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Una piccola Guantanamo in Italia?. Testimonianza di un prigioniero arabo-islamico nelle carceri italiane

A gennaio del 2008 è stata aperta una nuova sezione Elevato Indice di Vigilanza a Benevento dove sono raggruppati soli prigionieri islamici. Una decina in tutto: 5 algerini, 1 egiziano, 1 tunisino ed un anziano palestinese di 82 anni, con problemi di salute, da 17 anni in carcere in Italia per i fatti dell’Achille Lauro. Cinque provengono dalla sezione EIV di Siano (CZ), due da Poggioreale, uno da Carinola (CE), uno da Sulmona e uno da Parma. La struttura della sezione è già di per se significativa: bocche di lupo alle finestre, oltre le reti; reti sopra il passeggio; luce e televisione vengono spente a mezzanotte; non sono state consentite le audiocassette con registrazioni religiose (già consentite nelle carceri di provenienza) e i libri permessi in cella sono limitati a cinque. Il regime di detenzione si è subito rivelato di tipo intimidatorio, teso ad imporre una disciplina vessatoria e militaresca: tra le numerose angherie si impone ai prigionieri di stare in piedi, in silenzio e di spegnere la televisione durante la quotidiana battitura delle sbarre delle finestre in cella. A chi distribuisce il vitto (uno dei dieci suddetti prigionieri) viene imposto, con minacce, da tre guardie di non parlare con gli altri. In particolare, lo scorso 10 febbraio, una guardia ha minacciato due lavoranti di portarli in isolamento e di picchiarli se non avessero accettato le loro imposizioni. Strane coincidenze tra l’”etica” dei secondini addetti a questa sezione e quella dei reparti “speciali” operanti a Bolzaneto, alla Diaz e per le strade di Genova nel 2001.
Il 27 febbraio, alle 10.30, il sottoscritto Yamine Bauhrama, in seguito ad una protesta verbale contro una guardia che, con tono fortemente provocatorio, mi diceva di non impiegare più di 10 minuti per la doccia. > è stata la sua risposta, dopodichè si avvicina e mi colpisce con un pugno in faccia, intervengono altre due guardie e mi riportano in cella. Alle 12 è tornata la guardia che mi aveva colpito per farmi uscire per l’ora d’aria “accompagnandomi” con pesanti insulti, scatta una colluttazione e intervengono altre guardie a calci e pugni. Gli altri prigionieri iniziano subito una battitura delle sbarre, quindi sono intervenuti un ispettore e un brigadiere che mi riportano in cella. Dopo due ore, alle 14.10, ritorna il brigadiere che mi accompagna dal medico per farmi visitare. Arrivato al piano di sotto dove è situata l’infermeria, già nel corridoio vengo colpito da una guardia con un pugno in testa, davanti all’ispettore e al brigadiere. Poi fui trascinato da tre guardie davanti al medico il quale mi ha solo guardato in faccia, senza neanche visitarmi, e ha riferito che era >, in seguito venni trascinato in una cella cinque metri più avanti dove entrarono una decina di guardie che cominciarono a picchiarmi con calci e pugni, alla testa e sul corpo, sbattendomi la testa contro il muro. Per dieci minuti almeno, alla presenza dell’ispettore, del brigadiere e del medico. Finito il pestaggio, mi hanno spogliato nudo con la forza, minacciandomi di morte nel caso avessi parlato. Gli altri prigionieri, sentendo le mie urla, hanno cercato di farsi sentire all’esterno con una battitura delle sbarre. Per 3 giorni sono rimasto in quella cella e in sciopero della fame.
Il giorno dopo chiesi alla matricola di poter esporre denuncia di quanto accaduto ma non mi fu permesso.
Il 29 mattina sono andato in consiglio di disciplina, dove ho esposto l’accaduto al direttore ed al comandante. 15 giorni di isolamento è stato l’esito. Il 1 marzo vengo trasferito. Mentre salivo sul furgone un ispettore mi “ricordava” di non parlare con nessuno di quanto successo. Ora mi trovo nel carcere di Siano dove ho scontato i 15 giorni di isolamento per poi ritornare nella sez. EIV per soli prigionieri politici.
Yamine Bauhrama