Voleva commemorare al corteo No Tap la figlia morta, ma il giudice dice no
- agosto 14, 2018
- in misure repressive, no tap
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Mauro Greco è anche in sedia a rotelle per via di un incidente. Ha un divieto di avvicinamento al cantiere. Istanza respinta“
Angelica Greco morì a 25 anni l’alba del 13 agosto del 2017 in un terribile incidente stradale. Era di Melendugno, sosteneva la causa No Tap. Nel giro di conoscenze e amicizie la chiamavano “Peppina”. C’è un presidio di attivisti che porta il suo nome. E c’è un padre, Mauro Greco, 52 anni, il quale non chiedeva niente di più che di varcare quell’ultimo tratto che oggi gli è precluso per arrivare davanti a quel presidio e versare lì una lacrima, formulare una preghiera, nel corso di un corteo che si terrà domani e che è stato preavvisato in Questura. Ma per il giudice questo non si può fare: c’è un divieto e va rispettato.
Greco si trova per giunta, momentaneamente, menomato a causa di un recente incidente stradale nel quale egli stesso è rimasto coinvolto, mentre era in sella a uno scooter. Si è procurato la frattura scomposta di tibia e perone. Con le stampelle non potrebbe fare molta strada. Dovrebbe usare una sedia a rotelle.
Da dove nasce il divieto
Mauro Greco, anch’egli sostenitore della causa No Tap, è stato obbligato a chiedere autorizzazione al gip Edoardo D’Ambrosio, mentre è in attesa che venga definita la data dell’udienza per richiedere il rito abbreviato, per via di una pendenza sul suo conto. La storia è particolare, lui ha anche già chiesto scusa, ma il giorno in cui sferrò un calcio sullo scudo di un carabiniere del 10° Reggimento Campania, aveva perso la testa.
Nell’udienza di convalida, davanti al giudice per le indagini preliminari Michele Toriello, aveva raccontato che, nel corso di una “passeggiata di protesta” all’alba del 9 aprile scorso di vari attivisti No Tap, quel militare gli avrebbe detto qualcosa come: “Ma che ci fai qui alle 6 di mattina alla tua età, ma perché non stai a casa con tua figlia?”. “Ovviamente, non poteva sapere della morte di mia figlia”, aveva anche aggiunto Greco. Insomma, un più che spiacevole qui pro qui, a causa del quale l’uomo aveva spiegato di essere rimasto per un attimo annebbiato, fino a sferrare un calcio sullo scudo. Il carabiniere cadde e si ferì contro i sassi di un muretto a secco. Greco si era detto comunque pentito per il gesto.
Il pubblico ministero Francesca Miglietta aveva invocato gli arresti domiciliari per quella vicenda, ma il giudice Toriello si era fermato a una misura cautelare più blanda: un obbligo parziale di dimora, con divieto di non avvicinarsi al cantiere di Tap di località San Basilio di Melendugno nel raggio di 2 chilometri.
Sempre rispettate le prescrizioni
Fino a oggi Mauro Greco ha sempre rispettato le prescrizioni. E’ persino possessore di un terreno nella zona “incriminata”, ma non si è mai avvicinato. Sperava di ottenere un’autorizzazione solo per un giorno particolare. Il corteo cade proprio a distanza di un anno dalla morte della figlia “Peppina”, che verrà, ovviamente, commemorata. E porta anche tutto il peso di un handicap. L’istanza è stata presentata dal suo avvocato, Giuseppe Milli, che ha allegato anche il referto medico. Ma nelle ultime ore il gip Edoardo D’Ambrosio l’ha respinta, poiché “incompatibile con le esigenze cautelari”.