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Vivere uno sopra l’altro in una cella: risposta a Roberto Saviano

I “muri” sono abbastanza alti da permettere di poter far finta di non vedere e udire la disperazione e le grida d’aiuto che vengono da dentro. (Dal libro “Nato colpevole” distribuito su Amazon)

È difficile togliersi il carcere dalla testa dopo 27 anni di galera e quando trovo qualcosa che parla delle nostre “Patrie Galere” lo leggo con attenzione. L’altro giorno ho letto sulla rivista settimanale “L’Espresso” un bell’articolo di Roberto Saviano che afferma: “La soluzione non è quella più intuitiva e banale di costruire altri istituti penitenziari, ma la strada giusta da intraprendere sarebbe quella di analizzare le cause che portano un numero così alto di persone in carcere e provare a capire se non sia piuttosto il caso di prevedere percorsi alternativi alla carcerazione”. Spero che questo articolo di Saviano lo legga anche il nostro Ministro della Giustizia, che ha dichiarato che per sconfiggere il sovraffollamento basta costruire nuovi carceri. Forse lui non sa che costruire nuovi carceri farà aumentare la piccola e grande criminalità, come è sempre accaduto negli altri paesi.

Roberto, grazie di avere scritto sul sovraffollamento nell’inferno delle carceri italiani, ma purtroppo la società italiana non vuole conoscere la verità sulle sue prigioni e ai politici italiani non interessa sapere che le carceri scoppiano in tutta Italia, che i detenuti muoiono, che alcuni si tolgono la vita e che altri crepano psicologicamente.

I mass media, per fortuna non tutti, hanno dimenticato che anche i detenuti sono uomini e sono pochi i giornalisti che scrivono che i detenuti sono abbandonati a se stessi e che vivono accatastati uno sopra l’altro. E vivere in questo modo toglie ogni rimorso per quello che s’è fatto fuori.

Molti non sanno che il carcere in Italia, nella maggioranza dei casi, non è solo il luogo dove ci vanno i delinquenti, ma è soprattutto il rifugio dei ribelli sociali, degli emarginati, dei diseredati, degli emigrati, dei tossicodipendenti, dei figli di un Dio minore (quelli con la cravatta e la camicia bianca per fortuna non ci vanno se no leverebbero il posto ai poveracci).

Roberto, diciamoci la verità, a nessuno importa sapere che nelle carceri italiane non c’è più spazio per vivere, che vivere uno sopra l’altro è una condanna aggiuntiva, una condanna moltiplicata, dal punto di vista fisico, psichico, morale e sanitario.

Roberto, nessuno vuole capire che il sovraffollamento nelle carceri smetterà quando questo governo finirà di considerare dei delinquenti tutte le persone disagiate.

Carmelo Musumeci