Video-sorvegliare e controllare i dipendenti pubblici attraverso telecamere e impronte digitali. Ieri il Senato ha approvato il «ddl Concretezza», l’ultimo ritrovato della campagna populista – di non esclusivo conio Lega-Cinque Stelle – accreditata dal la ministra della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno (Lega) come «una misura rivoluzionaria» contro i «furbetti del cartellino». Come ogni governo, anche questo ha timbrato il cartellino della campagna di stigmatizzazione del lavoro pubblico identificato con l’immagine pregiudiziale dello «scansafatiche», «opportunista» e di tutti i possibili vizi immaginabili dell’ideologia vincente della «casta». L’assoluta irrilevanza dei fenomeni che il governo intende perseguire con una simile misura è stata attestata dai dati forniti da un’indagine parlamentare: nel 2017 sono stati accertati 89 casi su una platea di oltre tre milioni di lavoratori. «Il problema della qualità ed equità dei servizi pubblici non è ascrivibile ai dipendenti» sostiene il segretario confederale Uil Antonio Foccillo. «Una legge che non servirà a rendere più efficiente la P.A. – aggiunge Tania Scacchetti, segretaria confederale Cgil – E si preferisce continuare con la propaganda, anche su semplificazione e velocizzazione delle assunzioni».
La campagna populista colpirà in particolare i presidi che saranno sottoposti al riconoscimento delle impronte o alla verifica dell’iride con modalità che saranno specificate da un successivo decreto. Tra le funzioni dirigenziali statali i presidi sono gli unici ad essere stati chiamati in causa. Dall’eufemistico testo sulla «concretezza» sono state escluse la magistratura, i prefetti e le forze dell’ordine. Anche gli insegnanti sono stati risparmiati. La decisione ha creato forti polemiche nei mesi scorsi, raccolte di firme, sit-in di protesta e potrà aprire un lungo contenzioso. Per questo sistema di sorveglianza e controllo saranno spesi 100 milioni di euro. E’ certo che questi fondi potrebbero trovare impieghi ben più necessari in un mondo come quello della scuola a cui sono stati tagliati 8,4 miliardi di euro tra il 2008 e il 2010 quando la Lega governava insieme a Berlusconi.
Roberto Ciccarelli
da il manifesto