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Videosorveglianza biometrica : l’adozione del testo al Parlamento è la vittoria di una lobby

Dietro il voto parlamentare dell’articolo 7 sulla videosorveglianza biometrica, c’è anche la vittoria di una lobby. Mescolando multinationali della sicurezza, start-up dell’intelligenza artificiale e decisori pubblici fanatici del sicuritarismo, questa lobby avanza le sue pedine per recuperare le parti di un mercato miliardario, ben lontana da ogni nozione di trasparenza e di dibattito pubblico.

di Salvatore Palidda

La scorsa settimana l’Assemblea nazionale (Parlamento francese) ha adottato il disegno di legge “relativo ai Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2024”. Già votato dal Senato lo scorso gennaio, questo testo contiene un articolo 7 che autorizza la sperimentazione della videosorveglianza automatizzata sul territorio francese.

Come ha ricordato La Quadrature du Net, questo articolo avalla un cambiamento di scala senza precedenti nelle capacità di sorveglianza e repressione dello Stato e della sua polizia. La videosorveglianza automatizzata (VSA) è uno strumento di sorveglianza biometrica che, attraverso algoritmi abbinati a telecamere di sorveglianza, rileva, analizza e classifica i nostri corpi e comportamenti negli spazi pubblici per allertare i servizi di polizia e facilitare il tracciamento delle persone (fra l’altro a Sainte Soline la polizia ha già sperimentato l’uso di un invisibile marchiatore -come se una sorta di pennarello- che permette anche dopo tempo di identificare le persone che ne sono state segnate attraverso visori speciali che possono essere incorporati nei dispositivi di videosorveglianza).

Dopo l’ininterrotto dispiegamento di telecamere a circuito chiuso (di cui non si conosce ancora il numero esatto), si tratta di un nuovo passo nella sorveglianza del territorio. Mentre il VSA è stato sperimentato per diversi anni in completa illegalità, questo disegno di legge sui Giochi Olimpici arriva a legalizzarlo e a dare libero sfogo agli industriali per perfezionare e installare nel tempo i loro strumenti di algoritmizzazione dello spazio pubblico.

Un mercato che vale diversi miliardi di euro

Come ogni campo di influenza delle lobby, la videosorveglianza automatizzata è soprattutto un mercato in forte espansione. Secondo la CNIL (l’autorità della Privacy francese), che si basa sullo studio di un’azienda americana, il mercato ha rappresentato nel 2020, a livello globale, più di 11 miliardi di dollari, con una crescita del 7% annuo (per quello della videosorveglianza si è addirittura di 45 miliardi nel 2020 e 76 miliardi stimati nel 2025).

Denaro che attira denaro, grandi gruppi e start-up del settore stanno raccogliendo fondi, sia da soggetti pubblici che privati. Ultimo esempio fino ad oggi, la start-up XXII che qualche settimana fa ha raccolto 22 milioni di euro per la sua soluzione di monitoraggio automatizzato con Bpifrance. Nel 2018, Thales ha raccolto 18 milioni di euro per la sua soluzione “Città sicura” a Nizza e il quartiere La Défense di Parigi. Da notare anche Sensivic, che sviluppa la sorveglianza audio automatizzata, e che ha raccolto 1,6 milioni lo scorso giugno.

Non dimentichiamo i finanziamenti pubblici diretti che stanno confluendo nel settore della videosorveglianza e che motivano ulteriormente le aziende a posizionarsi sul mercato per incassare il jackpot. Nel 2022, 80 milioni di euro del fondo anticrimine sono stati destinati principalmente alla videosorveglianza (con un incremento di 10 milioni rispetto all’anno precedente).

Tanto danaro che conduce tutto un ecosistema a organizzarsi più efficacemente possibile per approfittare della torta.

Lobby multiforme : multinazionali, start-ups e associazioni

Questa lobby VSA è soprattutto poliedrica, vale a dire sostenuta da più attori, tanto discreti quanto potenti, comprese note multinazionali come Thales, Safran, IBM, Atos oltre a molte altre start-up di successo. Tra i più promettenti, la start-up XXII dichiara circa 200 000 euro di spese.

La maggior parte è registrata presso l’Alta Autorità per la Trasparenza della Vita Pubblica (HATVP), con ogni volta il numero di “rappresentanti di interesse” (lobbisti), le pratiche che hanno dato luogo a attività di lobbying e un importo medio di spesa di lobbying nell’anno. Thales, ad esempio, dichiara tra i 400 e i 500.000 euro di spesa per lobbying nel 2022, Idemia 100.000 euro. Si noti che la start-up XXII dichiara quasi 200.000 euro di spese solo per lobbyng.

Se sommiamo velocemente le cifre delle aziende citate nel primo paragrafo, arriviamo, pur trattandosi solo di un campione limitato di aziende del settore, a circa 1,4 milioni di euro spesi in lobbying in un anno (si noti ovviamente che queste aziende non si occupano solo di VSA e utilizzano questi soldi anche per far finanziare altri progetti – questo permette semplicemente di dare un ordine di grandezza).

La loro rete di influenza è molto più ampia e complessa. Ognuna di queste società, in particolare sul sito HATVP, fa riferimento a presidi o associazioni anch’essi attivi nel settore del lobbying. E a proposito di telecamere a circuito chiuso ce ne sono talmente tante che diventa quasi impossibile seguirle. Tutte queste aziende si uniscono in associazioni professionali – lobby – incaricate di rappresentare i loro interessi presso le istituzioni, come GICAT, Alliance for Digital Confidence (ACN), Secure Identity Alliance, CIGREF, FIEEC e l’AN2V, l’Associazione Nazionale Video Protezione… Il monitoraggio delle spese e delle attività di influenza pubblica di ciascuna di queste società, dei loro mandanti (società di consulenza) e delle loro associazioni diventa quindi quasi impossibile.

Nomi per lo più sconosciuti al grande pubblico, ma che anzi sono integrati negli ingranaggi del sistema e dotati di una potente forza d’urto in termini di influenza.

Una lobby interna

A tutto ciò va aggiunto lo strato di funzionari pubblici che dall’interno influenzano l’apparato statale. Non sempre le aziende hanno bisogno di spendere molte energie per convincere i decisori che a loro volta sembrano già convinti della necessità di trasformare le nostre città nella fantascienza sicuritaria. La lista sarebbe lunga da fare ma possiamo citare le principali.

Il più accanito è Christian Estrosi, il sindaco di Nizza di ultradestra, oggi d’accordo con Macron, che continua a promuovere la videosorveglianza automatizzata (di vede anche nel documentario 7 miliardi di sospetti: https://www.youtube.com/watch?v=4y7TVTIkNRo ). Da diversi anni sperimenta la VSA al di fuori di ogni quadro legale e insulta la CNIL non appena osa, occasionalmente, protestare con lui. Certo, non è l’unico.

Oltre ai ministri dell’Interno che sono, per natura, i primi a difendere le varie leggi sulla sicurezza (citiamo Gérarld Darmanin che durante l’esame della legge sui Giochi olimpici ha difeso con passione la VSA), diversi deputati hanno già difeso l’industria: Jean-Michel Mis, ex deputato della maggioranza, che ha scritto un rapporto lodando la VSA ed è vicino all’industria (vedi il suo ritratto qui), Didier Baichère, anche lui ex deputato della maggioranza che ha moltiplicato le interviste per fare del riconoscimento facciale «etica», Philipe Latombe, deputato Modem in carica che s’è impegnato in Parlamento per la difesa della VSA.

Citiamo infine Marc-Philippe Daubresse, senatore, che, come vedremo in seguito, ha raddoppiato gli sforzi per convincere i suoi colleghi della necessità di schierare la VSA.

Non sono solo gli interni. Anche la Segreteria di Stato per il digitale è sempre stata un alleato dell’industria VSA. Cédric O, ex Safran ed ex Segretario di Stato, è arrivato al punto dire che “sperimentare il riconoscimento facciale è una necessità per il progresso delle nostre industrie”. Chi troviamo oggi nella posizione di capo di gabinetto dell’attuale segretario? Renaud Vedel, ex prefetto coinvolto nella strategia nazionale per l’IA, che aveva già dimostrato il suo gusto per la sorveglianza biometrica.

Come molti attori o persone vicine alla maggioranza si sono distinti per la loro energia nello spiegare l’interesse e l’enorme progresso che la sorveglianza algoritmica di massa rappresenta. L’influenza di questa lobby si estende alla Corte dei Conti che, nel 2023, ha dichiarato senza alcuna forma di ritegno che “le innovazioni tecnologiche che potrebbero essere messe in campo per garantire una maggiore sicurezza dei Giochi e ridurre i bisogni devono essere arbitrate e finanziate senza limiti di tempo “.

La strategia d’influenza degli industriali è tanto più efficace che non si tratta di due mondi, privato e pubblico, distinti, ma di un solo sistema in cui gli uni e gli altri si scambiano i ruoli e le responsabilità.

 Mescolamento pubblico-privato

Questa influenza coinvolge anche tecniche tradizionali, come il meccanismo ordinario delle porte girevoli, che consiste nell’assumere persone che hanno lavorato nel settore pubblico, al fine di beneficiare della loro conoscenza del funzionamento del sistema e della loro rete personale.

Qualche esempio. A Thales, la direttrice delle relazioni istituzionali Isabelle Caputo ha lavorato diversi anni prima all’Assemblea nazionale. Olivier Andries, amministratore Delegato di Safran, ha iniziato la sua carriera nella pubblica amministrazione, al Ministero dell’Industria e poi al Dipartimento del Tesoro, prima di diventare consigliere per l’industria nel gabinetto del Ministro dell’Economia e delle Finanze. Sempre alla Safran, il direttore degli affari pubblici, Fabien Menant, ha intanto ricoperto incarichi al sindaco di Parigi, al ministero degli Esteri, poi alla Difesa (sono casi simili a quello di Minniti diventato presidente della Fondazione Med-Or di Leonardo, così come Blair diventato consulente internazionale di lobby degli armamenti al pari dell’ex capo di governo tedesco Schröder diventato esperto per l’URSS).

Non dimentichiamo start-up e associazioni: François Mattens, lobbista per XXII, ha lavorato per il Senato, il Ministero dell’Interno e quello degli Affari Esteri, e et Axel Nicolas, attuale direttore degli affari pubblici per GICAT, è un ex membro del Assemblea nazionale.

Potremmo andare avanti a lungo. Gli attori delle lobby hanno in comune lo stesso mix di esperienze nell’amministrazione, nel privato, in Parlamento che tendono a farne una forza compatta, che condivide le stesse reti, la stessa rubrica – e che moltiplica le opportunità di scambi occasionali e discreti, lontano dalla vista del pubblico.

Tutte queste persone si ritrovano ufficialmente al COFIS (per “Comitato del settore industriale della sicurezza”) che, secondo la sua pagina ufficiale, consente “un rinnovato dialogo pubblico-privato”, vale a dire, in modo più chiaro, pone le relazioni di sicurezza industriale e alti funzionari pubblici in contatto tra loro. La lista dei partecipanti al suo comitato direttivo attesta questo mix pubblico-privato. Abbiamo cercato di saperne di più su questo famoso dialogo pubblico-privato, richiedendo gli atti propedeutici alla firma del contratto strategico per il settore “Industrie della sicurezza”, concluso il 30 gennaio 2020 da governo e COFIS. Non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta nonostante il parere positivo della Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi (CADA).

 Appuntamenti discreti

Gli incontri con i funzionari pubblici sono spesso svolti in modo molto discreto, questo mix tra pubblico e privato impedisce una reale pubblicità dei legami tra le industrie della sicurezza e le autorità pubbliche.

Pertanto, nonostante l’obbligo di produrle ogni anno nel registro HATVP, le dichiarazioni di attività di lobbying rimangono sommarie e imprecise, rendendo impossibile rendere conto dell’ampiezza e della portata di questi incontri, soprattutto perché sono soggetti alla buona volontà delle aziende.

Ad esempio, sappiamo che i rappresentanti di Thales hanno incontrato un “Membro del governo o membro del gabinetto ministeriale – Interni” (chi?) sull’attività “Piano digitale del governo: sensibilizzazione sulle sfide industriali dell’identità digitale” tra gennaio 1 e 31 dicembre 2020 (quando?). Non sappiamo quindi chi, quando, dove, né la forma di questo incontro e cosa ne è derivato.

Pochissime attività di lobbying sono effettivamente dichiarate sull’argomento. Ad esempio, Thales ha dichiarato solo 5 attività in tutte le aree di attività nel 2021, Idemia nessuna, Safran solo 2 nel 2022…

Senza contare che queste dichiarazioni non tengono conto del lobbying più insidioso, indiretto, che si esercita attraverso la partecipazione delle aziende ai lavori di think thanks, i loro collegamenti nelle università, l’organizzazione di convegni, all’interno di COFIS o alle tante fiere che abbondano sull’argomento (il più noto rimane Milipol, autoproclamato evento mondiale di sicurezza interna). A cui si deve aggiungere l’attività delle associazioni professionali che riuniscono queste stesse imprese.

Da parte dei decisori pubblici non ci sono più informazioni. L’agenda publica del ministro delle Forze armate, Sébastien Lecornu, annuncia un unico incontro con Patrice Caine, amministratore delegato di Thales, l’8 luglio 2022, ma senza rivelare i temi discussi.

Il Senato mano nella mano con gli industriali della VSA

La stessa compiaciuta alleanza tra decisori pubblici e industriali si può vedere nei rapporti parlamentari che promuovono il VSA. E sono tanti. Nel 2019 una nota dell’l’OPECST studia il riconoscimento facciale. Nel settembre 2021, Jean-Michel Mis ha rilasciato una nota al Primo Ministro sull’argomento. Nel maggio 2022, Marc Daubresse ha presentato il suo rapporto sulla sorveglianza biometrica, su cui torneremo di seguito. E oggi, nel 2023, la missione conoscitiva di Latombe dovrebbe presentare a breve il suo rapporto.

È anche il modo in cui queste relazioni sono redatte che destano preoccupazione. In occasione dell’esame della legge JO al Senato, il 10 maggio 2022 è stato emesso un rapporto generale d’informazione sul riconoscimento facciale e sui suoi rischi in materia di tutela delle libertà individuali. Diverse aziende e lobby del settore sono state ascoltate: IDEMIA, ID3 Technologies, Amazon France, Microsoft France, Alliance for Digital Confidence, AFNOR e Meta e IBM hanno fornito contributi scritti. Al contrario, solo tre associazioni per la difesa delle libertà – tra cui La Quadrature du Net – sono state ascoltate.

La cosa più scioccante sono gli incontri privilegiati di cui le aziende hanno potuto approfittare durante la preparazione di questo rapporto. La missione conoscitiva ha organizzato diversi viaggi per i delegati tra febbraio e aprile 2022 per partecipare a eventi professionali dedicati alla promozione della videosorveglianza o per dimostrazioni offerte dai produttori. Giovedì 17 marzo 2022, ad esempio, la delegazione si è recata a Nizza e ha potuto visitare il Centro di Vigilanza della città, assistere alle presentazioni dei lavori sul riconoscimento facciale di INRIA e Sophia Antipolis Accenture Labs (centro di ricerca finanziato da “Accenture”) prima di prendere parte in una tavola rotonda di aziende che stanno sviluppando soluzioni utilizzando il riconoscimento facciale. Una giornata molto produttiva per la lobby di sorveglianza.

Tuttavia, durante i suoi 5 giorni di viaggio tra la Francia e Londra, la delegazione non ha partecipato ad alcun evento critico della VSA. Basta un semplice confronto tra il tempo trascorso ad assorbire gli elementi di linguaggio dell’industria della sicurezza e quello ad ascoltare le critiche alla videosorveglianza per comprendere la natura assurdamente faziosa di questa missione parlamentare.

Basta rivedere i resoconti dei dibattiti del Senato e dell’Assemblea per vedere gli effetti di tale vicinanza sul modo in cui la legge viene esaminata e adottata.

Adozione del testo e vittoria della lobby della VSA

Non c’è mai stato un vero “dibattito” o “riflessione” sulla questione della videosorveglianza biometrica in Francia. L’adozione dell’articolo 7 della legge JO è soprattutto il risultato del lavoro di influenza di multinazionali, start-up e decisori pubblici che vogliono trovare un posto nei mercati della sicurezza.

La piccolissima parte di questo lavoro di influenza che ci è possibile analizzare, sulla base delle dichiarazioni parziali del registro per la trasparenza dell’HATVP, suggerisce la forza d’urto di questa lobby, sia in termini di denaro che di reti. È soprattutto l’intreccio pubblico-privato che lo caratterizza, che nessuno sembra nascondere, come se fosse naturale che chi è al potere, chi decide e vota in materia, sia così vicino agli industriali che vendono i loro prodotti.

Fa sempre paura vedere come, attraverso la sperimentazione illegale, il miraggio finanziario e il determinismo tecnologico, questa lobby sia riuscita a far passare una legge che le dia mano libera nella sperimentazione di queste tecnologie.

Articolo redatto nel quadro di un lavoro comune tra  La Quadrature Du Net e l’Observatoire des multinationaleshttps://blogs.mediapart.fr/la-quadrature-du-net/blog/050423/videosurveillance-biometrique-derriere-l-adoption-du-texte-la-victoire-d-un-lobby

vedi anche Polizia europea: la Francia propone l’uso di massiccia ricerca del DNA in tutta l’UE: lo scambio automatizzato delle immagini facciali e altri dati biometrici https://www.statewatch.org/news/2022/april/eu-policing-france-proposes-massive-eu-wide-dna-sweep-automated-exchange-of-facial-images/

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La Società della Sorveglianza. / Miliardi di sospetti: https://www.youtube.com/watch?v=4y7TVTIkNRo (documentario prodotto dalla tv franco-tedesca ARTE con sottotitoli in italiano per Arte.it)

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