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Voleva commemorare al corteo No Tap la figlia morta, ma il giudice dice no

Mauro Greco è anche in sedia a rotelle per via di un incidente. Ha un divieto di avvicinamento al cantiere. Istanza respinta“

Angelica Greco morì a 25 anni l’alba del 13 agosto del 2017 in un terribile incidente stradale. Era di Melendugno, sosteneva la causa No Tap. Nel giro di conoscenze e amicizie la chiamavano “Peppina”. C’è un presidio di attivisti che porta il suo nome. E c’è un padre, Mauro Greco, 52 anni, il quale non chiedeva niente di più che di varcare quell’ultimo tratto che oggi gli è precluso per arrivare davanti a quel presidio e versare lì una lacrima, formulare una preghiera, nel corso di un corteo che si terrà domani e che è stato preavvisato in Questura. Ma per il giudice questo non si può fare: c’è un divieto e va rispettato.

Greco si trova per giunta, momentaneamente, menomato a causa di un recente incidente stradale nel quale egli stesso è rimasto coinvolto, mentre era in sella a uno scooter. Si è procurato la frattura scomposta di tibia e perone. Con le stampelle non potrebbe fare molta strada. Dovrebbe usare una sedia a rotelle.

Da dove nasce il divieto

Mauro Greco, anch’egli sostenitore della causa No Tap, è stato obbligato a chiedere autorizzazione al gip Edoardo D’Ambrosio, mentre è in attesa che venga definita la data dell’udienza per richiedere il rito abbreviato, per via di una pendenza sul suo conto. La storia è particolare, lui ha anche già chiesto scusa, ma il giorno in cui sferrò un calcio sullo scudo di un carabiniere del 10° Reggimento Campania, aveva perso la testa.

Nell’udienza di convalida, davanti al giudice per le indagini preliminari Michele Toriello, aveva raccontato che, nel corso di una “passeggiata di protesta” all’alba del 9 aprile scorso di vari attivisti No Tap, quel militare gli avrebbe detto qualcosa come: “Ma che ci fai qui alle 6 di mattina alla tua età, ma perché non stai a casa con tua figlia?”. “Ovviamente, non poteva sapere della morte di mia figlia”, aveva anche aggiunto Greco. Insomma, un più che spiacevole qui pro qui, a causa del quale l’uomo aveva spiegato di essere rimasto per un attimo annebbiato, fino a sferrare un calcio sullo scudo. Il carabiniere cadde e si ferì contro i sassi di un muretto a secco. Greco si era detto comunque pentito per il gesto.

Il pubblico ministero Francesca Miglietta aveva invocato gli arresti domiciliari per quella vicenda, ma il giudice Toriello si era fermato a una misura cautelare più blanda: un obbligo parziale di dimora, con divieto di non avvicinarsi al cantiere di Tap di località San Basilio di Melendugno nel raggio di 2 chilometri.

Sempre rispettate le prescrizioni

Fino a oggi Mauro Greco ha sempre rispettato le prescrizioni. E’ persino possessore di un terreno nella zona “incriminata”, ma non si è mai avvicinato. Sperava di ottenere un’autorizzazione solo per un giorno particolare. Il corteo cade proprio a distanza di un anno dalla morte della figlia “Peppina”, che verrà, ovviamente, commemorata. E porta anche tutto il peso di un handicap. L’istanza è stata presentata dal suo avvocato, Giuseppe Milli, che ha allegato anche il referto medico. Ma nelle ultime ore il gip Edoardo D’Ambrosio l’ha respinta, poiché  “incompatibile con le esigenze cautelari”.

“Prendiamo atto della decisione, che però non condividiamo”, commenta l’avvocato Milli. “In fin die conti, grava su di lui una misura parziale, la minore in assoluto. Dopo quattro mesi di rispetto pedissequo delle prescrizioni, la sua aspettativa era legittima. Una questione di umanità – rimarca l’avvocato Milli -, per permettere a un padre su una sedie a rotelle, in un corteo preavvisato, solo di recarsi a commemorare il presidio che porta il nome della figlia. E pensare – conclude – che il giorno prima la Questura di Lecce ha autorizzato quattro attivisti No Tap sui quali pende il foglio di via, a recarsi alla messa in suffragio della ragazza, previa firma prima e dopo la celebrazione”.
 
da LeccePrima.it