Su ordine del sindaco Jenny Durkan, a Seattle la polizia ha sgomberato la Chop zone, la zona vicino al Congresso occupata dai manifestanti che protestano per l’uccisione di George Floyd. Gli agenti in tenuta antisommossa sono arrivati verso le 5 del mattino e alle 9.30 erano state arrestate almeno 31 persone.
Tramite l’account Twitter, la polizia ha dichiarato che lo sgombero è teso a proteggere la popolazione: «Da quando sono iniziate le dimostrazioni nell’area dell’East Precinct, l’8 giugno – si legge nel tweet – due adolescenti sono stati uccisi ed altre persone sono rimaste gravemente ferite durante sparatorie notturne».
IL CAPO DELLA POLIZIA di Seattle, l’afroamericana Carmen Best, ha detto ai media che le sparatorie, come quelle in cui lunedì ha perso la vita un 16nne, «stanno oscurando il messaggio di giustizia razziale portato avanti dai dimostranti. Come ho già detto, e come ripeto, sostengo manifestazioni pacifiche e sostengo Black Lives Matter, e anch’io voglio aiutare a spingere questo movimento per un cambiamento significativo nella nostra comunità».
L’occupazione di Seattle era cominciata in modo pacifico e con la collaborazione delle autorità locali che – sia a livello sia cittadino sia statale – avevano difeso la Chop zone dalla furia di Trump che continuava a minacciare di voler mandare la Guardia Nazionale. Ma dopo cinque sparatorie nelle ultime due settimane, tra cui due mortali, non è rimasta altra scelta.
«Sono furiosa – dice Daisy, 24enne, infermiera di Tacoma, vicino Seattle – venivo qua tutti i giorni per seguire e dare supporto. Non mi sono mai fermata a dormire ma di giorno era tutto pacifico. Dibattiti, distribuzione di cibo, laboratori artistici, queste sono le cose che ho visto. Mi dicevano che la notte cambiava tutto, ma non capisco, e nessuno che io conosca capisce, chi portasse le armi dentro la Chop zone».
ALLA CNN un leader della comunità di Seattle, Andre Taylor, il cui fratello è stato ucciso dalla polizia locale nel 2016, ha affermato che dopo la prima violenza nel Chop, ci sarebbe dovuto essere un «risveglio» e che a distruggere l’esperimento è stato proprio l’uso di violenza, ma ad essere stata sgomberata è solo la Chop zone: «Ho detto alle persone qui di non concentrarsi sul luogo – ha detto Taylor – Chop non è un luogo, è un’idea». Taylor, attivista e fondatore dell’organizzazione Not This Time aveva esortato i manifestanti a lasciare la zona di notte. «Se non ci fisse stata violenza si sarebbe potuto rimanere lì fintanto che si voleva, ma la violenza crea una narrazione diversa» ha detto Taylor.
UN GRUPPO che si è identificato come «organizzatori del chop» ha diffuso una nota dichiarando di essersi sentiti traditi dal sindaco di Seattle. Un’altra occupazione, intanto, al momento sta prendendo una pausa.
A New York Occupy City Hall da una settimana occupa la piazza antistante il municipio per fare pressioni sul sindaco e sul consiglio comunale in vista dell’approvazione del bilancio cittadino previsto per il 30 giugno.
Durante la notte New York City ha approvato un budget che include un taglio di 1 miliardo di dollari alla polizia. Più di 400 milioni di dollari verranno stanziati per i programmi estivi per i giovani, l’istruzione, i servizi familiari e sociali, e altri 500 milioni saranno destinati ai centri ricreativi per i giovani e all’ampliamento della banda larga.
ALCUNI MANIFESTANTI sostengono infatti che non sia ancora all’altezza delle loro richieste. Il portavoce del consiglio comunale Corey Johnson, il più liberal dei consiglieri, ha dichiarato di essere dalla parte dei manifestanti e di essere deluso: «Volevo che andassimo più a fondo – ha dichiarato Hohnson – Volevo più riduzioni. Volevo un vero congelamento delle assunzioni. Ma questo è un processo che coinvolge il sindaco, che non si vuole muovere su questi aspetti».
Mentre alcuni manifestanti hanno affermato che continueranno ad occupare lo spazio fuori dal Municipio altri hanno detto di voler lottare per la riforma della polizia in modi diversi.
Marina Catucci
da il manifesto
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Da Seattle con Radio Onda d’Urto Pietro Borghesi, ristoratore italiano che vive nella città da vent’anni e gestisce un’osteria a due passi dalla Chop Zone Ascolta o scarica e il racconto di una compagna anarchica dalla zona autonoma raccolta da Radiocane Ascolta o scarica