e alleato».
Una testata ucraina che invece fornisce esempi della presunta propaganda di appoggio all’invasione russa da parte di Lyashenko è Detector Media che, oramai quotidianamente, stila una “Board of Shame”, la “lista della vergogna” nella quale vengono inseriti cittadini e giornalisti giudicati vicini a Mosca. L’8 marzo scorso vi ha aggiunto Lyashenko perché “spiega che l’Ucraina è da biasimare per l’aggressione russa”, perché “suggerisce che la guerra ha ragioni più serie del semplice desiderio della Russia di ucciderci e impadronirsi di noi”, e perché “propone di arrendersi in quanto non c’è via di uscita”.
Cita due frasi del blogger come prova più tangibile della “vergogna”, senza specificare la provenienza: «per 8 anni la Russia ha chiesto e pregato affinché l’Ucraina cambiasse il suo corso […] L’Ucraina ha rifiutato per 8 anni ed ecco il risultato», e poi «la responsabilità per ogni ucraino ucciso dai russi è di Zelensky». Moltissimi media ucraini, per giustificare la notizia dell’arresto di Lyashenko, hanno fatto riferimento proprio a queste frasi riportate da Detector Media.
Va ricordato il contesto entro cui l’arresto di Lyashenko si è verificato. Il 20 marzo scorso il Consiglio di Sicurezza e Difesa dell’Ucraina ha deciso di mettere fuori legge tutti i partiti con una qualche forma di legame alla Russia. In totale i partiti “sospesi” dalle normali attività politiche sono 11, più che altro di opposizione o di sinistra: “Oppozitsion naya platform azazhizñ (Piattaforma dell’Opposizione For Life)”; “Partiya Sharia (Partito Shariy)”; “Nashi (I nostri)”; “Oppozitsionny iblok (Blocco dell’opposizione)”; “Levaya oppozitsia (Opposizione di sinistra)”; “Soyuzlevykh sil (Unione delle forze della sinistra)”; “Derzhava (Potere)”; “Progressivanaya sotsialisticheskaya partiya Ukrainy (Partito socialista progressista dell’Ucraina)”; “Sotsialisticheskaya partiya Ukrainy (Partito socialista dell’Ucraina)”; “Partiya Sotsialisty (Partito dei socialisti)”; “Blok Vladimira Saldo (Blocco Vladimir Saldo)”.
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