Quella sottile linea blu del «partito della polizia» Negli Stati uniti mille morti l’anno per mano della polizia, un terzo neri
di Luca Celada
Negli Stati Uniti la polizia uccide 1000 persone ogni anno, il risultato di una concezione violenta e punitiva di ordine repressivo. Ma non solo. Un terzo delle vittime sono infatti afroamericane, in un paese dove i neri rappresentano solo il 13% della popolazione. È quindi inequivocabile un fattore legato a doppio filo agli scheletri nell’armadio razziale e razzista del paese.
LA SCIA DI SANGUE e della cattiva coscienza della nazione si ricollega agli “strani frutti” dei linciaggi sudisti, a Emmett Till con la faccia ridotta in poltiglia in una pozzanghera del Mississippi per aver guardato una donna bianca, allo stillicidio infinito della cronaca: Michael Brown, Stephon Clarke, Freddie Gray, Breonna Taylor, Laquan McDonald, , Adam Toledo, Philando Castile, Walter Scott, Eric Garner, Alton Sterling, George Floyd…. Unico ricorso delle vittime, la rabbia roca e disperata espressa regolarmente – e futilmente – nelle piazze e contro le vetrine di Los Angeles, Ferguson, Baltimora, Cleveland, Chicago, Sacramento, Atlanta… e questa settimana davanti al tribunale di Akron.
GLI AFROAMERICANI chiedono come possano regolarmente essere arrestati, senza colpo ferire, suprematisti bianchi armati fino ai denti come Dylan Roof (Charleston), Kyle Rittenhouse (Kenosha) o Payton Gendron (Buffalo), mentre sono regolarmente freddati giovani neri rei di non essersi fermati ad uno stop o avere un fanalino rotto. Rimane dunque una nazione che divora i propri figli dalla pelle scura. Così è stato per Devin Brown, tredicenne crivellato dai proiettili del LAPD, Tamir Rice di 12 anni falciato a Cleveland, Adam Toledo tredicenne morto in una strada scura col terrore negli occhi e le mani in alto, Ma’khia Bryant, uccisa a Columbus, Ohio a 16 anni e ora Jayland Walker, 25 anni, ad Akron. In ogni caso è stato sufficiente addurre l’autodifesa per avere l’esonero automatico.
Nella narrazione ufficiale la polizia rappresenterebbe la thin blue line, la sottile linea che protegge i cittadini onesti e l’ordine sociale dalla minaccia dei “malviventi”. Ma la “sottile linea blu” delinea sempre di più lo spirito di corpo e la polemica di un “partito della polizia” contrapposto al movimento afroamericano. Nel fine settimana dalle finestre del commissariato di Akron è stata illuminata una sottile linea di luci azzurre, dichiarazione inequivocabile a favore degli agenti sparatori.
COME RICORDA Connie Rice, da decenni attivista per le riforme a Los Angeles, molti corpi di polizia discendono direttamente dalle pattuglie per i recupero degli schiavi fuggiaschi. Nessuno è riuscito (o ha voluto) contenere la dimensione suprematista della polizia come strumento di controllo sociale e di mantenimento dell’ordine razziale. Vista dalla parte sbagliata di una pistola, la sottile linea blu mantiene quella fondamentale connotazione di confine fra privilegio ed elementi sottomessi. Lo slogan defund the police invece si riferisce soprattutto alla decostruzione di questa concezione. E i militanti BLM non a caso si autodefiniscono “neo abolizionisti” per sottolineare la continuità secolare della loro lotta.
Intanto la lezione interiorizzata da ogni nuova generazione di afroamericani è di vivere nel pericolo. Come scrive Ta Nehishi Coats, «la polizia esprime (…) una minaccia costante che incombe sui corpi neri del paese come un dato immutabile e inevitabile, come un terremoto o un uragano».
LA VIOLENZA È UNA TELA invisibile che collega l’esperienza afroamericana. Daunte Wright, ucciso dalla polizia di Brooklyn Center, era stato studente della compagna di George Floyd. Caron Nazario, minacciato e torturato da due agenti in Virginia l’anno scorso, è parente di Eric Garner strangolato a Staten Island da altri poliziotti nel 2014. La madre di Fred Hampton, leader delle Pantere Nere di Chicago, assassinato dal Fbi nel 1968, era stata babysitter di Emmett Till, la cui cugina era seduta con la famiglia di George Floyd durante il processo di Minneapolis…. Una storia parallela e nascosta che ogni afroamericano conosce intimamente ed ogni bianco può facilmente rimuovere.
da il manifesto