Nei giorni scorsi la Camera ha approvato la cosiddetta legge ecovandali, che inasprisce ulteriormente le pene per le azioni dimostrative contro il degrado ambientale. Grande la soddisfazione del ministro della Cultura. Ma ad essere intollerabili sono le vernici lavabili e i temporanei blocchi stradali o l’aria inquinata delle nostre città e i 378 eventi estremi che abbiamo avuto nel 2022 in cui hanno perso la vita 31 persone?
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Con 138 voti a favore, 92 contrari e 10 astenuti (favorevole tutto il centrodestra, contrarie le opposizioni, astenuti i deputati di Azione e Italia Viva), la Camera dei deputati ha dato il via libera definitivo a quello che scorrettamente viene già definita la legge eco-vandali, per la gioia, tra gli altri, del ministro della Cultura, che ha così reagito: «Oggi è una bella giornata per la cultura italiana e, in particolare, per il patrimonio artistico e architettonico della Nazione. Con l’approvazione definitiva a Montecitorio diventa legge il ‘disegno di legge eco-vandali’, da me fortemente voluto, che stabilisce un principio cardine: d’ora in poi, chi arrecherà dei danni al patrimonio culturale e paesaggistico sarà costretto a pagare di tasca propria il costo delle spese per il ripristino integrale delle opere».
Eppure, una recente severa legge sui reati contro il patrimonio culturale esisteva già, la n. 22 del 2022 recante “Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale”. Ma al ministro non bastava, serviva un’altra misura ideologica fatta su misura per colpire quegli attivisti – in particolare di Ultima Generazione – che cercano attraverso azioni di disobbedienza civile nonviolenta di portare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla drammatica crisi climatica in atto, di fare da cassa di risonanza rispetto agli appelli, circostanziati quanto inascolati, di esperti e scienziati di tutto il mondo, di sensibilizzare la politica, spesso scettica se non addirittura negazionista e comunque sostanzialmente inerte, al netto delle 106 pagine del recente Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) da più parti ritenuto come un mero adempimento formale, privo soprattutto di risorse e di governance (durante la conferenza stampa di fine/inizio d’anno in nessuna delle 42 domande poste alla presidente Meloni c’è stato un accenno alla crisi climatica o all’ambiente).
Una vicenda, quella che contrappone Ultima Generazione e il Governo Meloni, che si potrebbe facilmente liquidare ricorrendo al famoso proverbio: «Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito». Desta però meraviglia la malcelata soddisfazione del ministro della Cultura per il nuovo provvedimento repressivo, soprattutto quando fa riferimento alla tasca che i manifestanti dovranno d’ora in avanti aprire per eventuali danneggiamenti al patrimonio culturale e paesaggistico. Il ministro dimentica che sono gli effetti degli inquinanti e dei fattori ambientali a mettere a rischio i beni di interesse storico-artistico e non già le innocue dimostrazioni delle ragazze e dei ragazzi di Ultima Generazione, di cui a Bologna, proprio mentre veniva definitivamente approvata quella nuova norma che dà tanta felicità al ministro, il Tribunale riconosceva l’alto valore morale, attenuando la pena prevista per chi aveva bloccato il passante nello scorso novembre.
Il ministro trascura di considerare che, come è stato certificato di recente da un report dell’Enea, che ha lavorato su tre siti europei patrimonio dell’Unesco, tra cui la Reggia di Caserta, sono gli inquinanti dell’aria (ossidi di azoto e PM10) a mettere in serio pericolo i beni architettonici e che è l’inquinamento uno dei maggiori fattori di degrado dei monumenti. «A subire i danni maggiori è la Reggia di Caserta dove abbiamo calcolato per ogni anno, una velocità di corrosione delle superfici superiore al valore target fissato per il 2050 (6,4 micron l’anno), che non deve essere superato se si vuole preservare lo stato di salute della storica residenza reale, meta ogni anno di 700mila visitatori», spiega Teresa La Torretta, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Inquinamento atmosferico e coautrice del rapporto insieme al collega Pasquale Spezzano (https://www.ri.se/sites/default/files/2022-12/Report-93_UNESCO_Part_6_0.pdf).
In quali tasche saranno messe le mani per recuperare le spese previste per il mantenimento e il restauro di monumenti corrosi, incrostati e messi in pericolo da un’esposizione diretta e continua agli agenti inquinanti? E chi paga per le frane, le alluvioni, le morti e le distruzioni, sempre più frequenti e sempre più connesse con il forsennato consumo di suolo e con l’assenza di manutenzione e cura del territorio (in 7 anni il danno economico provocato da frane e alluvioni in Italia è stato pari a 20,3 miliardi di euro, per una media di quasi 3 miliardi l’anno)? E chi sono i veri eco-mostri? Quelle ragazze e quei ragazzi che indicano lo tsunami che ci sta arrivando addosso e che ci ammoniscono a cambiare strada in fretta e radicalmente, oppure chi si ostina a cementificare e a inquinare senza sosta? E ad essere intollerabili sono veramente le vernici lavabili e i temporanei blocchi stradali, oppure l’aria troppo inquinata delle nostre città o i 378 eventi estremi che abbiamo avuto in Italia nel 2022 in cui hanno perso la vita 31 persone?
Legambiente ci dice che aumentano alluvioni, frane, mareggiate, grandinate, temperature e ondate di calore e che alluvioni e esondazioni sono addirittura aumentate del 170% rispetto al 2022; l’Ispra certifica che il 94% dei comuni è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera e che, intanto, avanza la siccità e diminuisce l’acqua e Openpolis ci fa sapere che nel periodo tra il 1980 e il 2019 l’Italia ha subito, secondo le stime dell’Eea, circa 72,5 miliardi di euro di danni riconducibili a eventi meteorologici e idrologici anomali e che a causa dell’inquinamento dell’aria siamo costretti a registrare nel nostro Paese oltre 140 morti premature al giorno, ma per l’attuale ministro della Cultura il problema sono le ragazze e i ragazzi di Ultima Generazione e quei Gruppi che denunciano la crisi climatica, da punire con misure che di norma sono riservate a persone pericolose per la società. Per il Governo Meloni il problema non è una crisi climatica che rischia di travolgerci, ma le manifestazioni pubbliche e il senso politico-sociale delle azioni ambientaliste, da reprimere e mettere a tacere.
«Stiamo andando verso un inferno climatico con acceleratore premuto. Leader e uomini d’affari non stanno solo mentendo, stanno soffocando il nostro pianeta con i loro interessi e investendo sui combustibili fossili»: con queste parole il segretario generale dell’ONU ha descritto perfettamente la situazione in cui ci troviamo. Le lobby del fossile faranno di tutto pur di mantenere un profitto economico, condanneranno a morte anche milioni di persone se necessario. Le ragazze e i ragazzi di Ultima Generazione dichiarano di avere il dovere morale di ribellarsi a questo genocidio programmato: «Se non protestiamo, se accettiamo questo crimine senza ribellarci, ne saremo complici».
Siamo convinti che le ragazze e i ragazzi di Ultima Generazione continueranno a protestare e a ribellarsi, anche per tutti noi. E continueranno a farlo, per fortuna, nonostante le tante belle giornate che avrà il ministro della Cultura a ogni loro condanna.
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