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Un appello per dare voce ai detenuti nei CPR

LasciateCIEntrare!  Un appello per dare voce ai detenuti nei CPR a partire da quello di Macomer

Sono passati ormai venticinque anni dall’introduzione nell’ordinamento italiano dello strumento della detenzione amministrava e, quindi, dalla creazione di campi in cui sono privati della libertà personale gli stranieri che non possiedono un documento che consente loro di entrare o restare regolarmente nel territorio italiano. Per la prima volta da allora, almeno a nostra memoria, una persona che ha vissuto tale esperienza ha scritto una lettera a una Prefettura ringraziando per “l’ospitalità” ricevuta. Questo è accaduto pochi giorni fa. In riferimento al CPR di Macomer, in Sardegna, è arrivata una lettera in risposta a un comunicato di “Campagna Lasciatecientrare” e “Assemblea No Cpr Macomer” che annunciava l’ampliamento, anzi il raddoppio, della struttura, insieme a diverse criticità riportate da chi attualmente vive la detenzione (qui il link al comunicato).

Lettera, il cui testo è disponibile al seguente link e che merita un commento, perché, contrariamente a quanto fa intendere il titolo dell’articolo che la contiene, non solo questa non è in contrapposizione con quanto affermiamo insieme a diverse realtà della società civile impegnate nella difesa dei diritti dei migranti e contro una gestione delle migrazioni discriminatoria e razzista, ma anzi, non fa che confermare quanto sosteniamo da anni.

Innanzitutto, partiamo dal fatto che persino per le realtà quotidianamente impegnate nella difesa dei diritti dei migranti è difficile riuscire a ottenere una testimonianza sulla esperienza del CPR, perché generalmente, una volta liberi/e non ne vogliono più parlare. Per tanti e tante è un evento traumatico, in cui si perde la voglia di vivere per via della condizione di abbandono in cui ci si trova. In cui ci si lascia andare, in cui si smette di lavarsi perché l’acqua è troppo gelata, oppure si perde la voglia di mangiare e si dimagrisce 10 o 20 chili.

Riguardo la lettera pubblicata qualche giorno fa, la persona che riporta la sua testimonianza dichiara di essere un richiedente asilo. E per chi non lo sapesse un richiedente asilo è una persona perfettamente in regola, allora ci chiediamo: perché è stato rinchiuso illegittimamente in un CPR? Oppure, nel caso in cui avesse presentato la richiesta di asilo dall’interno del CPR, rendiamo noto che in questa ipotesi, secondo una norma discriminatoria si corre il rischio di restare in detenzione fino a 12 mesi.

Riguardo poi, la presenza nel Centro di Macomer di operatori che si sono dimostrati “umani” con i detenuti, ribadiamo che ciò che si contesta è la disumanità di un sistema, non delle singole persone. Le testimonianze da noi raccolte descrivono un meccanismo discriminatorio e violento, riferiscono di operatori che a volte li trattano come “animali” e di altri che dimostrano un minimo di comprensione e di umanità: offrendo loro una sigaretta, oppure ascoltando le loro storie, oppure portando loro del cibo cucinato da casa. Ma tutto questo non fa che confermare quanto il sistema sia sbagliato. E quanto sia ostacolata la volontà di dare una mano dall’interno, perché il sistema non lo consente. Perché, oltretutto, si tratta di un centro di privazione della libertà gestito da un operatore economico privato, che ha vinto una gara d’appalto al ribasso, per cui se vuole guadagnare deve tagliare il costo dei servizi (per i trattenuti) e quello del lavoro. E allora dovremmo chiederci se ci sono abbastanza mediatori, operatori, infermieri, medici, quali sono i turni, tipi di contratto, ecc.

Se l’ospitalità è così “umana” perché i telefoni personali sono sequestrati all’ingresso della struttura? Perché non si possono mostrare immagini di questo luogo? Dai pochi CPR in cui è consentito l’utilizzo dello smartphone provengo testimonianze terribili. Ecco, per esempio, il link a un video proveniente dal Cpr di Gradisca d’Isonzo gestito dalla stessa società che dal marzo 2022 gestisce anche Macomer. Si noti che il CPR di Macomer è stato operativo fino al 2014 come carcere di massima sicurezza, di conseguenza gli spazi a disposizioni dei detenuti sono molto più ristretti di quelli visibili nel video del centro friulano. Pensiamo davvero che alcune persone di buona volontà possano fare la differenza in un sistema simile?

Lo scorso giugno, proprio nel CPR di Gradisca, dopo numerose segnalazioni, l’ispezione di due parlamentari ha portato alla luce numerose illegittimità segnalate in un esposto alla Procura di Gorizia

In poche righe non è possibile spiegare cosa è un CPR ed elencare tutte le criticità e le illegittimità che qui si verificano. Appare chiaro, però, che tante realtà associative, gruppi informali e non, giornalisti, ricercatori non riescono a ottenere una autorizzazione per accedervi.

La campagna LasciateCIEntrare è nata quasi 12 anni fa proprio per fare luce su quanto accade in queste strutture e per questo motivo invitiamo gli operatori e le operatrici dell’informazione a presentare richieste di accesso alla Prefettura di Nuoro per poter finalmente riportare le voci dei detenuti e per testimoniare, in modo non distorto, le condizioni in cui vivono.

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